Testimonium

Il Santo di oggi, 18 Agosto 2022: San Giovanni di Rila. Vita e Culto di un monaco amato

Oggi, 18 Agosto, la Chiesa ricorda San Giovanni di Rila

San Giovanni di Rila è stato un monaco e anacoreta bulgaro, fondatore del monastero di Rila ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa. Conosciuto anche con il nome di Ivan Rilski, è il santo più amato dal popolo bulgaro.

La vita

(IT.CATHOPEDIA.ORG) Poche le notizie su i suoi primi anni di vita. Nsce intorno all’876 a Skrino (Bulgaria) e quando i suoi genitori, gente pia e non molto ricca, morirono, egli distribuì tutti i beni che aveva ereditato ai poveri e abbandonò il paese nativo vestito solo con una veste di pelle. Salì su una montagna alta e deserta e rimase a vivere lì in una capanna fatta di ramoscelli, nutrendosi di piante selvatiche.

Dopo qualche tempo dei briganti lo scacciarono da quel posto.

Egli trovò allora una grotta profonda e rimase ad abitare lì per 12 anni. Dalla grotta si trasferì nel deserto di Rila in una tana scavata in un albero. Pregava continuamente, si nutriva di erba e non vedeva nessun volto umano. Un giorno alcuni pastori lo scoprirono e così si sparse la voce e la sua fama crebbe e tanta gente andò a trovarlo.

Per sfuggire alla gente l’eremita abbandonò la sua quercia e si trasferì su una rupe alta e inaccessibile. Qui egli trascorse sette anni sotto il cielo aperto, sopportando tutte le intemperie e pregando continuamente.

Il re Pietro, cui arrivò la fama dell’eremita, volle andare a trovarlo, ma egli rifiutò l’incontro.

Nei pressi della sua grotta molti discepoli si riunirono e iniziarono la costruzione di un monastero.

Monastero di Rila, fondato da San Giovanni (Foto di Nenko Lazarov – imagesfrombulgaria.com – commons.wikimedia.org)

Morte e culto

Il santo morì il 18 agosto del 946 e venne sepolto con tutti gli onori nella chiesa di san Luca evangelista a Sredec (l’odierna Sofia). Nel 1183, la salma, fu portata ad Estergom (Ungheria) dal re Bela III, poi restituita e riportata a Sofia, nel 1469 fu di nuovo traslata e portata nel monastero da lui fondato situato sul monte Rila a 1.147 metri e qui lo si venera ancora oggi (si tratta di uno dei luoghi religiosi più belli del mondo e nel 1983 fu iscritto nell’elenco dell’UNESCO dei patrimoni dell’umanità.)

La venerazione per San Giovanni di Rila accomuna le Chiese Ortodosse a quella Cattolica.

Quest’ultima, pur non avendolo incluso nel Martirologio Romano, lo commemora nei calendari delle Chiese Greco-Cattoliche e il papa Giovanni Paolo II, che si recò pellegrino sulla sua tomba, lo ha voluto raffigurato nello splendido mosaico della Cappella Redemptoris Mater in Vaticano, quale sintesi di duemila anni di santità nelle Chiese d’Oriente e d’Occidente.

Le Chiese ortodosse lo celebrano il 19 ottobre.

Il discorso di San Giovanni Paolo II:

Ecco alcuni passi del discorso pronunciato dal Santo Padre il 25 maggio 2002: “Il beato Giovanni di Rila – che ho voluto raffigurato con altri santi orientali ed occidentali nel mosaico della Cappella Redemptoris Mater nel Palazzo Apostolico Vaticano e di cui questo Monastero è testimonianza duratura – udita la parola di Gesù, che gli diceva di rinunciare a tutti i suoi beni per darli ai poveri (cfr Mc 10, 21), lasciò ogni cosa per la perla preziosa del Vangelo, e si pose alla scuola di santi asceti per imparare l’arte della lotta spirituale. […]Con la lotta spirituale, il beato Giovanni di Rila visse anche la “sottomissione” nell’obbedienza e nel servizio reciproco richiesti dalla vita comune.

Il cenobio è il luogo della realizzazione quotidiana del “comandamento nuovo”, è la casa e la scuola della comunione, è lo spazio in cui ci si fa servi dei fratelli come ha voluto essere servo Gesù in mezzo ai suoi (cfr Lc 22, 27). Quale forte testimonianza cristiana offre una comunità monastica quando vive nella carità autentica! Di fronte ad essa, anche i non cristiani sono portati a riconoscere che il Signore è sempre vivo e operante nel suo popolo. Il beato Giovanni conobbe, poi, la vita eremitica nella “compunzione” e nel pentimento, ma soprattutto nell’ascolto ininterrotto della Parola e nella preghiera incessante, fino a diventare – come dice san Nilo – un “teologo” (cfr De oratione LX, PG 79, 1180B), un uomo cioè dotato di una sapienza che non è di questo mondo, ma che viene dallo Spirito Santo.

Il testamento, che Giovanni scrisse per amore dei suoi discepoli desiderosi di avere una sua ultima parola, è un insegnamento straordinario sulla ricerca e sull’esperienza di Dio per quanti desiderano condurre una autentica vita cristiana e monastica”.

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