Molte le discussioni fatte dai critici su questa martire della Frigia. Esistono infatti alcuni Atti leggendari composti di varie parti collazionate da un poco abile redattore tra il V e il VI sec. Secondo alcuni critici, Ariadne è da identificare con una Maria martire menzionata nel Martirologio Romano al 1° novembre e di cui si possiedono atti latini, la passio S. Mariae ancillae. Questa identificazione sembra suffragata da un passo del Sinassario del Sirmond.
Arianna era una giovane schiava di Tertullo, decurione di Primnesso nella Frigia Salutare, che essendosi rifiutata di rompere il digiuno nel giorno del compleanno del figlio di Tertullo, fu scoperta cristiana e, dopo essere stata flagellata, rinchiusa nella prigione domestica per un mese, al termine del quale Tertullo venne denunciato da spie al preside Gordio, con l’accusa di nascondere una cristiana. Tertullo, condotto in giudizio, fu abilmente difeso da Nicagora ed uscì assolto dal processo, sostenendo che Arianna faceva parte della dote della moglie e che egli nulla sapeva della sua fede. Segue quindi l’interrogatorio di Arianna, che, proclamandosi cristiana di famiglia cristiana, rifiutò di sacrificare agli dei. Condannata alla tortura sul cavalletto, fu salvata da un intervento del popolo impietosito dalla sua giovinezza, intervento che per la sua illegalità suscitò le ire di Gordio, costretto tuttavia a concedere ad Arianna una dilazione di tre giorni perché potesse recedere dai suoi propositi e sacrificare, salvandosi la vita.
Queste due parti, la difesa di Tertullo e l’interrogatorio di Arianna, sono senz’altro autentiche, per la loro straordinaria vivezza e precisione e per il ricordo di un procedimento (il processo coram populo) anteriore alle persecuzioni di Diocleziano. Allo scadere dei tre giorni, Arianna fuggì verso una zona montagnosa, ma, vedendosi inseguita, elevò a Dio la preghiera di essere accolta nella roccia, e Dio l’esaudì. Gordio diede allora ordine al capo dei custodi del tempio di aprire il masso e trarne fuori Arianna per mostrare al popolo la potenza degli dei. Ma un temporale, in cui comparvero due angeli, disperse la folla impaurita. Così termina la leggenda di Arianna Quest’ultima parte è la più sospetta: infatti non si vede come Arianna abbia potuto ottenere la corona di martire, senza aver subìto il martirio. Si può quindi concludere che l’autore si sia fatto influenzare da altre leggende, come quelle di s. Tecla e di s. Barbara (che d’altra parte riecheggiano la storia di Dafne): ma queste sante hanno a buon diritto titolo di martiri, ché tentavano di sfuggire a chi minacciava la loro verginità, mentre Arianna, stando al testo, non corse mai questo pericolo.
Per quel che riguarda la commemorazione di Arianna, il Martirologio Romano la celebra il 17 settembre, mentre il Sinassario Costantinopolitano il 18 settembre e il 27 (assieme a s. Ripsimia).
Autore: Gian Domenico Gordini
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