Commemorazione di san Samuele, profeta, che, chiamato da Dio fin da piccolo e divenuto poi giudice in Israele, unse, per ordine del Signore, Saul re sul suo popolo; e dopo che Dio ebbe ripudiato costui per la sua infedeltà, diede l’unzione regale anche a Davide, dalla cui stirpe sarebbe nato Cristo.
Samuele è l’ultimo giudice d’Israele e il primo dei profeti; la sua vita è narrata principalmente nei capitoli 1-15 del I libro di Samuele della Bibbia, gli altri capitoli parlano di Saul primo re, mentre il secondo libro di Samuele, parla del grande re Davide.
La vicenda della sua vita inizia verso il 1070 a.C. e finisce verso il 980 a.C.; come per altre figure della Bibbia, anche la sua nascita è dovuta alle preghiere di una madre pia ma sterile, come Sara moglie di Abramo, la madre di Sansone, ecc.; il figlio viene considerato in questo modo un dono divino, assoluto, frutto della preghiera materna e della grazia divina; Samuele avrà così questo nome che ha il significato di “l’ho domandato al Signore”.
La madre Anna nell’implorare la sua nascita perché sterile, fa voto al Signore di consacrarlo a Lui, secondo le regole del nazireato, che comprendeva fra l’altro la crescita senza il taglio dei capelli e l’astensione dalle bevande alcoliche.
Una volta nato, Samuele è tenuto in famiglia fino allo svezzamento, che a quell’epoca era prolungato fino al secondo o terzo anno di vita; giunto il momento, con il consenso del marito e padre del bambino Elkana, la madre Anna lo conduce al santuario di Silo, nella Palestina centrale, dove si custodiva l’Arca dell’Alleanza e lo consegna al gran sacerdote Eli, affinché cresca nel tempio, come consacrato a Dio.
Prima di ritornare, Anna eleva a Dio un cantico di lode, in cui si sottolinea la potenza divina, che trasforma la prepotenza dei potenti in un trionfo finale dei più deboli e la sterilità emarginante di una donna, in una fertilità di madre, come nel suo caso.
Il primo libro di Samuele, scritto come il secondo, da un anonimo nel secolo IX a.C., prosegue con la descrizione del santuario di Silo, dove in contrapposizione al giusto sacerdote Eli, vi erano i due figli Ofni e Finees, anch’essi per discendenza sacerdoti del tempio, che però erano ‘perversi’ abusando delle donne addette ad alcuni incarichi e non erano giusti nella ripartizione delle parti degli animali offerti.
Samuele cresce nel tempio e già da piccolo porta la veste sacerdotale, la madre viene a trovarlo ogni anno portandogli in dono un mantello, quasi per assicurarlo della sua presenza e protezione, Anna per maggior gloria di Dio, concepirà altri tre maschi e due figlie.
Il rivelarsi di Dio attraverso la parola dei profeti, in quell’epoca era raro, però Egli si manifesta al fanciullo e per ben tre volte lo chiama di notte, ma Samuele pensa che sia il suo maestro Eli, che dorme in una stanza accanto, quest’ultimo, emblema della vera guida spirituale, senza sostituirsi a lui, lo istruisce a rispondere così: “Parla Signore, perché il tuo servo ti ascolta”.
E alla quarta chiamata, Dio nominandolo suo profeta, gli predice la punizione proprio del suo maestro Eli, per la debolezza dimostrata verso i figli degeneri; al mattino Samuele rivelerà la profezia ad Eli, il quale da quel momento diventerà un suo discepolo e da giusto qual’era, dirà: “Egli è il Signore! Faccia ciò che è bene ai suoi occhi”. Ormai l’investitura di Samuele è ufficiale in tutta Israele, egli come profeta non è un sognatore o un mistico colpito da estasi, ma un personaggio che opera all’interno della storia e le sue profezie non caddero mai a vuoto.
Gli anni passano e all’orizzonte di Israele compaiono le truppe dei Filistei, popolo di origine egeo cretese, dotati di forte tecnologia militare; gli ebrei si scontrano in battaglia, subendo una prima sconfitta ad Afek sulla costa mediterranea e poi una seconda più grave, in cui gli ebrei vengono sconfitti definitivamente, i figli del gran sacerdote uccisi in combattimento e l’Arca dell’Alleanza, che veniva portata nelle battaglie, secondo le usanze ebraiche, viene catturata dai Filistei.
La notizia portata da un messaggero ad Eli, rimasto nel santuario di Silo, fa cadere per il dolore dal seggio il vecchio sacerdote, che si fracassa il cranio e muore; la città di Silo viene poi distrutta, avverandosi del tutto la profezia di Samuele. L’Arca in mano dei Filistei, peregrinò per vario tempo nei loro territori, ma eventi disastrosi per loro, l’accompagnavano, per cui si convinsero a restituirla agli ebrei; ma non essendoci più il santuario, fu tenuta per venti anni in vari posti, fino al tempo del re David, quando sarà collocata definitivamente a Gerusalemme.
Samuele in questo periodo, svolge il suo ministero profetico riportando gli israeliti al culto di Iahweh e a prepararli alla riscossa sui filistei, che di fatto li opprimevano. Li raduna tutti a Masfa di Beniamino e con preghiere, digiuni, confessioni dei peccati, si parla della guerra contro gli oppressori; gli ebrei eleggono Samuele come giudice (1050-1030).
