A Colle di Val d’Elsa vicino a Siena, beato Alberto, sacerdote, che offrì al popolo un insigne esempio di virtù.
Alberto nasce nel 1135 a Chiatina, in Val d’Arbia (Toscana). Prese ben presto la via del sacerdozio nonostante la sua famiglia, che faceva parte della piccola nobiltà del luogo, avesse per lui altri progetti.
Si fece benvolere dal vescovo e, dopo l’ordinazione sacerdotale del 1163, come primo incarico fu destinato ad una parrocchia importante, quella della pieve di Santa Maria in Pava. Subito si fece apprezzare per le sue doti dialettiche, poco comuni per le parrocchie di campagna e proprio in quella pieve(1) nacque la prima fama di santità.
All’epoca era imperatore Federico I, il Barbarossa, che era entrato in conflitto con papa Alessandro III, di origini senesi, tanto da nominare un antipapa, Vittore IV, nel 1159. Probabilmente a causa della fedeltà di Alberto al papa senese, entrò in disaccordo con un membro della nobiltà locale e fu costretto a lasciare la pieve di Santa Maria in Pava. Nel 1175 fu quindi destinato alla chiesa senese di Sant’Andrea che si trovava sulla strada di Camollia , il tratto urbano della Via Francigena (noto pellegrinaggio da Canterbury a Roma), nell’attuale Via Montanini. Qui rimase fino al 1177, quando papa Alessandro III gli affidò l’incarico di arciprete presso la pieve a Elsa.
La pieve era situata a “Aelsa” o “Aelsae” (l’odierna Gracciano d’Elsa di Colle Val d’Elsa) ed era la diciassettesima tra le settantanove stazioni (Mansio) che sorgevano sulla Via Francigena, tra Roma ed la Manica, descritte nell’itinerario di Sigerico di Canterbury. Essa era situata nel territorio della diocesi di Volterra ma dipendeva direttamente dal papato in quanto “nullius Dioecesis”. La pieve doveva essere grande, forse a tre navate, ed era posta in prossimità del guado sull’Elsa, vicino a Le Caldane e alle Vene, che fornivano acqua all’Elsa in misura sostanziale.
Qui ebbe l’autorità di consacrare chiese e cappelle, di spedire bolle per le parrocchie, promulgare editti e fulminare scomuniche, di far lettere dimissorie per tutti gli ordini sacri e dispense per gli impedimenti matrimoniali, nonché di usare il pastorale nelle celebrazioni delle Messe e dei vespri solenni.
Forse fu messo in questa pieve dal papa (morto nel 1181) per motivi politici, probabilmente per allargare i suoi controllo verso Firenze.
Dopo alcuni anni Alberto fu colpito da una grave malattia. La storia ci dice solamente che il suo corpo, immobilizzato, si ricoprì di piaghe che gli causavano terribili sofferenze. Probabilmente Alberto era rimasto semiparalizzato a causa di un ictus e la lunga immobilità gli avrebbe causato le piaghe da decubito, ma niente di certo è dato sapere.
Le sofferenze di Alberto, che era comunque lucido nella mente, lo spinsero a chiedere al nuovo papa Lucio III la dispensa dall’incarico.
La santa Sede però non accettò le dimission i e invitò i Canonici che si erano occupati di Alberto a nominare tra di loro un responsabile pastorale che coadiuvasse l’Arciprete Alberto, confermato nell’incarico. La profonda fede che lo animava gli faceva sopportare il dolore con serenità e la sua fama aumentava come aumentava (per i miracoli che cominciavano a verificarsi) il profumo della sua santità, tanto da essere chiamato “Santo Giobbe della Toscana” e a lui si rivolgevano alti prelati e perfino cardinali, in transito sulla Via Francigena, affinché intercedesse per loro nelle sue preghiere.
In quel periodo erano frequenti le incursioni dell’esercito senese contro Colle, alleato di Firenze e saccheggi e distruzioni si verificavano di frequente. Nel 1191 papa Celestino III autorizzò il trasferimento della pievania dalla pieve a Elsa alla chiesa di San Salvatore (la futura cattedrale), posta nel Castello di Colle, anche in considerazione del fatto che Colle si stava notevolmente sviluppando e accresceva la propria autonomia, fino a diventare libero comune nel 1195.
Alberto convinse quindi i fedeli a trasferirsi presso il castello di Colle. La scelta operata da Alberto si rivelò felice in quanto le truppe senesi, nella prima metà del XIII secolo distrussero l’abitato di “Aelsae” (Gracciano).
A Colle Alberto, libero dagli impegni dell’arcipretura, si dedicò alla preghiera e alla venerazione della reliquia del Sacro Chiodo della Crocifissione che era conservato a Colle. Ancora oggi si conservano nel Duomo di Colle Val d’Elsa i guanti con cui Alberto toccava la sacra reliquia.
Il 17 agosto 1202, all’età di sessantasette anni, Alberto morì.
Dopo la morte, numerosi testimoni affermarono d’aver veduto sparire le piaghe dal suo corpo. La notizia dell’evento si sparse in fretta e molti fedeli si recarono a rendergli omaggio e a chiedere grazie. Le spoglie furono sepolte, mentre la testa venne conservata in un reliquiario. Solo nel 1618 il corpo di Alberto venne ritrovato e posto nell’altare della cappella dove era conservato il Sacro Chiodo.
Il 19 maggio 1798, papa Pio VI approvò la recita dell’ufficio del beato Alberto e l’11 maggio 1865 papa Pio IX approvò la messa propria. Nel 1890 le spoglie del santo furono trasferite nella cattedrale di Colle Val d’Elsa, in una cappella a lui dedicata. Il 4 luglio 1962, con decreto della Congregazione dei riti venne confermata l’ufficiatura.
Sant’Alberto è molto venerato a Colle Val d’Elsa dove è copatrono della città con San Marziale e a cui è stata dedicata la nuova chiesa del popoloso quartiere della Badia.
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