Oggi la Chiesa ricorda San Silverio; fu papa dal 536 all’11 Novembre 537, quando fu indotto ad abdicare ufficialmente in favore di Vigilio.
Poche le notizie sulla sua infanzia e gioventù. Nasce probabilmente a Frosinone nel 480 ed entra al servizio della Chiesa come suddiacono di Campania. Alla morte di sant’Agapito I avvenuta a Costantinopoli il 22 aprile 536, Silverio viene eletto papa, pur essendo suddiacono, per imposizione del re ostrogoto Teodato (534-36); il quale era memore dei buoni rapporti ed intese, intercorsi tra il padre Ormisda e il re Teodorico.
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Buona parte del clero si oppose a questa elezione, accettandola alla fine dopo l’avvenuta consacrazione. Il suo pontificato fu breve e molto travagliato; coinvolto suo malgrado, nelle lotte politiche e religiose che in quegli anni turbarono l’Italia e la Chiesa, infatti era in corso la guerra tra i Bizantini e gli Ostrogoti per il possesso della penisola. Inoltre, in Oriente continuavano ad esistere gruppi di monofisiti ostinati, appoggiati dall’imperatrice Teodora.
Si ricorda che il monofisismo, era una dottrina teologica che negava la natura umana di Cristo, affermandone l’unica natura divina; l’eresia, sviluppatosi nel V-VI secolo, è condannata dal Concilio di Calcedonia nel 451 e determinò il distacco delle Chiese Copta, Armena e Giacobita di Siria.
Qualche mese dopo la sua elezione, il re Teodato suo protettore è ucciso dai Goti.
Nel Dicembre 536 giunse alle porte di Roma, il generale Belisario (Bizantino) con le sue milizie e Silverio insieme al Senato, si adoperò perché la città fosse occupata senza combattimenti.
Tre mesi dopo, nel febbraio 537 è la volta di Vitige, nuovo re degli Ostrogoti, a cingere d’assedio Roma con il suo esercito. Ci furono vari attacchi per provare a tonare in possesso della città.
Proprio durante l’assedio degli Ostrogoti che comincia la tragedia di Silverio.
Giunge da Costantinopoli il diacono Vigilio, portava con se delle lettere dell’imperatrice Teodora dirette a Belisario. L’imperatrice scriveva che doveva essere favorita l’elezione di Vigilio alla cattedra di San Pietro. Questo perchè probabilmente, Vigilio, le aveva promesso un annullamento delle decisioni del Concilio di Calcedonia, cioè della condanna contro la dottrina del monofisismo, molto a cuore dell’imperatrice.
Vigilio chiese a Silverio di accordare ciò che stava a cuore di Teodora, ma il papa si rifiutò.
Durante l’assedio degli Ostrogoti, che durò quasi un anno, fu messa in circolazione una presunta lettera di Silverio al re Vitige, nella quale prometteva di aprirgli la porta Asinara presso il Laterano, per consegnargli Roma. Belisario convocò il papa al suo quartiere generale contestandogli l’accusa che Silverio facilmente smontò, anzi per evitare ulteriori sospetti, lasciò il palazzo del Laterano spostandosi presso la Basilica di Santa Sabina.
Successivamente ci fu un furioso attacco dei Goti e Silverio fu di nuovo chiamato da Belisario, che spalleggiato da sua moglie Antonina e da Vigilio, mosse altre accuse a Silverio. Venne spogliato degli abiti pontificali e vestito di un abito monastico. Ai chierici che l’accompagnavano restati in un’altra stanza, fu detto che non era più papa e che si era fatto monaco.
Al suo posto subentrava Vigilio (537-555), mentre Silverio fu deportato a Patara nella Licia. Il vescovo di Patara si recò a Costantinopoli a protestare presso l’imperatore Giustiniano. Dicendo che nel mondo vi erano molti re ed un solo papa e questi era scacciato dalla sua sede.
Giustiniano, vincendo le resistenze di Teodora, rimandò a Roma Silverio, con l’ordine che si riesaminassero le presunte lettere e l’intera questione e se fosse risultato innocente, reintegrato come papa. Vigilio impaurito dall’inaspettato ritorno, convinse Belisario di deportarlo nell’isola Palmarola (Ponza).
Papa Silverio, per porre fine allo scisma che si era creato, abdica l’11 novembre 537.
Muore il 2 Dicembre 537 a causa delle dure privazioni e del trattamento subito nella prigionia.
Il suo corpo, contrariamente a quelli di altri papi morti in esilio, non è trasferito a Roma, rimane nell’isola. Il suo sepolcro diventa centro di guarigioni e miracoli e quindi meta di pellegrinaggi.
Notizie del culto tributatogli a Roma sono documentate solo qualche secolo più tardi a partire dall’XI. I due santi pontefici, Ormisda e Silverio, padre e figlio nella vita, sono i patroni della città di Frosinone, di cui erano nativi.
La memoria liturgica per la Chiesa universale è fissata al 2 dicembre. Nell’isola di Ponza, di cui è patrono, è festeggiato il 20 giugno.
SAN SILVERIO PREGA PER NOI! GUIDACI NELLA VERA FEDE. AMEN
Fonte santiebeati.it – Autore: Antonio Borrelli
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