I filistei insospettiti, decidono di attaccare gli ebrei, Samuele invoca Dio e tuoni e rombi immensi si scatenano nell’aria, per cui i filistei terrorizzati scappano, venendo sconfitti fino a Bet-Kar, e da allora non entrarono più in Israele, almeno fino a quando Samuele fu giudice.
Dopo la distruzione di Silo egli dimorava a Rama, dove era nato e nuova sede dell’Arca e del santuario, ogni anno girava per il territorio d’Israele giudicando nelle vertenze, presiedendo adunanze; il resto della sua vita fino alla vecchiaia è passato sotto silenzio.
Ormai molto anziano, con i propri figli Ioel e Abijiah che non seguivano le orme del padre determinando un malgoverno, la minaccia di nuova invasione filistea, spinsero il popolo a chiedergli di rinunziare alla carica e di nominare un re, che governasse e marciasse alla testa dei soldati, come era uso di quel popolo.
Prima titubante poi convinto da Dio, a cui aveva ricorso con la preghiera, Samuele consacra re Saul, in tre fasi, prima privatamente a Rama, poi con il sorteggio a Masfa e poi a Galgala lo presenta al popolo, ungendolo re. Samuele scrisse il codice (statuto) sul diritto del regno, quindi si dimise da Giudice e si congedò dal popolo con un discorso memorabile, indicando la via per conservare l’amicizia con Dio.
I libri di Samuele continuano con il racconto delle gesta di Saul come sovrano, delle sue vittorie e anche delle sue disubbidienze ai voleri di Dio. Samuele a cui Dio parlava nel sonno, si recò da Saul dopo la grande battaglia contro gli Amaleciti a rimproverargli di non aver adempito allo sterminio totale di quel popolo e dei suoi animali e di aver invece salvata la vita al loro re Agag e di aver preso per bottino tutti gli armenti migliori.
Poi davanti a Saul, Samuele uccide il prigioniero Agag, re di quegli acerrimi nemici d’Israele (ci è difficile capire questi atteggiamenti estremi, ma tutto va inquadrato negli usi, nelle vendette, nelle guerre esasperate di quell’epoca) e nel contempo egli dice a Saul che il Signore lo ha ripudiato come re, per darlo ad un altro più degno.
Pur se dispiaciuto di aver dovuto ripudiare Saul, Samuele, sempre su indicazione di Dio, si reca da Iesse il betlemita; arrivato a Betlemme si fece condurre davanti i sette figli presenti di Iesse, ma nessuno di loro gli veniva indicato da Dio come il futuro re, ma c’era un ottavo figlio, Davide, il più piccolo che pascolava le pecore, allora fattolo venire, Samuele riconobbe in lui il prescelto e con il corno dell’olio, alla presenza dei fratelli, lo consacrò re d’Israele, poi si alzò e ritornò a Rama.
La sua figura ricompare ancora fuggevolmente nelle vicende che riguardano il re David, la persecuzione contro questi di Saul, i circoli dei profeti residenti a Najat, ecc. ma ormai è Davide che irrompe con tutta la sua grandiosità di re nei capitoli successivi del secondo libro di Samuele.
Il profeta morì verso i novanta anni, tra il compianto di tutti gli israeliti e fu seppellito nella sua proprietà di Rama. Dopo morto, Samuele viene evocato da Saul prima della battaglia contro i Filistei e gli predice la sconfitta dell’esercito israeliano e la morte sua e dei suoi figli, sul campo.
La personalità di Samuele è affascinante, egli è prima un prescelto consacrato sin da bambino, poi profeta adolescente, ma accettato dal suo maestro Eli; senza essere un condottiero di eserciti come lo erano i giudici d’Israele, egli assume questa carica per la sua vittoria sui nemici del suo paese, ottenuta però con la preghiera e l’invocazione a Dio e come novello Mosé, le forze della natura lo favoriscono nell’impresa.
Pensa di creare una dinastia, ma i suoi figli degeneri non ne sono degni, allora pur essendogli doloroso mettersi da parte, nomina un re per Israele nella persona di Saul, per il quale mostrava sincero affetto. La delusione della ripudiazione come sovrano, non gli da soddisfazione di rivincita, anzi lo rattrista e intimamente prega per lui, dovette usare le maniere forti con Saul ma temperate da grande condiscendenza ed umanità; non potendo fare più niente per lui, si ritira nel silenzio della sua Rama.
Viene richiamato da Dio per ungere il nuovo re David e forte nella fede in Dio, lo fa sapendo di sfidare l’ira di Saul; sarà il consigliere e profeta cercato dallo stesso David e infine profetizza la fine di Saul anche dopo morto, è stato certamente uno dei più grandi profeti d’Israele.
Le sua reliquie furono scoperte nel 406 d.C. e trasportate a Costantinopoli con una solennità eccezionale, tra due ali di folla continua, dalla Palestina a Calcedonia. Al tempo della IV Crociata, esse furono portate a Venezia dove sono tuttora, venerate nel tempio di S. Samuele; a partire dal 730 il suo nome compare in tutti i Martirologi Occidentali al 20 agosto.
Di Antonio Borrelli
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