Filippina Rosa Duchesne viene al mondo a Grenoble il 29 agosto 1769. Eredita da papà un carattere forte, insieme ad alcuni tratti di ostinazione, impetuosità e testardaggine. In compenso, da mamma assorbe un’inclinazione per la preghiera e per le opere di carità e per l’altruismo.
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Fin da bambina si lascia affascinare dai racconti di vita missionaria e a 8 anni sogna di andare ad evangelizzare gli indiani d’America. L’anticlericalismo papà non gli impedisce di rispettare preti e suore e, soprattutto, di affidare a queste ultime l’educazione della sua bambina. Così, a 12 anni Filippina viene affidata alle suore della Visitazione, ma papà si affretta a riportarla a casa quando si accorge che lei ha un’inclinazione un po’ troppo accentuata per la vita religiosa.
A 17 anni le trova un buon partito e allora lei sfodera il suo bel caratterino, eredità di famiglia, per dire chiaro e tondo a tutti che vuole farsi suora. Manco a dirlo, vince lei e a 18 anni, all’insaputa, dei suoi entra nel convento della Visitazione. Dopo il noviziato papà le impedisce di prendere i voti, ma, cosa ben più grave, sulla Francia si abbatte la rivoluzione francese, che fa chiudere i conventi e disperde i religiosi.
Filippina depone l’abito monacale e torna casa, aspettando che la bufera passi, ma quando potrebbe rientrare in convento questo non esiste più. Si dà da fare per restaurarne le mura e soprattutto per ricostituire la comunità con alcune sue ex compagne di noviziato, ma quando scopre l’esistenza della Società del Sacro Cuore, appena fondata da Maddalena Sofia Barat, si affretta a mettere nelle mani di questa donna eccezionale e carismatica se stessa, le amiche e il monastero.
A 35 anni può così finalmente emettere i voti religiosi, continuando a coltivare il sogno della missione. La fondatrice, che ha imparato a conoscerla bene nei pregi e negli eccessi del carattere, pensa però più opportuno trattenerla in Francia, dove tra l’altro ha anche bisogno di lei come segretaria generale della Congregazione. Arriva però il giorno che proprio non ce la fa più a trattenerla e deve lasciarla partire: Filippina è sulla soglia dei cinquant’anni, ma con l’entusiasmo per la missione di un’adolescente.
Dopo un viaggio avventuroso tocca il suolo americano, stabilendosi con una piccola comunità di suore in Luisiana. Ventidue anni di lavoro missionario, soprattutto speso per evangelizzare ed educare, fanno crescere la Società del Sacro Cuore. Ben presto raccoglie vocazioni anche su suolo americano. Filippina continua a sognare il lavoro “di frontiera”, in mezzo ai “selvaggi”.
La accontentano a 70 anni suonati, facendola rientrare in una spedizione missionaria diretta in una riserva di indiani Potawatomi.
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Il sogno di Filippina, che si era avverato dopo 60 anni, dura poco, un anno o poco più, quando per le condizioni di salute pensano bene di farla tornare indietro. Ubbidiente e umile torna in Luisiana, a rattoppare vestiti e soprattutto a pregare per altri dieci anni. Muore il 18 novembre 1852.
Proclamata beata da Pio XI nel 1929, è canonizzata da Giovanni Paolo II nel 1988.
Autore: Gianpiero Pettiti
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