Luigi Nazareno Francesco Campidelli nasce a Trebbio di Poggio Berni (Rimini) il 29 aprile 1868. Figlio di Giuseppe Campidelli e Filomena Belpani, quarto di sei figli. Fin da fanciullo Luigi aveva percepito l’attrazione alla preghiera, alla liturgia, all’istruzione religiosa e, sostenuto dal buon esempio della famiglia, vi aveva aderito con entusiasmo, manifestandolo con le espressioni tipiche dell’infanzia innocente, come la devozione alla Madonna al Santissimo Sacramento, al Crocifisso.
Gigino, così lo chiamavano in casa, ricevette il sacramento della cresima il 9 febbraio 1873, all’età di cinque anni. Nel 1874 muore il padre di febbre tifoidea. L’anno successivo, Luigi s’iscrive al primo anno della scuola privata di Trebbio. Tre anni dopo riceverà la prima comunione. Nel 1878 i Chierici Passionisti si impegnarono nella cura del vicino cinquecentesco santuario della Madonna di Casale a San Vito, ora frazione di Sant’Arcangelo di Romagna.
L‘undicenne Luigi, l’anno dopo, in occasione della festa del santuario ebbe modo di ammirare l’entusiasmo nella predicazione di alcuni frati e si avvicinò per la prima volta alla Congregazione dei Chierici Scalzi della Passione fondata da San Paolo della Croce. Si reca subito dal Padre Superiore per chiedere di vestire l’abito della Passione , ma è invitato ad attendere perché è ancora troppo piccolo e di salute cagionevole. Finisce gli studi con la terza elementare e, il 2 maggio 1882, a quattordici anni, venne accolto nel convento passionista edificato accanto alla chiesa di Casale.
Entrato nella Congregazione dei Passionisti, vi trovò il clima favorevole per sviluppare l’aspirazione dominante di vivere in unione con Dio nell’intimo di sé e per prepararsi a coinvolgere gli altri in questa esperienza appassionante nell’esercizio del ministero sacerdotale.
Il 27 maggio incominciò l’anno di noviziato, scelse il nome di Pio. All’età di 16 anni, il 29 aprile 1884, pronunciò i voti come Religioso Passionista. Il giovane vive esemplarmente la chiamata, dando a tutti testimonianza di fede e di dono incondizionato a Dio Padre e alla Vergine Santa, madre che Pio sente sempre accanto a sè.
Nei due anni seguenti Pio concluse il biennio del liceo classico, dedicandosi poi allo studio della filosofia e della teologia che purtroppo non poté terminare. Il 17 dicembre 1887, nel duomo di Rimini, prese parte al rito che precedeva il conferimento dell’ordine sacro e la consacrazione a Dio, detto tonsura. Al sacerdozio, però, non poté arrivare perché Dio lo chiamò a sé, all’età di ventun anni.
Nel voto particolare dei passionisti di fare continua memoria della passione, morte e risurrezione di Gesù, egli seppe coinvolgere totalmente la propria vita, realizzando così la missione della vocazione specifica della sua famiglia religiosa. Proveniva da gente povera, aveva salute fragile, intelligenza normale; ma non ritenne sfortuna né senti come una frustrazione la sua povertà e il suo limite. Realizzò, invece, il massimo di sé perché “ricercò la sapienza nella preghiera . . . seguì dalla giovinezza le sue orme . . . vi trovò insegnamento abbondante ” (Sir51, 13-16).
E fu così che fratel Pio fu vero “sale della terra” per quanti lo conobbero da vivo, e “sale” continua ad essere per quanti avvicinano la luminosa testimonianza del suo esempio. La sorella Teresa dirà di averlo visto sempre contentissimo quando andava a fargli visita. La mamma sente la mancanza del figlio tanto a lei caro e quando un giorno gli chiese di tornarsene a casa, si sentì rispondere: “Nemmeno per tutto l’oro del mondo”.
Negli anni 1888-1889 Pio iniziò ad ammalarsi. Accettò tutte le sue pene senza mai lamentarsi: non poteva più leggere, ma pregava in continuazione e canticchiava inni alla Vergine Santa: ridotto a uno scheletro accoglieva chiunque con un sorriso e cercava di consolare la madre e i familiari che lo visitavano spesso. “Offro la vita per la Chiesa, per il Sommo Pontefice, per la Congregazione, per la conversione dei peccatori e specialmente per il bene della mia diletta Romagna” continuava a ripetere. Alla madre che per l’ultima volta gli fece visita, disse: “Coraggio mamma, ci rivedremo in Paradiso”.
Alle 22,30 del 2 novembre 1889 Pio mouore tra la costernazione della comunità di San Vito e dei familiari. Venne seppellito nel camposanto di San Vito alla presenza di una folla numerosa e commossa. Poiché si era subito sparsa la voce che era morto il “santino di Casale”. Per 34 anni ivi rimase visitato da molti fedeli che a lui ricorrevano con fede per richiedere grazie. Il 6 maggio 1923 il corpo di Pio venne traslato nel santuario della Madonna di Casale e collocato sotto l’altare della Vergine che lui tanto amò in vita e ora contemplava in cielo.
Il 21 marzo 1983 il Santo Pontefice Giovanni Paolo II proclama Pio “Venerabile” riconoscendo nella sua vita i segni inequivocabili della santità. Il 6 dicembre 1984 è approvato il miracolo attenuto da Suor Maria Foschi per intercessione di Pio. Il 17 giugno 1985 si procede alla ricognizione delle sue ossa, trovate in stato di perfetta conservazione.
Nella cornice maestosa della Basilica di San Pietro, a Roma, il 17 novembre 1985 Pio è dichiarato “Beato”.
Il Processo canonico riporta: “con piena conoscenza della sua prossima consumazione andavasi tutto dì offrendo a compiere perfettamente il suo sacrificio per uniformarsi alla volontà del suo Dio; l’offriva per la Chiesa. In specie per il bene della sua diletta Romagna”.
Il Martirologio Romano ne fa memoria il 2 novembre. Nella Congregazione dei Chierici Scalzi della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo la memoria viene celebrata il 3 novembre.
LEGGI: Le parole di Padre Pio da leggere e meditare
Fonte santiebeati.it – Autore: Marco Perfetti
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