Jeanne-Émilie de Villeneuve, originaria di Tolosa in Francia, trascorse un’infanzia agiata, ma aperta ai bisogni degli altri. Dopo la morte di una sua sorella maggiore, trovò la gioia vera nella frequenza ai Sacramenti e nel condividere la vita dei più poveri.
Dietro l’impulso di un benefattore, fondò la congregazione delle Suore dell’Immacolata Concezione di Castres, più note come “suore azzurre” o “suore blu” per il colore dell’abito. Diresse a lungo le sue figlie spirituali, spingendole ad andare dovunque la carità di Cristo le conducesse. Beatificata il 5 luglio 2009 a Castres sotto il pontificato di papa Benedetto XVI, è stata canonizzata da papa Francesco a Roma il 17 maggio 2015. I suoi resti mortali riposano nel giardino della Casa madre della Congregazione, a Castres.
Jeanne-Émilie de Villeneuve nacque il 9 marzo 1811 a Tolosa, in una delle più antiche famiglie nobili della Linguadoca. Era la terzogenita, dopo Léontine e Octavie, del marchese Jean-Baptiste Marie Louis de Villeneuve, un tempo ufficiale di marina e di Rosalie Gabrielle de Monteal-Avessens.
Dopo la nascita del figlio maschio Ludovic, la famiglia si stabilì nel castello di Hauterive, vicino a Castres (a 90 chilometri da Tolosa), dove inizialmente trascorreva solo l’estate. Dato che il marchese si occupava di controllare i possedimenti agricoli e della sua azienda di lavorazione del cuoio, delegò l’educazione dei figli alla moglie, che se ne occupò pienamente finché ne fu in grado.
Per Émilie il padre divenne un vero modello: organizzò dei corsi d’avviamento professionale e fu sempre molto vicino ai più poveri. Dalle sorelle, invece, si sentiva in un certo senso isolata a causa della differenza d’età, finendo col diventare quasi insensibile. Allo stesso tempo, sviluppò un grande amore per la precisione, tanto che venne incaricata dalla madre di fornire un’iniziale istruzione al fratellino.
Nel 1825, la signora de Villeneuve si spense, dopo una dolorosa agonia. Nemmeno in quel caso Émilie lasciò trasparire i propri sentimenti, e neppure quando, nel gennaio 1826, ricevette la Prima Comunione. Non molto tempo dopo, venne affidata insieme alle sorelle (Ludovic fu mandato in collegio) alla nonna paterna, in quanto suo padre venne nominato sindaco di Castres. Le sorelle ne furono felici e colsero l’occasione per non mancare agli appuntamenti che si svolgevano nel salotto della signora.
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Poco meno di due anni dopo, improvvisamente, morì la sorella Octavie. Sul momento Émilie rimase impassibile come al solito, ma di lì a poco scoprì cosa poteva renderla davvero felice: la preghiera, la frequentazione dei sacramenti e la partecipazione alle conversazioni religiose con alcuni amici della nonna.
Col matrimonio di Léontine, alla fine del novembre 1829, Émilie divenne di fatto padrona di casa, anzi, del castello di Hauterive, perché il padre, dopo essersi dimesso dall’incarico di sindaco, non perse di vista le proprie attività agricole. Ludovic disapprovava il contegno e le abitudini della sorella, che trovava poco ordinarie rispetto a quelle delle ragazze della sua età e della sua epoca: lei, infatti, condivideva coi poveri il denaro che le forniva il padre, andava a Messa ogni mattina e assisteva le giovani istruendole e assistendole se ammalate. Trovò inoltre una guida spirituale nel gesuita padre Leblanc, che risiedeva a Tolosa.
Visto il perdurare della sua fama di santità, durante il mandato come superiora generale di madre Sylvie Azaïs si cominciò a copiare e classificare i documenti manoscritti, in modo da operare una prima analisi della sua spiritualità. Nel 1945, la nuova superiora madre Marie Agathe Vernadat iniziò lo studio degli scritti. Il 18 agosto 1947, durante il capitolo generale, madre Germaine Sapène riferì la decisione d’istituire il processo di beatificazione.
