Fu uno dei numerosissimi martiri, ecclesiastici e laici di ogni condizione che patirono per la fede cattolica in Inghilterra nel XVI e XVII secolo. Il martirologio inglese non ha certo il suo inizio nella persecuzione scatenata da Enrico VIII nel 1535 con lo scisma d’Inghilterra e conclusasi con la fine del regno di Carlo II nel 1681. Comincia già al tempo di Diocleziano e si arricchisce durante le invasioni successive degli Anglosassoni e dei Normanni.
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L’«Atto di supremazia» del 1534 rese definitiva la separazione dell’Inghilterra da Roma; proclamato quindi il re unico capo della Chiesa inglese, venne contemporaneamente sancito che chiunque si fosse rifiutato di riconoscere la sua supremazia spirituale si sarebbe reso colpevole di alto tradimento e come tale sarebbe stato punibile con la morte, cercandosi in tal modo di nascondere il motivo religioso sotto il movente politico. Ebbe così inizio il lungo bagno di sangue dell’Inghilterra cattolica durato quasi un secolo e mezzo. Inaugurato con un gruppo di Certosini londinesi il 4 maggio 1535 e nel quale morirono quanti preferirono salire sul patibolo piuttosto che rinnegare la fede dei loro padri e negare obbedienza al pontefice romano.
Bartolomeo Albano Roe nacque a Suffolk nel 1585 e fece gli studi a Cambridge. Fu convertito al cattolicesimo dalle risposte di un carcerato cattolico che egli voleva convertire al protestantesimo. Lasciò allora il suolo patrio e si laureò in teologia nel Collegio Inglese di Douai in Francia, che il futuro cardinale Guglielmo Allen aveva fondato nel 1568 appunto per la formazione dei giovani sacerdoti da inviare poi nella loro patria per tentare di convertire nuovamente coloro che avevano abbracciato l’anglicanesimo. Per la stessa ragione era stato trasformato in seminario nel 1578 l’antico Collegio Inglese di Roma, auspice sempre l’Allen, e che meritò il titolo di Seminarium martyrum. Tutti sapevano che il ritorno di quei giovani preti in Inghilterra equivaleva a una sentenza di morte.
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Emessa la professione nel 1612 e ordinato sacerdote, Bartolomeo Roe tornò in patria, ma presto arrestato. Dopo cinque anni di carcere è liberato e nel 1623 grazie all’intervento dell’ambasciatore di Spagna, ma è esiliato. Non si diede per vinto, e dopo appena pochi mesi tornò in Inghilterra. Tradito, è nuovamente chiuso in carcere, dove esercitò il ministero sacerdotale tra i compagni di sventura. Dopo qualche tempo gli è concesso il permesso di uscire liberamente dalla prigione, ed egli se ne valse per darsi all’apostolato. Scoperto, è condannato a morte. Salì sul patibolo il 21 gennaio 1642. Nel monastero di Downside si conserva un panno imbevuto del suo sangue.
Fonte: Giornale di Brescia
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