Nel territorio di Zapotlanejo in Messico, san Giuseppe Isabel Flores, sacerdote e martire al tempo della grande persecuzione.
(Fonte santiebeati.it – Autore: Antonio Borrelli) Dopo la dittatura di Porfirio Diaz (1876-1911) si ebbe un periodo di rivoluzioni e di guerre civili. In quest’arco di anni, le condizioni della Chiesa nel Messico furono estremamente difficili, specialmente dopo l’entrata in vigore, il 5 febbraio 1917, della nuova Costituzione anticlericale e antireligiosa. Il clero cattolico fu oggetto di minacce, soprusi e vessazioni da parte dei governi massonici, che si spinsero fino alla più bruta violenza e all’assassinio. In fondo si perseguitarono i preti solo perché sacerdoti.
In un continuo succedersi di presidenti chiamati a guidare il Paese, alcuni uccisi, in preda a costanti conflitti interni, si giunse alla nomina di Plutarco Elias Calles nel 1924 . Questi lavorò per il risanamento economico, il rafforzamento del movimento operaio, favorì la distribuzione della terra ai contadini, ma inasprì anche la lotta contro la Chiesa, che in varie occasioni e situazioni si tramutò in una vera e propria persecuzione. I sacerdoti ed i laici cattolici vennero a scontrarsi con il più acerrimo ateismo.
Papa Giovanni Paolo II il 22 novembre 1992, beatificò nella Basilica di San Pietro, 25 di questi perseguitati, che da sacerdoti, parroci o laici, donarono con il martirio la loro vita per la difesa della Fede e per l’affermazione della presenza della Chiesa Cattolica in Messico.
Il 21 maggio del 2000 lo stesso pontefice li ha canonizzati tutti i 25 in Piazza San Pietro, indicando alla Chiesa Universale l’esempio della loro santità, operata in vita e coronata dal martirio finale.
Il sacerdote José Isabel Flores Varela, nasce a Santa Maria de la Paz, Zacatecas (archidiocesi di Guadalajara), il 28 novembre 1866. Fu cappellano di Matatlán, Jalisco, per 26 anni dove diffuse la carità del suo ministero in quella cappellania. Mostrandosi a tutti un padre affettuoso, confortandoli con il suo zelo e la sua povertà, il suo spirito di sacrificio, la sua pietà e la sua sapienza.
Fu vigliaccamente tradito da un suo vecchio compagno, che aveva tante volte aiutato. Denunciato al capo di Zapotlanejo il piccolo paese dove esercitava il suo ministero sacerdotale, il 18 giugno 1927 fu incarcerato mentre si recava in una fattoria per celebrare la Messa e messo in un luogo sporco e maltrattato. Finché il 21 giugno 1927 fu preso di notte e condotto nel cimitero di Zapotlanejo per l’esecuzione.
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La cosa non fu facile, cercarono di impiccarlo ma non vi riuscirono. Il capo degli aguzzini allora ordinò di sparargli, ma un soldato riconobbe in padre José Isabel Flores Varela, il sacerdote che l’aveva battezzato pertanto si rifiutò, il capo infuriato uccise il soldato.
Misteriosamente le altre armi non spararono contro il sacerdote inceppandosi; allora uno degli assassini tirato fuori un coltello, tagliò la gola all’eroico martire.
Glorioso San Giuseppe oggi ti eleggo
a mio speciale patrono:
sostieni in me la Speranza,
confermami nella Fede,
rendimi forte nella Virtù.
Aiutami nella lotta spirituale,
ottienimi da Dio tutte le Grazie
che mi sono più necessarie
ed i meriti per conseguire con te
la Gloria Eterna…”
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