Memoria di san Basilio Magno, vescovo e dottore della Chiesa. Basilio, vescovo di Cesarea in Cappadocia, detto Magno per dottrina e sapienza, insegnò ai suoi monaci la meditazione delle Scritture e il lavoro nell’obbedienza e nella carità fraterna e ne disciplinò la vita con regole da lui stesso composte; istruì i fedeli con insigni scritti e rifulse per la cura pastorale dei poveri e dei malati; morì il primo di gennaio.
La vita
San Basilio, ornamento e decoro della Chiesa greca, è un anello prezioso nella catena di santi che illustrano la sua famiglia. Nacque infatti da genitori santi, ebbe fratelli e sorelle santi, e fu santo pure lui. Ancora in giovane età si recò a Cesarea per i primi studi, ed in breve tempo eguagliò nella scienza i suoi stessi precettori. Assieme alla scienza cresceva in lui la virtù. Recatosi a Costantinopoli si perfezionò alla scuola del retore Lucanio, uomo dottissimo, al quale serbò sempre riconoscenza ed amore.
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Tra i suoi primi e più preziosi amici, noteremo San Gregorio Nazianzeno: essi si stimolavano a vicenda alla pratica della virtù e all’acquisto della scienza. I suoi ragionamenti erano così logici che costringevano l’avversario alla resa.
Ritiratosi più tardi nel Ponto, fondò un monastero, di cui fu maestro per quattro anni, scrivendo di sua mano le regole per quei religiosi, assecondando così il desiderio di molti che a lui ricorrevano desiderosi di solitudine e perfezione.
Morto il Vescovo di Cesarea, gli successe Eusebio, che conosciuti i meriti di Basilio, lo volle ordinare sacerdote. Il nostro Santo dopo aver aiutato il Vescovo in molti affari importanti, ritornò alla sua amata solitudine.
Ma Dio lo riservava per grandi cose: venne a morte Eusebio, e Basilio fu unanimemente eletto Vescovo di Cesarea.
Qui le sue virtù e la sua scienza si manifestarono in modo da attirargli l’ammirazione dei buoni e l’odio dei malvagi.
Nonostante la malferma salute, ogni mattina predicava nelle due chiese di Cesarea, e cercava di istruire con la parola e con lo scritto ogni classe di persone, adoperandosi in tutte le maniere per la conversione degli eretici.
Si mortificava e digiunava frequentemente, anche tra le cure del ministero pastorale. I sacerdoti erano i suoi prediletti e vigilava per assicurarsi che la loro formazione fosse completa, poichè comprendeva che il sacerdote è una lucerna posta sul monte che deve rischiarare tutti.
La morte e il culto
Intanto la sua carriera mortale volgeva al termine: anche durante la sua ultima malattia molti accorrevano a lui per consiglio. Morì povero, come era vissuto, il 1 gennaio dell’anno 379 e la Chiesa lo proclamò Dottore per i suoi numerosi scritti.
Fonte santodelgiorno.it