San Lorenzo da Brindisi, al secolo Giulio Cesare Russo o de Rossi, è stato un presbitero, religioso e santo italiano appartenente all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini.
Giulio Cesare nasce il 22 luglio 1559 a Brindisi da Guglielmo Russo ed Elisabetta Masella, famiglia di commercianti veneziani. Da fanciullo rimase orfano del padre.
Intraprese gli studi nelle scuole esterne dei Francescani Conventuali di San Paolo Eremita in Brindisi
Tra il 1565 e il 1567 prende l’abito dei conventuali, passando così alla scuola per oblati e candidati alla vita religiosa. L’usanza dei Conventuali di far predicare i fanciulli in alcune solennità fa iniziare la sua predicazione pubblica. La morte della madre, oltre che a lasciarlo solo, crea a Giulio notevoli difficoltà economiche e fu costretto ad andare a Venezia da uno zio sacerdote, direttore di una scuola privata e curatore dei chierici di San Marco, potendo così proseguire gli studi e maturare la vocazione nell’ordine dei Frati Minori Cappuccini.
Il 18 febbraio 1575 indossa l’abito cappuccino e il 24 marzo 1576 emette la professione religiosa. Un documento dice di lui:
«Era così devoto, più modesto e osservante degli altri novizi, ed era così puro e semplice, che pareva un angelo.»
La sua costituzione gracile e un violento mal di stomaco nei primi giorni di permanenza nel convento rischiarono di farlo rimandare a casa. Chiese la guarigione alla Vergine Maria e in riconoscenza dell’aiuto ricevuto, fece voto di digiunare in suo onore tutti i sabati fino alla morte.
Divorò tutti i libri che gli vennero a portata di mano, volendo approfondire la conoscenza della Sacre Scritture nel testo originale studiò l’ebraico e l’aramaico. Con un intervento eccezionale della grazia riuscì a padroneggiare dette lingue così bene che i rabbini lo scambiarono per un ebreo disputando con lui nella stessa lingua dei profeti.
Per l’eccessiva tensione e le continue penitenze dovette sospendere gli studi. Ritenuto affetto di tubercolosi, fu ricoverato d’urgenza nell’infermeria del convento di Oderzo. Un giorno, d’improvviso, fu visto dare in uno scoppio incontenibile di singhiozzi. Al Padre Guardiano rivelò che la Madonna lo aveva guarito. Ritornò a continuare gli studi a Venezia per prepararsi al sacerdozio, che ricevette a il 18 dicembre del 1582.
A qualche mese dall’ordinazione diaconale il futuro santo cominciò a predicare, da allora, per quasi tutta la vita, la semina della parola di Dio fu l’occupazione più importante e impegnativa per padre Lorenzo.
La maggior parte degli scritti che ci lasciò hanno avuto origine dalla sua infaticabile attività di predicatore. Alla bella presenza che s’imponeva al pubblico, univa una voce potente, un gesto esuberante, doti intellettuali e morali superiori.
Confidò ad un confratello:
«Quand’io comincio la predica è come se avanti a me si aprisse un libro; io leggo tutto in quel libro.»
Nel 1589 diviene Vicario Generale dell’Ordine in Toscana, nel 1594 Provinciale di Venezia, nel 1596 secondo Definitore Generale, nel 1598 Vicario Provinciale in Svizzera, nel 1599 nuovamente Definitore Generale.
Per la restaurazione e la difesa della fede contro le sette protestanti, nel 1599, l’arcivescovo di Praga, Zbyněk Berka z Dubé a Lipé, chiese all’imperatore Rodolfo II e a Papa Clemente VIII l’invio di padri Cappuccini nella sua diocesi.
Il primo drappello in Austria-Boemia, di cui fece parte anche il beato Benedetto da Urbino, fu diretto da padre Lorenzo, che fondò i conventi di Vienna, Gratz e Praga, centro della sua attività apostolica. Padre Lorenzo, che padroneggiava egregiamente la lingua tedesca, seppe rinfrancare le coscienze dei credenti e ottenne la conversione di molti.
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Una volta in una disputa di tre ore con i capi giudei, sui loro testi biblici originali, sfolgorò tutte le sue capacità e conoscenze, che i rabbini non vollero più affrontarlo in dispute.
Nell’ottobre del 1601 il religioso chiese di essere uno dei quattro cappellani dediti all’assistenza spirituale delle truppe cattoliche nella guerra contro i turchi. Viene quindi destinato all’accampamento imperiale di Alba Reale in Ungheria, dove giunse il 9 ottobre e e contribuì, con il suo coraggio e il suo sostegno spirituale, alla fondamentale vittoria ad dell’esercito cristiano contro le forze di Maometto III.
Si dice che prese fra le mani il crocifisso con le reliquie della croce. Grande fu la sua fama, perché a lui fu attribuito in gran parte il merito del trionfo, ma egli non amava parlare di sé e delle meraviglie che in lui operava Dio, perché grande era la sua ripugnanza per la vanagloria, l’ipocrisia e la doppiezza.
Il 24 maggio 1602 padre Lorenzo fu eletto Vicario Generale dell’Ordine, con l’impegno di visitare tutte le province dell’Ordine. Nel 1618 è a Napoli, dove viene convinto dai patrizi napoletani a recarsi in Spagna per esporre al re Filippo III le malversazioni del viceré don Pietro Giron, duca di Ossuna.
Il 26 maggio 1619, evitato l’agguato di sicari ed ostacoli di varia natura, padre Lorenzo viene ricevuto alla corte di Filippo. Al termine del colloquio col sovrano, per conferma alle sue parole, profetizza la propria morte imminente e che, se lo stesso sovrano non provvederà ai propri sudditi, morirà entro due anni.
Muore il 22 luglio del 1619, probabilmente avvelenato. Il 31 marzo 1621, come profetizzato, si spegne anche il re spagnolo, che aveva ignorato le richieste napoletane e aveva favorito il viceré don Pietro Giron.
Nel 1881 è stato canonizzato da papa Leone XIII e nel 1959 è stato proclamato dottore della chiesa, col titolo di “doctor apostolicus”, da papa Giovanni XXIII. È oggi patrono della sua città natale, Brindisi, e di numerose altre città e paesi.
(Fonte it.cathopedia.org)
O san Lorenzo da Brindisi, ascolta propizio la nostra preghiera.
Assisti premuroso il Serafico Ordine:
sia fecondo di figli, la santità aumenti,
serva fedelmente Cristo Gesù con le parole e le opere.
Sulle orme del Padre Serafico San Francesco
con te vogliamo percorrere la stretta via del bene
e presto giungere alla vetta: vogliamo meditare la Passione di Gesù,
celebrare e vivere fedelmente il divin Sacrificio, amare, celebrare,
predicare la Vergine Maria che su di te profuse i celesti carismi.
Fiduciosi nel tuo patrocinio attendiamo da te luce e forza
per conoscere la nostra missione e per attuarla. Amen.
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