Atanasio, detto il Grande, è stato un vescovo e teologo greco antico, ottavo Papa della Chiesa copta dal 328 con varie interruzioni fino al 373. Le chiese copta, cattolica e ortodossa lo venerano come santo. La Chiesa cattolica lo annovera tra i 36 dottori della Chiesa.
Etimologia: Atanasio = immortale, dal greco
Emblema: Bastone pastorale
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Atanasio nasce ad Alessandria d’Egitto alla fine del III secolo, forse il 295; era il momento in cui stavano terminando le ultime grandi persecuzioni ai cristiani da parte dell’Impero romano. Qualche anno dopo ci sarebbe stata l’adozione da parte dello stesso impero del cristianesimo come religione ufficiale.
Il santo è cresciuto in una città che, tra le tre più grandi città del mondo antico, era sicuramente la più turbolenta e la più ricca culturalmente: vi erano presenti, oltre a una consistente scuola cristiana tradizionale, anche molti cristiani considerati eretici, gnostici, nestoriani e numerosi i pagani, tra cui i devoti del dio Serapide.
La vita di Atanasio fu indissolubilmente legata al grande sforzo che la Chiesa cattolica dovette sostenere in quegli anni per definire la Trinità di Dio.
Ancora diacono accompagnò il suo vescovo Alessandro al Concilio di Nicea del 325 , voluto dall’imperatore Costantino I per la questione sollevata dalla predicazione di Ario, anch’egli di Alessandria,sulla natura di Cristo. In quel Concilio, si affermava in modo chiaro la perfetta uguaglianza del Verbo e del Padre, Verbo considerato dalla Chiesa cattolica “generato” e non “creato”, in netta antitesi al pensiero di Ario che predicava invece la creazione del Verbo da Dio e quindi la negazione della divinità del Cristo.
Atanasio fu per tutta la vita testimone e strenuo difensore di questo principio. A causa di questa sua testimonianza dovette subire almeno cinque esili negli anni che vanno dalla sua nomina a Vescovo e Patriarca di Alessandria d’Egitto nel 328, appena trentenne, al 362. Oltre a questi, fu vittima di intrighi e calunnie di ogni genere e per un certo tempo venne persino abbandonato dal Papa, anch’esso vittima di intrighi orchestrati e imposti dall’imperatore. Per questo viene ricordato dalle Chiese cattolica, ortodossa e copta come Athanasius contra mundum (“Atanasio contro il mondo”), per la sua incrollabile fedeltà a questi principi di fronte a tutto e a tutti.
Nel suo primo esilio a Treviri tra il 335 e il 337 completò il suo doppio trattato Contro i Gentili sull’Incarnazione, nel quale dava le sue ragioni della vera identità di Cristo, “vero Dio” e “vero uomo”. In quel momento la cristianità si dibatteva per trovare la verità, con una Chiesa di Roma più ferma attorno a papa Giulio I sui principi del Concilio di Nicea.
Con la morte di Costantino nel 337, l’Impero fu diviso tra i suoi tre figli, tra cui Costanzo II, che si interessava di teologia. Come il padre, anche Costanzo si lasciò convincere da Eusebio di Nicomedia, capo dei semi-ariani, a combattere le teorie di Atanasio.
In quel momento Costanzo non era ancora unico imperatore e il fratello Costante I, che regnava in Oriente, in accordo con papa Giulio I, riunì il concilio di Sardica (l’odierna Sofia) nel 343 dove venne riaffermato il Credo Niceno e riabilitato Atanasio, che poté rientrare nuovamente a Alessandria nel 346 . L’anno precedente, in un Concilio tenutosi a Milano, la Chiesa d’occidente condannava le dottrine di Fotino di Sirmio e del suo maestro Marcello d’Ancyra.
Nel 350 morì assassinato Costante e Costanzo rimase unico padrone dell’Impero.
Eusebio di Nicomedia era morto così come Ario, ma due vescovi, Basilio di Ancira e Acacio di Cesarea, le cui dottrine erano state condannate nel concilio di Sardica, entrarono nelle grazie dell’imperatore e lo convinsero a indire tutta una serie di Concili per porre fine all’eresia di Fotino di Sirmio, in realtà con l’obiettivo di andare contro alla dottrina di Atanasio. In questi Concili i vescovi erano costretti a scegliere tra la condanna di Atanasio o l’esilio.
Alla morte di papa Giulio I nel 352 gli successe Liberio che, non avendo accettato di condannare Atanasio, fu dapprima esiliato a Beroea in Tracia (attuale Veria in Grecia) e poi sostituito da un antipapa di nome Felice II 355-365. Con vari Concili indetti dall’imperatore tra il 351 e il 359, tenutisi a Sirmio, abituale residenza di Costanzo, si tentò di contrapporre varie formule a quella di Atanasio. Si andava dal termine più dissimile, quello degli Ariani che definivano Cristo in greco ἀνόμοιος anomoios, (dissimile dal Padre), chiamati anomei, al termine più vicino a quello di Atanasio, quello di ὁμοιούσιος homoiousios (simile nella sostanza al Padre), sostenuto dagli omeousiani. Concetto intermedio era quello degli omei che si accontentavano di definirlo ὅμοιος homoios (simile al Padre). Ancora vari concili si tennero nel più completo disordine e senza nessuna chiarezza fino alla morte dell’imperatore nel 361.
Questo breve e travagliato periodo fece pronunciare a san Girolamo la famosa frase: “L’universo gemette nello sbalordimento di vedersi diventato ariano!”. Il nuovo imperatore, Giuliano l’Apostata, con un editto del 361, permise a tutti i Vescovi cristiani di fede non ariana di rientrare dall’esilio. Così anche per Atanasio, che negli ultimi esili si era dovuto rifugiare nel deserto presso gli anacoreti monaci del deserto, già conosciuti in gioventù e da lui sempre molto ammirati. Atanasio scrisse la vita di uno dei più famosi: sant’Antonio abate.
Al termine di questa travagliata esistenza, Atanasio ebbe la soddisfazione di riuscire a convocare nel 362 nella sua Alessandria un Concilio d’Oriente che, con grande prova di larghezza d’animo, pose fine a tutte le dispute dogmatiche, facendo semplicemente rivivere i decreti del concilio di Nicea rifuggendo da qualsiasi discussione di termini.
Morì il 2 maggio del 373 nel suo letto, lui che aveva dovuto per buona parte della sua vita girovagare esiliato e profugo.
Ma il suo corpo non aveva ancora finito di girovagare. Originariamente sepolto ad Alessandria, la sua salma comparve nel medioevo a Venezia, città famosa per l’incetta di reliquie. Ma il Patriarca copto di Alessandria, papa Shenouda III nel maggio del 1973 ottenne da papa Paolo VI la traslazione della salma presso la cattedrale copta di San Marco al Cairo in Egitto.
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