Testimonium

Il Santo di oggi – 22 Ottobre – San Donato di Fiesole (Vescovo)

Nacque in Irlanda negli ultimi anni del secolo VIII da nobili genitori cristiani. Spinto da un desiderio di perfezione cristiana nell’816 abbandonò la famiglia e la patria e si mise a peregrinare per varie regioni giungendo fino a Roma. Sulla strada del ritorno verso casa arrivò a Fiesole proprio mentre il clero ed il popolo trattavano dell’elezione del nuovo vescovo.

Fu così che i fiesolani scelsero proprio lo sconosciuto pellegrino. Era l’anno 829. Il suo governo pastorale a Fiesole durò oltre 40 anni. Fu uomo di lettere e, se non vi insegnò, certo esercitò molta influenza sulla scuola eretta a Firenze da Lotario in seguito ai deliberati della assemblea di Olona dell’825. Scrisse diverse opere delle quali rimangono soltanto un epitafio dettato per la sua tomba, prezioso per le notizie autobiografiche; un Credo, poetico, recitato fra gli amici e discepoli prima di morire, e le Lodi di santa Brigida, patrona dell’Irlanda. Morì a Fiesole tra l’874 e l’877. (Avvenire)

Etimologia: Donato = dato in dono, dal latino

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: A Fiesole in Toscana, san Donato Scoto, vescovo, che, celebre per cultura e pietà, giunse pellegrino a Roma dall’Irlanda e fu dato al popolo di questa città come illustre pastore mandato da Dio.

Nacque in Irlanda negli ultimi anni del sec. VIII da nobili genitori cristiani. Fin da fanciullo fu educato nella fede cattolica e avviato agli studi nei quali fece tali progressi da superare tutti i suoi coetanei. Desideroso di maggiore perfezione, nell’816 abbandonò la famiglia e la patria e si mise a peregrinare per varie regioni giungendo fino a Roma. Nel ritornare in patria arrivò a Fiesole proprio mentre il clero ed il popolo trattavano dell’elezione del nuovo vescovo; mossi da`divina ispirazione i fiesolani scelsero proprio lo sconosciuto pellegrino, che dapprima riluttante dovette poi piegarsi ai oro desideri.

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Era l’anno 829. Ben poco sappiamo del suo governo pastorale a Fiesole durato oltre uarant’anni. Combatté con successo contro gli usurpatori dei beni della sua Chiesa. Nell’866 si portò a Capua dove ebbe da Lotario II la conferma dei beni già concessi al suo predecessore Alessandro con esenzioni e diritti vari. A Piacenza, nell’876, ricevette conferma da Carlo il Calvo delle immunità e dei privilegi precedentemente ricevuti.

Fu in buona relazione con i sovrani del tempo e, come feudatario, li seguì nelle loro imprese e nei loro viaggi. Nell’844, insieme con altri vescovi, prese parte ad una spedizione che Lotario fece guidare dal figlio Ludovico. Nell’866, alla testa dei suoi vassalli, accompagnò Ludovico nella campagna contro i Saraceni nell’Italia meridionale.

Nell’850 fu presente a Roma alla incoronazione di Ludovico fatta da Leone IV. In quella occasione sedette col papa e con l’imperatore in giudizio per risolvere una vecchia questione pendente fra i vescovi di Arezzo e di Siena, risolta a favore di quest’ultimo.


Fu uomo di lettere e come tale si preoccupò dell’istruzione del clero e della gioventù. Se non vi insegnò, certo esercitò molta influenza sulla scuola eretta a Firenze da Lotario in seguito ai deliberati della assemblea di Olona dell’825. Scrisse diverse opere delle quali rimangono soltanto un epitafio dettato per la sua tomba, prezioso per le notizie autobiografiche; un Credo, poetico, recitato fra gli amici e discepoli prima di morire, e le Lodi di s. Brigida, patrona dell’Irlanda. Per i suoi connazionali irlandesi pellegrini in Italia fondò a Piacenza con mezzi propri, fra l’826 e l’850, la chiesa di S. Brigida, con annesso ospedale ed ospizio, che, dotati di numerosi e ricchi beni, donò il 20 agosto dell’850 al monastero di S. Colombano di Bobbio.

 

Mori a Fiesoie tra l’874 e l’877 e le sue spoglie furono sepolte nella primitiva cattedrale, ai piedi della collina, nella cappella dedicata a s. Romolo, dove rimase fino al 1817. In quell’anno il vescovo mons. R. Mancini trasportò i suoi sacri resti nella nuova cattedrale, eretta sul colle nel 1028 dal vescovo- Jacopo il Bavaro, in una cappella a lui dedicata a sinistra dell’altare maggiore accanto a quella monumentale fatta costruire dal vescovo Leonardo Salutati. La Chiesa fiesolana, che lo onora come santo, ne celebra la festa il 22 ottobre.

Autore: Giuseppe Raspini

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