Santa Bibiana, detta anche Viviana (Roma, 347 circa – Roma, 361 circa), secondo la tradizione, è stata una giovane cristiana romana che subì il martirio sotto Flavio Claudio Giuliano.
Etimologia: Bibiana (forse) variante di Viviana = che ha vita, che è vitale, dal latino
Emblema: Palma
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Il culto di questa Santa è stato assai vivace, forse anche grazie al suo bel nome, più diffuso di quanto non si pensi. Bibiana ha infatti la stessa origine del nome di Viviana, e perciò la Santa di oggi può essere presa come Patrona anche dalle donne che ripetono il nome di Viviana: un nome, nella etimologia popolare, legato al verbo “vivere”, e quindi sinonimo dì vitalità, vivacità, e augurio di spirituale sopravvivenza.
In assenza di notizie storiche, sul conto di Santa Bibiana, o Viviana, è stata tessuta una fantasiosa e complessa leggenda, che deve essere piaciuta moltissimo ai fedeli, contribuendo così alla popolarità della Santa.
Secondo tale leggenda, Bibiana sarebbe stata vittima della persecuzione di Giuliano, l’Imperatore apostata, che rinnegò cioè la propria fede. Poiché l’Imperatore risiedeva in Oriente sarebbe stato il Governatore di Roma, Aproniano, a infierire non soltanto contro Bibiana, ma contro la famiglia cristiana della Santa: il padre Flaviano, la madre Defrosa e la sorella Demetra.
Ma come mai il Governatore di Roma avrebbe nutrito tanto odio verso i battezzati? La leggenda lo spiega dicendo che Aproniano aveva perduto un occhio, e attribuiva la sua infermità, non ad un incidente, ma alle arti maligne dei cristiani.
Venne esiliato il padre di Bibiana e la madre venne fatta morire in carcere. La sorella, minacciata di orribili tormenti, morì in carcere, sopraffatta dall’ansia. Restò Bibiana, e contro di lei furono inutili tutte le minacce del dolore fisico.
Con la giovane santa, il Governatore cambiò strategia. Pensò di piegare la volontà della fanciulla nel rimanere salda nella fede, corrompendola con le seduzioni del piacere e gli allettamenti del vizio.
Naturalmente Bibiana non venne meno ai doveri della virtù, e Aproniano, deluso nelle sue speranze, non seppe far di meglio che flagellarla ferocemente, tanto da condurla alla morte, quattro giorni dopo.
Leggenda, abbiamo detto: pura leggenda, che nessun indizio rende né plausibile né probabile. Immaginata per conferire titoli di gloria, insieme con la palma del martirio, all’ignota benefattrice cristiana, titolare della chiesa sull’Esquilino.
Redazione Papaboys
Fonte santiebeati.it
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