Thomas More, italianizzato in Tommaso Moro, è stato un umanista, scrittore e politico cattolico inglese. Viene venerato come santo dalla Chiesa cattolica dal 1935.
Thomas More (questo il suo nome in inglese) nasce a Londra il 7 Febbraio 1478; dedito a studi umanistici, giuridici e religiosi, entrò in Parlamento nel 1504.
Divenne un ottimo avvocato (oggi è il patrono di questo mestiere) e la sua preparazione giuridica gli procurò l’attenzione del re e gli aprì le porte di una brillante carriera politica: nel 1529 arrivò a ricoprire la carica di cancelliere del Regno.
Dalla moglie Jane Colt ha avuto tre figlie e un figlio; alla sua morte, si risposa con Alice Middleton.
Ha imparato a Oxford l’amore per i classici antichi e lo condivide con Erasmo da Rotterdam, spesso ospite in casa sua. Scrive la vita dell’umanista italiano Giovanni Pico della Mirandola; ma sarà più famoso il suo dialogo Utopia , col disegno di una società ideale, governata dalla giustizia e dalla libertà.
La visione politica e religiosa contenuta in quest’opera incontrò il favore di svariate comunità religiose: gli anabattisti, ad esempio, inserirono Utopia tra le loro opere di riferimento; altri, invece, come i luterani, assunsero una posizione di ferma ostilità nei confronti delle idee di Moro. Ottenne comunque il consenso e il favore del re, che incoraggiò l’autore a stendere numerose opere polemiche nei confronti di Lutero. Tale favore da parte del sovrano continuò per diverso tempo, fino alla netta rottura finale.
Fu un umanista che portò il cilicio, che studiò i Padri della Chiesa e che visse la fede con fermezza e gioia.
Quando Lutero inizia la sua lotta contro Roma, il re Enrico VIII d’Inghilterra scrive un trattato in difesa della dottrina cattolica sui sacramenti, ricevendo lodi da papa Leone X e accuse da Lutero. A quest’ultime risponde Tommaso Moro, che Enrico stima per la cultura e l’integrità. Spesso lo consulta, gli affida missioni importanti all’estero. E nel 1529 lo nomina Lord Cancelliere, al vertice dell’ordinamento giudiziario. Un posto altissimo, ma pericoloso.
Siamo infatti alla famosa crisi: Enrico ripudia Caterina d’Aragona (moglie e poi vedova di suo fratello Arturo), sposa Anna Bolena, e giunge poi a staccare da Roma la Chiesa inglese, di cui si proclama unico capo. Per Tommaso Moro, la fedeltà esige la sincerità assoluta col re : anche a costo di irritarlo, pur di non mentirgli. E così si comporta. La fede gli vieta di accettare quel divorzio e la supremazia del re nelle cose di fede. Lo pensa, lo dice, perde il posto e si lascia condannare a morte senza piegarsi.
Incoraggia i familiari che lo visitano nella prigione della Torre di Londra e scrive cose bellissime in latino a un amico italiano che vive a Londra, il mercante lucchese Antonio Bonvisi: “Amico mio, più di ogni altro fedelissimo e dilettissimo… Cristo conservi sana la tua famiglia“.
Il suo amico italiano gli manda in prigione cibi, vini e un abito nuovo per il giorno dell’esecuzione (ma non glielo lasceranno indossare).
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Davanti al patibolo, è cordiale anche col boia che dovrà decapitarlo: “Su, amico, fatti animo; ma guarda che ho il collo piuttosto corto“, e gli regala una moneta d’oro. Poi, venuto il momento, dice alcune parole. “Poche”, gli hanno raccomandato: e poche sono. Tommaso Moro invita a pregare per Enrico VIII, “e dichiarò che moriva da suddito fedele al re, ma innanzitutto a Dio“.
Quindici giorni prima, per le stesse ragioni, è stato decapitato il suo amico John Fisher, vescovo di Rochester, che sarà canonizzato insieme a lui da Pio XI nel 1931. Ora la Chiesa li ricorda entrambi nello stesso giorno.
Il 31 ottobre 2000 san Thomas More viene dichiarato patrono degli statisti e dei politici cattolici da Giovanni Paolo II.
(Fonte www.santiebeati.it – Autore: Domenico Agasso)
Glorioso San Tommaso Moro oggi ti eleggo
a mio speciale patrono:
sostieni in me la Speranza,
confermami nella Fede,
rendimi forte nella Virtù.
Aiutami nella lotta spirituale,
ottienimi da Dio tutte le Grazie
che mi sono più necessarie
ed i meriti per conseguire con te
la Gloria Eterna…
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