La fase informativa durò dal 25 agosto 1948 al 6 febbraio 1950, presso la diocesi di Albi, nel cui territorio rientra Castres. Dal momento che la causa era stata avviata 94 anni dopo la morte della candidata agli altari, venne qualificata come causa storica. Il 20 novembre 1948 venne svolta la ricognizione canonica dei resti della Serva di Dio, che vennero nuovamente sepolti il 18 agosto 1949 nel giardino della Casa madre, dove si trovano tuttora, ai piedi di una statua della Madonna che lei invocava come “Notre Dame du Prompt Secours”.
Trentaquattro anni dopo la trasmissione degli atti del processo a Roma, si svolse, il 10 ottobre 1984, la riunione dei periti storici, mentre la “positio super virtutibus” venne trasmessa alla Congregazione vaticana per le Cause dei Santi nel 1986. Quattro anni dopo, il 30 novembre 1990, il processo informativo venne convalidato con apposito decreto.
A seguito della riunione dei periti teologi, il 18 dicembre 1990, e della riunione dei cardinali e vescovi membri della Congregazione, 4 giugno 1991, venne promulgato il decreto che attribuiva a madre Giovanna Emilia il titolo di Venerabile, letto di fronte al Papa il 6 luglio 1991 e reso noto il 9 ottobre del medesimo anno.
Dal 16 maggio al 20 ottobre 2003 si svolse il processo diocesano su un probabile miracolo, ossia la guarigione di Binta Diaby, un’adolescente musulmana che viveva in Guinea e che nel 1994, per aver ingerito della soda caustica, stava rischiando di morire di peritonite. Fu trasportata in una casa delle suore a Barcellona, che iniziarono una novena alla Fondatrice e le diedero in mano una sua immagine con reliquia. Dopo ventitré giorni, la ragazzina si alzò guarita. La convalida dell’inchiesta sul miracolo avvenne il 4 febbraio 2005. L’approvazione definitiva, dopo le riunioni della commissione medica (16 febbraio 2006), dei periti teologi (26 gennaio 2007) e dei cardinali e vescovi membri della Congregazione vaticana per le Cause dei Santi (6 novembre 2007), giunse col decreto del 17 dicembre 2007, che apriva la strada alla beatificazione. La celebrazione si è svolta a Castres il 5 luglio 2009, presieduta dal cardinal Angelo Amato, Prefetto delle Cause dei Santi, in qualità d’inviato del Santo Padre.
Come secondo miracolo per ottenere la canonizzazione è stato preso in esame il caso di Emily Maria de Sousa, nativa di Patrolina, in Brasile. Il 5 maggio 2008, quando aveva appena 9 mesi, infilò un dito in una presa di corrente e ricevette una scossa elettrica. Condotta in ospedale, venne ricoverata in terapia intensiva. Poteva mangiare, ma aveva difficoltà a respirare e un’ipertonia muscolare. Il 14 maggio le venne posto un tubo gastrico e fu trasferita in pediatria. Uscì dall’ospedale il 20 maggio in stato molto grave: non poteva vedere, respirare, parlare, stare in piedi e il collo le ciondolava da una parte all’altra. I genitori della piccola, consigliati dalla loro amica suor Ana Celia de Oliveira, decisero di compiere una novena alla Beata Giovanna Emilia. Verso la sera del 30 maggio 2008 ci fu un cambiamento radicale: la bambina riprese a vedere e tornò alla normalità. Questo evento fu riconosciuto come guarigione inspiegabile con il decreto reso noto il 6 dicembre 2014.
Il 17 maggio 2015, in piazza San Pietro a Roma, papa Francesco ha ufficialmente posto alla venerazione di tutta la Chiesa cattolica madre Giovanna Emilia De Villeneuve e altre tre Beate: suor Maria Alfonsina Danil Ghattas, madre Maria Cristina dell’Immacolata Concezione (Adelaide Brando) e suor Maria di Gesù Crocifisso (Mariam Baouardy).
Autore: Emilia Flocchini
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