Alfonso, il santo agostiniano di origine spagnola, nacque ad Orozco il 17 ottobre del 1500, il secolo del Rinascimento, delle grandi invenzioni e delle scoperte. Dotato di fervida intelligenza frequentò con successo la celebre Università di Salamanca. Laureato in teologia, Alfonso confidò a suo fratello Francesco, agostiniano, il desiderio di entrare nel convento agostiniano di Salamanca, noto come «faro luminoso di santità e dottrina», come rileva la biografia del beato Alfonso, opera di Giuseppe Orengo, dal titolo Vita del Beato Alfonso d’Orozco sacerdote agostiniano della provincia di Castiglia (Roma 1880).
Raccontano le cronache del tempo che una notte apparve al beato il Patriarca sant’Agostino, il quale «cinto dello splendore che indìa i Celesti, con piglio maestoso ed autorevole voce in sua favella gli fece solenne comandamento di aggiungersi al fratello nella claustrale dimora».
Frequenti le tentazioni e gli assalti del male alla sua anima, ma il beato, forte della sua fede in Cristo , vinse ogni battaglia ed entrò nel convento di Salamanca.
Padre Alfonso iniziò a predicare con grande capacità oratoria e di convinzione, venne dunque sempre più apprezzato dalle autorità e dalla popolazione. Mosso dalla fama e dalla santità del beato, il monarca Filippo II lo scelse come predicatore e suo consigliere. Principi e ministri gareggiavano per avere il consiglio e la guida spirituale di un uomo come padre Alfonso. Molte onorificenze gli furono offerte, ma il beato le rifiutò sempre.
Scrisse tre libri, le sue Confessioni, la sua autobiografia sull’esempio di sant’Agostino.
«Di fisionomia dolce e malinconica pareva un uomo nato apposta per fare il bene ed ispirarlo: pieno di grazia in ogni movenza, in ogni atteggio…». Il suo bene raggiungeva sia le anime di coloro che detenevano il potere, sia le classi povere.
Educato alla scuola del suo grande maestro, san Tommaso da Villanova (chiamato Padre dei poveri), il beato si adoperò per soccorrere indigenti e diseredati, visitando e portando aiuto ai malati nei ricoveri e ai prigionieri delle carceri.
Spesso Filippo II tolse il padre agostiniano dai debiti, contratti copiosamente per sollevare i suoi figli, i poveri che incontrava a Madrid, a Toledo, a Salamanca, a Talavera…
Dotato di straordinari doni, il beato riusciva a prevedere il futuro, così fu per «l’esito della battaglia navale combattuta nel 1555 allo stretto britannico, e pubblicò la vittoria riportata nel giorno stesso dalle forze marittime di Spagna sulla gallica flotta. Presagì del pari la sconfitta toccata nel 1560 dalla flotta cesarea sotto i duci Medina Celi e Giovanni Doria presso le coste barbaresche di Ceuta. Ad un santo Vescovo… rivelò che persecuzioni e travagli lo attendevano nell’America meridionale: gittato a Quito in un tetro carcere, conobbe a prova la veracità della predizione».
Dopo una vita interamente spesa a soccorrere gli infelici, a frenare la prepotenza dei potenti, a scuotere i cuori più insensibili, padre Alfonso morì il 19 settembre 1591.
Autore: Cristina Siccardi
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