San Marcello I è stato il 30º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 27 maggio 308 al 16 gennaio 309. Viene venerato come Patrono degli stallieri e protettore delle scuderie.
L’ultima persecuzione dei cristiani, prima che Costantino accettasse il culto di Cristo, fu quella di Diocleziano, e fu la più lunga e cruda. Ebbe inizio nel 303.
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Vennero distrutte le chiese, bruciati i libri sacri e i cristiani che si rifiutavano di sacrificarsi agli dèi erano considerati peggio di schiavi. I nobili, se cristiani, perdevano i loro titoli; gli ufficiali, i loro gradi; i funzionari, i loro uffici; i mercanti, i loro averi.
Ma a queste persecuzioni morali si aggiunsero presto anche quelle materiali.
Accusati d’aver bruciato il Palazzo imperiale, i Cristiani, vennero bruciati, affogati, decapitati, crocifissi o sbranati dalle fiere.
Dinanzi a questo vero e proprio «terrore», molti Cristiani cedettero: abiurarono e apostatarono, cioè rinnegarono la loro fede. Non tutti furono quindici capaci di reggere, specialmente alla persecuzione civile, e per conservare, non tanto la loro vita, quanto la loro dignità, i loro gradi, i loro uffici, i loro averi, caddero nell’apostasia.
Tali persone vennero chiamati lapsi, cioè caduti; e relapsi quando erano ricaduti più di una volta nell’apostasia.
Oltre a queste difficoltà esterne ed interne alla Chiesa, alla morte di Papa Marcellino, si ebbe un lungo periodo di vacanza della sede apostolica.
In questo momento difficilissimo, anzi, addirittura tragico, s’alzò la figura di San Marcello, presbiterocapo della Chiesa Romana. Nei calendari e negli elenchi dei Pontefici, gli viene dato il titolo di Papa, trentunesimo della serie Apostolica. Ma forse egli non fu Papa, ma soltanto «Presbiterocapo», cioè primo tra i sacerdoti romani.
In ogni modo, il suo pontificato ebbe inizio quattro anni dopo la morte del suo predecessore, e fu di breve durata. La Chiesa, dopo la persecuzione e l’assenza di un capo, mostrava le piaghe dell’infedeltà. San Marcello fu severo coi lapsi, ai quali impose gravi penitenze; severissimo coi relapsi. Duro con coloro i quali, addirittura, avevano formato una specie di partito «lassista», che tentava di giustificare, se non addirittura difendere, l’operato dei cristiani rinnegati.
E la durezza di San Marcello era santa e salutare, perché se i deboli possono destare pietà, i traditori compiaciuti e i superbi non possono suscitare che la riprovazione e la condanna.
Con la morte di Diocleziano e la successione di Massenzio, che doveva essere poi l’avversario sconfitto da Costantino, la persecuzione parve placarsi. La Chiesa romana si riorganizzò sotto la guida inflessibile di San Marcello, finché anche l’Imperatore Massenzio mandò in esilio il Pontefice, o «Presbiterocapo», della Chiesa Romana.
E in esilio morì, nel 309, per quanto le leggende, e anche il Martirologio accennino ad una fine diversa e più colorita.
Si narra infatti che Marcello celebrasse nella casa che una ricca matrona, Novella, aveva lasciato alla Chiesa, convertendosi al Cristianesimo, e che si trovava sulla via Lata a Roma. L’Imperatore, avrebbe fatto trasformare quella casa-chiesa in una stalla per i cavalli dei corrieri imperiali; e San Marcello, dopo essere stato seviziato, fu condannato a servire come stalliere.
Nel qual servizio, conclude la Leggenda, dopo molti anni di fatiche e di strapazzi, morì. Ecco perché San Marcello, presbitero-capo e Papa, viene venerato come Patrono degli stallieri e protettore delle scuderie.
Nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen.
Padre Santo, che hai dato al santo Papa e martire Marcello la gioia di partecipare alla passione di Cristo, vieni in aiuto alla nostra debolezza, e, come lui non esitò a morire per te, concedi anche a noi di vivere da forti nella testimonianza del tuo nome. Amen.
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