Giuditta Adelaide Agata Vannini nasce a Roma il 7 luglio 1859 da Angelo e Annunziata Papi e viene battezzata il giorno seguente, nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte. Aveva una sorella, Giulia, e un fratello, Augusto.
A quattro anni perde il papà e tre anni dopo anche la mamma. I tre fratelli orfani vengono separati: Augusto è accolto da uno zio materno, Giulia è affidata alle Suore di San Giuseppe.
Giuditta, che ha sette anni, è accolta nel Conservatorio Torlonia a Roma, un orfanotrofio dove le Figlie della Carità di San Vincenzo De Paoli la educano alla fede cristiana e la preparano alla vita. Cresce buona, pia, docile e riflessiva. Il 19 marzo 1873 riceve la Cresima e la Prima Comunione.
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A 21 anni, dopo aver ottenuto il diploma di maestra d’asilo, chiese di entrare nel noviziato delle Figlie della Carità a Siena
, ma, al termine del periodo di prova, venne giudicata inadatta anche a causa di problemi di salute. Giuditta tuttavia sentiva di essere chiamata alla vita religiosa e finalmente, all’età di 32 anni, dopo un colloquio con il padre camilliano Luigi Tezza, ebbe l’occasione di realizzare il suo proposito.Padre Tezza, che in qualità di Procuratore generale, era stato incaricato di ripristinare le Terziarie Camilliane, le propose di realizzare il progetto. Giuditta, dopo una breve riflessione, accettò l’incarico e il 2 febbraio 1892, dopo aver ottenuto l’autorizzazione del Cardinale vicario di Roma, nacque la nuova famiglia camilliana.
Il 19 marzo successivo Giuditta vestì l’abito religioso, caratterizzato da una croce rossa, e prese il nome di suor Giuseppina, divenendo anche superiora dell’istituto religioso che ha tra le sue peculiarità l’assistenza delle persone malate.
In quell’anno il numero delle sorelle crebbe rapidamente fino a 14 unità. L’anno successivo fu fondata una nuova casa a Cremona e poi a Mesagne. Nonostante ciò l’autorizzazione ecclesiastica definitiva per il nuovo ordine tardò ad arrivare, sia perché il papa Leone XIII aveva deciso di non permettere l’apertura di nuovi ordini a Roma, sia per alcune ingiuste calunnie su padre Tezza che viene fatto allontanare da Roma dal cardinale vicario.
Madre Vannini rimase quindi sola a gestire il nascente ordine religioso, che nel frattempo si accresce ulteriormente con nuove case in Italia e in Argentina. Nonostante la salute malferma madre Vannini non venne mai meno ai suoi impegni e finalmente, il 21 giugno 1909, ottenne il Decreto di erezione dell’istituto in Congregazione religiosa sotto il titolo di Figlie di San Camillo.
Nel 1910 infine si ammala di cuore ed è costretta a trascorrere a letto i suoi ultimi giorni. Muore a Roma il 23 febbraio 1911.
La causa di beatificazione di madre Giuseppina viene avviata presso il tribunale del Vicariato di Roma l’8 giugno 1955. Il 23 dicembre 1993, san Giovanni Paolo II ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui la guarigione di Olga Nuñez era miracolosa e ottenuta per intercessione della fondatrice delle Figlie di San Camillo.
Lo stesso Pontefice l’ha beatificata il 16 ottobre 1994 a Roma, in piazza San Pietro. Nella stessa celebrazione sono stati elevati agli onori degli altari altri cinque candidati. La memoria liturgica di madre Giuseppina è stata fissata al 16 ottobre, giorno anniversario della beatificazione.
Il secondo miracolo esaminato per la canonizzazione è avvenuto nella città di Sinop, in Brasile. Le Figlie di San Camillo, presenti lì dal 1981, nel 2004 erano finalmente riuscite a ottenere, grazie alla carità dei cittadini, la costruzione di una casa di riposo per anziani, che avrebbe portato il nome di madre Giuseppina.
Il 19 agosto 2007 un operaio, Arno Celson Klauck, stava lavorando a un vano ascensore all’interno dell’edificio in costruzione. Mentre posizionava delle assi di legno per chiudere il vano, cadde al suo interno, da un’altezza di oltre dieci metri, corrispondenti ai tre piani del fabbricato. Nella caduta gli venne spontaneo invocare madre Giuseppina, esclamando: «Madre mia, aiutami!».
Il figlio dell’operaio e un collega accorsero e lo tirarono fuori illeso, a parte alcune escoriazioni. Anche i medici del pronto soccorso dell’ospedale di Sinop non trovarono alcun danno né al cervello né agli altri organi. Qualche tempo dopo, Arno ebbe dolori alla schiena. Successivi esami hanno riscontrato che non erano dovuti alle conseguenze della caduta.
Il 13 maggio 2019, ricevendo in udienza il cardinal Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui quello avvenuto ad Arno Celson Klauck era riconosciuto come miracolo ottenuto per intercessione della fondatrice delle Figlie di San Camillo. Lo stesso Pontefice l’ha canonizzata il 13 ottobre 2019, insieme ad altri quattro Beati, in piazza San Pietro a Roma.
Le Figlie di San Camillo hanno ottenuto il pontificio decreto di lode il 25 febbraio 1922. Il 17 giugno 1931, l’approvazione definitiva da parte della Santa Sede. Oggi sono circa ottocento suore professe e sono presenti in ventidue Paesi di quattro continenti.
Come alle origini, seguendo il carisma di san Camillo vissuto dai loro fondatori. Si dedicano all’assistenza sia sul piano professionale, sia su quello spirituale, in ospedali, lebbrosari, case di riposo e case di cura. Gestiscono anche scuole per infermiere. Soprattutto, continuano a professare, in aggiunta ai tre voti religiosi e in pieno stile camilliano, quello di non lasciare mai i malati, neanche quelli infettivi. Fonte santiebeati.it/Emilia Flocchini
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