Alla morte di s. Agapito I avvenuta a Costantinopoli il 22 aprile 536, Silverio eletto papa, pur essendo suddiacono, per imposizione del re ostrogoto Teodato (534-36); il quale era memore dei buoni rapporti ed intese, intercorsi tra il padre Ormisda e il re Teodorico.
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Però buona parte del clero si oppose a questa elezione, accettandola alla fine dopo l’avvenuta consacrazione. Il suo pontificato fu breve e molto travagliato; coinvolto suo malgrado, nelle lotte politiche e religiose che in quegli anni turbarono l’Italia e la Chiesa, infatti era in corso la guerra tra i Bizantini e gli Ostrogoti per il possesso della penisola; inoltre in Oriente continuavano ad esistere gruppi di monofisiti ostinati, appoggiati dall’imperatrice Teodora.
Si ricorda che il monofisismo, era una dottrina teologica che negava la natura umana di Cristo, affermandone l’unica natura divina; l’eresia, sviluppatosi nel V-VI secolo, è condannata dal Concilio di Calcedonia nel 451 e determinò il distacco delle Chiese Copta, Armena e Giacobita di Siria.
Qualche mese dopo la sua elezione, il re Teodato suo protettore, deposto ed ucciso dai Goti; a dicembre 536 giunse alle porte di Roma, il generale Belisario con le sue milizie e Silverio insieme al Senato, si adoperò perché la città fosse occupata senza combattimenti.
Tre mesi dopo, nel febbraio 537 fu la volta del nuovo re degli Ostrogoti, Vitige a cingere d’assedio Roma con il suo esercito, con vari attacchi per ritornarne in possesso, distruggendo i dintorni compreso i cimiteri cristiani e le chiese.
E fu durante l’assedio degli Ostrogoti che cominciò la tragedia di Silverio; era giunto da Costantinopoli il diacono Vigilio con lettere dell’imperatrice Teodora per Belisario, perché favorisse l’elezione di Vigilio alla cattedra di s. Pietro. Il diacon, già designato dal papa Bonifacio II (530-532) a suo successore, incontrando però l’opposizione del clero a questa novità, cioè la designazione invece che un’elezione, quindi non aveva potuto entrare in carica; alla morte di s. Agapito I, egli di nuovo designato dall’impero bizantino alla carica di pontefice, trovando già eletto Silverio, per la seconda volta, veniva escluso.
Belisario cercò di non creare drammi e supponendo che all’imperatrice, stesse più a cuore la sorte dei monofisiti, che si pensa, Vigilio le avesse promesso un annullamento delle decisioni del Concilio di Calcedonia, chiese a Silverio di accordare egli stesso ciò che stava a cuore a Teodora, ma il papa si rifiutò di accondiscendere.
Durante l’assedio degli Ostrogoti, che durò quasi un anno, fu messa in circolazione una presunta lettera di Silverio al re Vitige, nella quale prometteva di aprirgli la porta Asinara presso il Laterano, per consegnargli Roma; Belisario convocò il papa al suo quartiere generale contestandogli l’accusa che Silverio facilmente smontò, anzi per evitare ulteriori sospetti, lasciò il palazzo del Laterano spostandosi presso la Basilica di S. Sabina.
Ma il 18-19 marzo ci fu un furioso attacco dei Goti e Silverio fu di nuovo chiamato da Belisario, che spalleggiato da sua moglie Antonina e da Vigilio, mosse altre accuse a Silverio, quindi fu spogliato degli abiti pontificali e vestito di un abito monastico; ai chierici che l’accompagnavano restati in altra stanza, fu detto che non era più papa e si era fatto monaco.
Al suo posto subentrava Vigilio (537-555), mentre Silverio fu deportato a Patara nella Licia; il vescovo di Patara si recò a Costantinopoli a protestare presso l’imperatore Giustiniano. Dicendo che nel mondo vi erano molti re ed un solo papa e questi era scacciato dalla sua sede.
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Giustiniano, vincendo le resistenze di Teodora, rimandò a Roma Silverio, con l’ordine che si riesaminassero le presunte lettere e l’intera questione e se fosse risultato innocente, reintegrato come papa. Vigilio impaurito dall’inaspettato ritorno, convinse Belisario di deportarlo nell’isola Palmarola (Ponza).
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Papa Silverio, per porre fine allo scisma che si era creato, abdicò l’11 novembre 537 e consunto dagli stenti e dalla fame, morì martire il 2 dicembre successivo.
Il suo corpo, contrariamente a quelli di altri papi morti in esilio, non è trasferito a Roma, rimane nell’isola.
Il suo sepolcro divenne centro di guarigioni e miracoli e quindi meta di pellegrinaggi.
Notizie del culto tributatogli a Roma sono documentate solo qualche secolo più tardi a partire dall’XI. I due santi pontefici, Ormisda e Silverio, padre e figlio nella vita, sono i patroni della città di Frosinone, di cui erano nativi.
La memoria liturgica per la Chiesa universale è fissata al 2 dicembre. Nell’isola di Ponza, di cui è patrono, è festeggiato il 20 giugno.
Autore: Antonio Borrelli
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