San Carlo Eugenio de Mazenod, vescovo, che, per portare il Vangelo tra i poveri, istituì i Missionari Oblati di Maria Immacolata.
San Carlo Giuseppe Eugenio de Mazenod, al secolo Charles-Joseph-Eugène, nasce in Francia il 1 agosto 1782 ad Aix-en-Provence.
Suo padre era presidente della Corte dei conti della Provenza e a causa della rivoluzione francese fu costretto da piccolo a rifugiarsi con i genitori in Italia.
Dai suoi genitori, il piccolo aveva imparato a conoscere e amare Gesù e la sua Chiesa, a pregare come si parla al più grande Amico e unico Signore. Quando le armate rivoluzionarie dilagheranno anche a Genova, nel regno di Piemonte e in Italia, per diffondervi, tramite violenze di ogni genere, la negazione di Gesù Cristo e della sua Chiesa, Eugenio e la sua famiglia si rifugiarono a Torino; successivamente a Venezia e a Napoli, infine a Palermo.
A Venezia, Eugenio frequentò le lezioni tenute dai fratelli Zinelli. Furono dei santi preti, dai quali ebbe scuola e formazione spirituale così salda che né le difficoltà dell’esilio, né le idee sovversive del tempo, né gli ambienti in cui si trovò, poterono intaccare la sua fede.
Anzi, proprio in quel tempo in cui aveva sentito di migliaia di martiri caduti per amore a Gesù sotto la ghigliottina o per la persecuzione dei rivoluzionari, era sbocciato in lui il desiderio di consacrare la vita al suo Signore e Maestro: «Sarò sacerdote per Lui. Io vivrò per Lui ».
Nel 1802 a 20 anni, poté rientrare in Francia e a Parigi chiese di essere accolto nel Seminario di Saint Sulpice.
Finalmente il 21 dicembre 1811 è ordinato sacerdote e nel 1812, rientrò a Aix-en-Proven, la sua città natale. Qui iniziò il suo apostolato predicando la Quaresima in provenzale nella chiesa della Maddalena «per i suoi rispettabili fratelli, i poveri». Fu un successo per le confessioni e le conversioni ottenute.
Subito fondò un’opera per la formazione cristiana della gioventù. Accettò di dedicarsi all’apostolato nelle carceri. Nel 1815, si impegnò ancora di più nelle missioni parrocchiali iniziando nell’antico Carmelo di Aix la Società dei Missionari di Provenza, per l’apostolato della gente più povera delle campagne. Era nato il primo nucleo degli Oblati di Maria Immacolata.
Nel frattempo era stata ripristinata la diocesi di Marsiglia e affidata al Canonico Fortunato De Mazenod, come Arcivescovo, e al nostro santo, come vicario generale. Correva l’anno 1823 e Mons. Fortunato aveva 73 anni, suo nipote e vicario ne aveva 41. Entrambi, con perfetto accordo, intendevano rivitalizzare la diocesi che troppo aveva patito durante la rivoluzione e l’impero. Nessuna difficoltà riuscì a fermarli nel progetto di «preparare un Clero all’altezza dei tempi».
Per 14 anni, Mons. Eugenio De Mazenod sarà vicario generale. Poi toccherà a lui raccogliere nelle sue mani il governo episcopale di Marsiglia. Fino a essere considerato il secondo fondatore della medesima diocesi.
La città portuale stava enormemente sviluppandosi e crescendo; aumentavano i traffici e i commerci, portando nuovi problemi economici e sociali. L’Arcivescovo pensò subito di rendere i metodi di apostolato più adeguati alla crescita della diocesi per rispondere con il Vangelo di Gesù, sempre valido e attuale, ai nuovi problemi.
In breve, 22 nuove parrocchie. Oltre a far erigere il grande Santuario di Nostra Signora della Guardia e la nuova cattedrale, progettò un grande numero di chiese nuove e molte altre fece restaurare. Chiamò in diocesi ben 25 Ordini religiosi a collaborare con i suoi preti diocesani per un apostolato che doveva arrivare a tutti, anche ai più lontani.
Ai suoi preti, già come vicario generale, poi come Arcivescovo, si rivolge con la premura di un padre. Lui è un vero maestro di santità, affinché, «a immagine di Cristo», con le dimensioni del suo Cuore divino che «abbraccia Dio e il mondo nella carità teologale e non ha pace finché c’è un’anima da salvare».
A ognuno di loro, chiede regolarità di vita, dedizione a Cristo e al ministero del confessionale, della predicazione, del catechismo. Tutto questo con l’intento di portare tutti a Gesù Eucaristico e da Lui al Cielo.
Centro della sua Azione è l’Eucaristia: «Lì – spiega con frequenza – Gesù è in stato di vittima come sulla croce. È non solo la vittima, ma anche il Sacerdote che si offre e si immola per noi, per attirare su di noi tutte le grazie meritate con il Suo Sacrificio, per allontanare i castighi della giustizia divina che le nostre infedeltà ci attirano».
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Soprattutto la povera gente del popolo, in primo luogo le note «pescivendole» di Marsiglia, si affezionano a lui, aristocratico anche nell’aspetto, ma così fedele alla sua vocazione di Vescovo, di Padre e Maestro della fede. Marsiglia intera lo venera, già in vita, come un santo.
Ai suoi Oblati, di Maria Immacolata, perfezionando la loro fondazione, dà come motto l’affermazione di Gesù: “Dio mi ha mandato a evangelizzare i poveri». L’ora di Dio giunge per loro quando nel 1841, vengono chiamati in Canada. 4 suoi missionari e 2 coadiutori laici si imbarcano per quel Paese lontano, subito seguiti da altri. Per la loro opera, sostenuta dal santo Arcivescovo, il messaggio di Gesù si propaga in condizioni eroiche dal Fiume Rosso all’Oceano Glaciale, dal Pacifico alla baia di Hudson.
In 20 anni, gli Oblati crescono da 60 a 415. Davvero benedetti da Dio con l’affluenza di numerose vocazioni.
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Altre missioni seguiranno negli Stati Uniti, nel Messico, a Ceylon, in Sud-Africa. Vedere espandersi il Regno di Gesù nella sua diocesi di Marsiglia e in terra di missione, è la gioia più grande di questo pastore dal cuore ardente come Gesù. Come grazia ultima, chiede di poter morire in piena lucidità. Offre a Dio il suo estremo sacrificio, mentre intorno a lui i suoi «figli», cantano dolcemente la «Salve Regina». È il 21 maggio 1861.
Papa Paolo VI lo ha beatificato il 19 ottobre 1975; il 3 dicembre 1995 è stato proclamato santo da papa Giovanni Paolo II.
(Fonte santiebati.it – Autore: Paolo Risso)
Signore Gesù,
che vi degnaste eleggere il vostro servo
Carlo Eugenio De Mozenod
a Fondatore di una congregazione di Missionari
destinati ad annunziare il Vangelo
alle anime più abbandonate,
accordatemi, ve ne prego,
mercé la sua intercessione,
la grazia che instantemente vi chiedo.
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