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Etimologia: Lea = leonessa, dal latino
Nella seconda metà del IV secolo i cristiani di Roma sono ormai molto numerosi. Fra i credenti veri s’infiltrano delle persone avide, inquinatori della Chiesa. San Girolamo le descriveva: “Con questi qui d’attorno, essere santi diventa rischioso “.
In questo tempi vive Lea, che conosciamo soltanto grazie a san Girolamo. Egli ne parla in una lettera alla gentil donna Marcella, animatrice del cristianesimo integralmente vissuto, che ha dato vita a una comunità femminile di tipo quasi monastico nella sua residenza sull’Aventino.
Non conosciamo la data di nascita e i suoi prima anni di vita, ma sappiamo che Lea era di famiglia nobile e che rimase vedova del marito in giovane età. Il suo sposo doveva essere un personaggio molto illustre, chiamato ad assumere la dignità di console.
Successivamente lei entrata nella comunità di Marcella, dove si studiano le Scritture e si prega insieme, vivendo in castità e povertà. Con questa scelta, Lea capovolge modi e ritmi della sua vita per diffondere, come diremmo noi, un “messaggio forte”.
E Girolamo dice di lei: “Maestra di perfezione alle altre, più con l’esempio che con la parola, fu di un’umiltà così sincera e profonda che, dopo essere stata gran dama con molta servitù ai suoi ordini, si considerò poi come una serva“.
Marcella ha in lei una fiducia totale. Le affida il compito di formare le giovani nella vita di fede e nella pratica della carità nascosta e silenziosa. Sarebbe difficile, scrive Girolamo, riconoscere in lei l’aristocratica di un tempo, ora che “ha mutato le vesti delicate nel ruvido sacco”, e mangia come mangiano i poveri che soccorre.
Questo è il suo stile, sotto il segno del riserbo. Agire e tacere. Insegnare con i fatti. Fa così poco rumore che di lei non si sa altro, e ignoreremmo perfino la sua esistenza se Girolamo non l’avesse ricordata in quella lettera.
Muore ad Ostia, probabilmente, il 22 Marzo 384.
È chiamata la madre delle vergini e la patrona delle vedove.
Fonte santiebeati.it – Autore: Domenico Agasso
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