Nasce a Firenze nel 1233. Dopo aver studiato medicina e filosofia, nel 1254 si sente ispirato ad entrare nel piccolo ordine dei servi di santa Maria, allora nato da una decina d’anni. Diventa sacerdote e poi priore generale. Attirato dalla vita umile ed evangelica, nel servizio alla Madre di Dio, dei frati del Monte Senario, entra nel loro monastero. Prima di diventare Superiore generale si interessa di serbare memoria degli inizi dell’Istituto e dei suoi fondatori, per tramandarla ai posteri. Da priore generale la sua attività risulta notevolmente intensa, tanto in Italia come all’estero. Si impegna a difendere l’Ordine in momenti burrascosi, fino a ottenerne, nel 1287, una lettera di protezione apostolica da parte del papa Onorio IV. Quindi si ritira presso il convento di San Marco di Todi, senza avere la fortuna di vedere i favorevoli sviluppi del suo Istituto. Benizi muore a Todi, in uno dei conventi più poveri dell’Ordine, il 22 agosto 1285. Sarà canonizzato da Papa Clemente X nel 1671. (Avvenire)
Etimologia: Filippo = che ama i cavalli, dal greco
Martirologio Romano: A Todi in Umbria, san Filippo Benizi, sacerdote fiorentino, che, uomo di insigne umiltà e propagatore dell’Ordine dei Servi di Maria, considerava Cristo crocifisso l’unico suo libro.
San Filippo Benizi, che la Chiesa festeggia il 22 agosto, fu un grande propagatore dell’ordine dei Serviti. Nacque a Firenze il 15 agosto 1233 da genitori che da tanto tempo aspettavano il dono di un figlio. I suoi genitori appartenevano a due famiglie nobili della città: I Benizi ed i Frescobaldi. Filippo nacque quindi proprio il giorno della festa della Madonna: il 15 agosto. Lo stesso giorno, poco lontano, i Sette Santi fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria, ebbero tutti nello stesso momento, la visione mariana che avrebbe dato origine alla fondazione di un nuovo ordine religioso. All’età di tredici anni venne mandato a Parigi per studiare medicina e, a soli 19 anni, ottenne il dottorato in medicina e filosofia all’università di Padova. Lavorò come medico a Firenze per un anno, studiando la bibbia e i Padri della Chiesa nel tempo libero. Il giovedì santo del 1254 Filippo stava pregando a Fiesole quando gli parve che la statua del crocifisso gli dicesse di salire sulla collina per conoscere i servi di sua madre. Filippo prese parte alla celebrazione eucaristica nella cappella di Carfaggio e rimase colpito assai dalla lettura della messa di quel giorno, presa dagli Atti degli apostoli, nella quale lo Spirito Santo aveva ordinato al diacono Filippo: “ Filippo avvicinati e monta sul carro”. Filippo capì allora che la Madonna lo chiamava al sicuro su un carro in un mondo pieno di insidie per la salvezza dell’anima. Andò a Monte Senario ed il Priore generale San Buonfiglio Monadi, probabilmente temendo per lui una certa superbia, lo ammise nell’ordine dei Servi di Maria come semplice fratello laico. Fra Filippo doveva occuparsi del giardino, chiedere la questua e compiere in convento i lavori più umili e faticosi e fu alloggiato in una piccola grotta dietro la chiesa. Il superiore dell’ordine scelse per Filippo un percorso che nascondeva al mondo le sue enormi doti, per temprarlo nell’umiltà e nella preghiera. Furono cinque anni di ottima preparazione al futuro radioso che lo aspettava, durante i quali si occupò delle mansioni più mortificanti.
Nel 1258 fu mandato nella casa di Siena e sulla strada incontrò due frati domenicani, che iniziarono a discorrere con lui. I due frati dell’ordine dei Predicatori rimasero talmente folgorati dalle sua cultura e dalla vivacità della sua intelligenza, che andarono a parlare con il superiore dell’ordine, pregandolo di valorizzare meglio una personalità così spiccata. Allora San Bonfiglio lo promosse agli ordini sacri. Nel 1262 venne nominato maestro dei novizi e fu uno dei quattro vicari che assistevano il priore generale. Nel 1267 fu eletto all’unanimità superiore generale dell’ordine e si occupò della redazione delle regole e della costituzione dei Servi di Maria. Quando papa Clemente IV morì, pare che il cardinale Ottobuoni avesse proposto fra Filippo come papa. Filippo allora per tre mesi si nascose vicino a Radicofani e passato il pericolo di essere eletto papa partì per una visita ai conventi francesi e tedeschi.
Nel 1274 partecipò al secondo concilio di Lione. Nel 1279 papa Nicola III chiese a Filippo di mettere pace tra i Guelfi e i Ghibellini, compito che egli portò a termine positivamente. Fra Filippo fondò pure il ramo femminile dei Serviti ed inviò i primi missionari dell’ordine in oriente. Nel 1285 Filippo sentendosi ormai prossimo alla morte si ritirò nel convento di Todi. Appena arrivato tutta la città lo accolse con gioia: Filippo immediatamente si recò all’altare della Madonna e prostratosi a terra esclamò: “ Questo è il mio riposo per l’eternità”. Alle 3 del pomeriggio fece chiamare la comunità e raccomandò loro. “ Amatevi a vicenda, rispettatevi a vicenda, sopportatevi a vicenda”. Poi chiese che gli fosse portato il libro da cui aveva imparato di più. Allora i frati gli portarono, uno dopo l’altro, tutti i libri sacri, ma egli li rifiutava.
Infine, indicando il Crocifisso, che poi sarà il suo simbolo nella sua iconografia, disse: “ quello è il mio libro”. Proprio lui, che per tutta la vita aveva fatto dello studio e dello sviluppo della mente i suoi punti forti, si era reso conto, prima di morire, che l’esperienza della croce ci dà l’insegnamento più prezioso che tutti i libri messi insieme. Filippo morì contemplando il crocifisso il 22 agosto 1285 a Todi e venne canonizzato nel 1671. Riguardo agli interventi angelici nella sua vita accadde che in un suo viaggio, essendo con quattro compagni del suo ordine nelle aspre montagne delle Alpi, egli perde la strada, erra per tre giorni e, alla fine, soccombe di sfinimento e di fatica. Egli si pone in preghiera; subito delle voci umane si fanno sentire. Due uomini si presentano, vestiti da pastori, ma facendo apparire sul loro volto e nelle loro parole una amenità che contrasta con la rudezza di un pastore della montagna. Essi fanno entrare San Filippo ed i suoi compagni sotto un tetto rurale e servono loro piatti semplici ma ben preparati, pani scoppianti di biancore e d’un gusto squisito ed una bevanda rinfrescante. I religiosi si ristorano rendendo grazie a Dio. i due pastori li rimettono poi sul loro cammino. Quando il santo vuole ringraziarli, egli trova che sono improvvisamente scomparsi. Egli rimarrà persuaso che aveva avuto a che fare con degli angeli del Signore.
Autore: Don Marcello Stanzione
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