San Daniele è un personaggio dell’Antico Testamento, l’ultimo dei quattro profeti maggiori
Il suo nome ha in ebraico il significato di “Dio giudica”; un nome simile si riscontra anche nella letteratura ugaritica per altre figure di saggi.
È il personaggio principale e l’apparente autore del Libro di Daniele, che narra vicende collocate temporalmente durante l’esilio di Babilonia a partire dal 605 a.C. Nel Canone ebraico il libro non è classificato fra i libri profetici, ma tra i Ketuvim.
Daniele, invece, è considerato come l’ultimo dei quattro grandi profeti dell’Antico Testamento cristiano (ed è anche ritenuto santo dalle Chiese cristiane), perché il suo libro è ritenuto contenere profezie su Gesù Cristo.
Da quello che si legge nel suo libro, Daniele, di nobile famiglia giudea, è un adolescente quando viene deportato a Babilonia, dove eserciterà il servizio di profeta.
Per la sua saggezza conquista la fiducia del re Nabucodonosor II e diventa funzionario di corte e interprete dei sogni del re. La sua reputazione gli permette di continuare la sua attività dopo la conquista di Babilonia da parte dei Medi e dei Persiani avvenuta nel 539 a.C. Il re Dario I, istigato da nemici di Daniele, emise un editto che obbligava chiunque a non offrire alcuna richiesta a qualunque Dio o altra divinità se non a sé stesso.
Questi nemici di Daniele lo trovarono accinto a fare preghiere a Dio come egli era solito fare, e obbligarono il re Dario a dare Daniele in pasto ai leoni per sbarazzarsi di lui. Molto a malincuore, Dario fu costretto da questi nemici ad assecondare le loro richieste, e li autorizzò a gettare Daniele nella fossa dei leoni.
Ciò nonostante, Dario passò la notte in digiuno e preghiera a favore di Daniele, e al mattino seguente si recò in cima alla fossa e molto felicemente trovo Daniele salvo, nessun leone poté fargli del danno. La storia termina con Dario che getta i nemici di Daniele in pasto ai leoni i quali si scagliarono immediatamente addosso a quegli uomini, e Daniele prosperò sotto il regno di Dario e Ciro il Persiano. Daniele capitolo 6.
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A Daniele furono rivelati misteri concernenti gli avvenimenti futuri relativi al suo popolo Israele, relativi alla riedificazione di Gerusalemme e del tempio di Salomone. Egli vide in visione quattro grandi bestie che salivano dalla terra, la quarta grande bestia più terribile delle altre tre aveva dieci corna.
In mezzo a queste corna spuntò un altro piccolo corno, il quale aveva occhi di uomo e abbatté tre delle precedenti corna, questo piccolo corno proferiva grandi cose, simbolicamente il piccolo corno rappresenta l’Anticristo che farà guerra ai santi, Daniele 7:20-21,25 Le quattro bestie vengono distrutte e i loro corpi vengono arsi per sempre.
La visione termina con l’avvento di uno simile a un figliuol d’uomo che simboleggia Gesù Cristo, il quale si avvicina al vegliardo e gli furono dati dominio gloria e regno, e il suo regno non passerà mai (Daniele 7:13-14,27).
La Chiesa ortodossa celebra la festa di San Daniele il 17 dicembre insieme ad Anania, Azaria e Misaele, i tre giovani che lodavano Dio nella fornace di Babilonia.
La Chiesa cattolica lo ricorda il 21 luglio ed è il patrono dei minatori.
Glorioso San Daniele oggi ti eleggo
a mio speciale patrono:
sostieni in me la Speranza,
confermami nella Fede,
rendimi forte nella Virtù.
Aiutami nella lotta spirituale,
ottienimi da Dio tutte le Grazie
che mi sono più necessarie
ed i meriti per conseguire con te
la Gloria Eterna…
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