Caterina Fieschi Adorno, nota come Caterina da Genova, è stata una mistica italiana, ricordata soprattutto per le sue opere di misericordia verso i poveri e gli ammalati.
Etimologia: Caterina = donna pura, dal greco
Caterina nasce a Genova il 5 Aprile 1447. Faceva parte del nobile casato dei Fieschi: il padre era Giacomo Fieschi, patrizio genovese, discendente di papa Innocenzo IV e Viceré di Napoli per breve tempo; la madre si chiamava Francesca di Negro. Venne educata secondo i parametri della nobiltà del tempo, studiando non solo i classici latini e greci ma anche Dante, Petrarca e Jacopone da Todi, oltre che i trattatisti religiosi del tempo.
Il 13 gennaio 1463, Caterina sposò Giuliano Adorno, acquisendo così il cognome del marito. La famiglia di Caterina aveva lottato a lungo contro gli Adorno per il predominio sulla città. Si era giunti a una tregua proprio tramite questo matrimonio di convenienza tra Caterina e il giovane Adorno. La coppia non ebbe figli e poco si sa di questi primi anni. Dopo aver trascorso i primi dieci anni in una condotta di vita spensierata e mondana, Caterina venne colta da una conversione religiosa, testimoniata ufficialmente con la sua presunta visione mistica del 24 marzo 1473.
Alla sua conversione fece subito seguito quella del marito. Essi cambiarono completamente vita, andarono ad abitare in una modesta casa nel pressi dell’ospedale di Pammatone. Il marito entrò nel terzo ordine francescano. La vita mistica di Caterina fu molto intensa e ne restano a testimonianza due scritti il Dialogo spirituale e il più famoso Trattato del purgatorio, dove con parole semplici cercò di spiegare la sua esperienza mistica. La sua vita e i suoi insegnamenti furono studiati dal barone Friedrich von Hügel nell’opera The Mystical Element of Religion (1908).
Accanto a questa vita spirituale Caterina visse una intensa attività di servizio verso i più poveri ed ammalati. Divenne direttrice dell’ospedale, fatto molto raro per le donne del tempo e vera fonte di ispirazione per il rinnovamento della Chiesa cattolica di allora. Durante questa attività si ammalò anche di peste, che colpì la città dal 1493, malattia da cui guarì.
Per opera di uno dei suoi discepoli più stretti, Ettore Vernazza, sorse a Genova il cosiddetto “Ridotto”, ovvero il primo ricovero per malati gravi e incurabili. Muore a Genova il 15 Settembre 1510. Viene sepolta a Genova, nella chiesa della Santissima Annunziata di Portoria, oggi più nota come chiesa di Santa Caterina da Genova.
Nel suo insegnamento spirituale Caterina evidenzia la lotta all’amor proprio. Per la Santa, Dio deve essere amato per se stesso, non per quanto lo temiamo o per quanto da lui riceviamo. Il fine, nella vita spirituale, è arrivare ad amare Dio completamente. Per raggiungere questo scopo è indispensabile spogliarsi dell’amor proprio, in quanto può impadronirsi del cuore e della mente dell’uomo diventando il vero motore del proprio pensare ed agire. In questo modo si esclude Dio dal proprio orizzonte di valori guida. Caterina afferma che, per purificare l’io cresciuto troppo a scapito del Divino, Dio stesso permetterebbe, in questa vita e nel purgatorio, le sofferenze.
Nelle sue esperienze mistiche non ricevette mai rivelazioni riguardo alle anime espianti nel Purgatorio, ma la visione di esso come uno stato interiore di sofferenza e amore divino. Il Purgatorio non è descritto come un fuoco esteriore in un luogo fisico nelle profondità della Terra, ma come una fuoco interiore, una fiamma di Dio che arde all’interno dell’anima, necessaria a purificarla perché possa godere della visione beatifica in Paradiso. Immersa in questo amore, l’anima vive questo periodo transitorio in uno stato di vigile e consapevole sofferenza e dolore.
Beatificata il 6 aprile del 1675, è stata canonizzata il 16 giugno 1737.
La sua memoria liturgica si celebra 15 settembre (la Diocesi di Genova ne celebra il culto il 12 settembre). Fonte wikipedia
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