Felice da Cantalice, al secolo Felice Porri, è stato un frate cappuccino. Nel 1712 è stato proclamato santo da papa Clemente XI.
Felice da Cantalice, al secolo Felice Porri, nasce a Cantalice (vicino Rieti) intorno al 1515.
Da bambino si trasferì a Cittaducale, dove servì in casa Picchi in qualità di pastore e di contadino.
All’età di 25 anni venne travolto da dei bovini, rimanendo miracolosamente illeso, decise di rispondere alla sua chiamata religiosa, che meditava da tempo, ed entrò fra i Cappuccini.
Vestì l’abito cappuccino tra la fine del 1543 e l’inizio del 1544 nel convento di Anticoli di Campagna, oggi Fiuggi, e il 18 maggio 1545 emise la professione religiosa nel convento di Monte San Giovanni.
Quindi sostò per poco più di due anni nei conventi di Tivoli e di Viterbo-Palanzana e, verso la fine del 1547 o l’inizio del 1548, si trasferì a Roma, nel convento di San Bonaventura (attualmente Santa Croce dei Lucchesi sotto il Quirinale), dove nei rimanenti quarant’anni della sua vita questuò pane e vino per i suoi confratelli.
Felice ebbe un temperamento mistico. Dormiva appena due o tre ore e il resto della notte lo trascorreva in chiesa in preghiera, che per lo più era contemplazione dei misteri della vita di Gesù.
Nei giorni festivi solitamente andava in pellegrinaggio alle “Sette Chiese” oppure visitava gli infermi nei vari ospedali romani, nutrì una tenera devozione alla Vergine Madre, che gli apparve più volte.
Nella sua vita operò numerose guarigioni di infanti e bambini.
Uno dei miracoli più famosi vide rigenerare un allevamento di bachi da seta, marciti a causa di una malattia infettiva. Il frate portò in casa dell’allevatore alcune foglie bagnate e l’acqua, invece di uccidere i bachi, li moltiplicò e ridiede loro vita e proprio per questo San Felice è invocato a protezione degli allevatori di bachi da seta.
Percorreva tutti i giorni la Roma cinquecentesca con il suo sacco da cerca sulle spalle e, nonostante la grande mole dei doni ricevuti, affermava che il sacco non gli pesava. Una volta, per burla, alcuni studenti misero una moneta nel sacco del frate, ed egli cominciò a gridare, dicendo che il sacco era diventato pesantissimo e che c’era dentro il demonio.
I suoi piedi erano continuamente ricoperti da ulcere e pustole sanguinolente: si rifiutava infatti di indossare calzari anche d’inverno, quando il freddo e la pioggia screpolavano e dilaniavano i suoi piedi. Più volte fu visto nell’atto di ricucirsi i calcagni nella bottega di un calzolaio romano. Una volta morto, i suoi piedi tornarono miracolosamente bianchi e integri, senza cicatrici o segni.
Nei suoi contatti quotidiani con il popolo, fu efficace consigliere spirituale di gente umile e della stessa aristocrazia della Roma rinascimentale. Per molti anni dopo la sua morte ragazzi e signore seguitarono a cantare ballate da lui composte e insegnate, come queste:
“Gesù, somma speranza,
del cuor somma baldanza.
Deh! dammi tanto amore,
che mi basti ad amarti “;
oppure:
“Se tu non sai la via
d’andare in paradiso,
vattene a Maria
con pietoso viso,
ch’è clemente e pia:
t’insegnerà la via
d’andare in paradiso”.
Fu amico di San Filippo Neri e di Papa Sisto V, al quale predisse il papato ammonendolo a comportarsi rettamente, e che ne fece celebrare il processo canonico l’anno stesso della morte (giugno-ottobre 1587) con l’intenzione di canonizzarlo immediatamente, poiché i miracoli operati dal santo ancor vivente e subito dopo la morte erano sulla bocca di tutti.
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Felice muore il 18 maggio 1587 a Roma. Negli anni a seguire, dalla sua tomba sgorgò un liquido chiaro e denso, che venne raccolto da alcune suore e usato per guarire numerosi ammalati. Il sepolcro venne riaperto a distanza di mesi e il corpo del frate era ancora integro e non emanava cattivi odori.
Fu beatificato il 1 ottobre 1625 e canonizzato da Clemente XI il 22 maggio.
Il suo corpo riposa nella chiesa dell’Immacolata Concezione di via Veneto in Roma, dove fu trasportato il 27 aprile 1631. (Autore: Mariano da Alatri)
O Dio, che in San Felice da Cantalice hai dato alla Chiesa e alla Famiglia Francescana un luminoso esempio di semplicità evangelica e di vita consacrata alla tua lode, donaci di seguire il suo esempio cercando con gioia e amando solamente Cristo. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
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