Oggi 22 Settembre la Chiesa ricorda Sant’ignazio da Santhià, frate cappuccino
A Torino, sant’Ignazio da Santhià (Lorenzo Maurizio) Belvisotti, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, assiduo nell’ascolto dei penitenti e nell’assistenza ai malati.
Padre Ignazio da Santhià è probabilmente uno dei “Santi” torinesi più amati dal popolo sebbene sia oggi una delle figure religiose meno “mediatiche”. È, infatti, tra i Santi meno noti che Papa Giovanni Paolo II ha deciso di canonizzare. Eppure alla sua morte, avvenuta nel 1770, la folla accorsa a rendergli omaggio, blocca il Monte dei Cappuccini, tanto da spingere le autorità religiose a celebrare i funerali all’alba, per tutelarne le spoglie già oggetto di culto.
La vita
Lorenzo Maurizio Belvisotti nasce a Santhià (Vercelli) il 5 Giugno 1686. Di famiglia benestante, orfano di padre all’età di 8 anni, sceglie la vita religiosa Frequenta il seminario e prende i voti con il benestare di madre e fratelli. Ordinato prete, a 30 anni è precettore presso i Conti Avogadro di Casanova, a Vercelli. Tra la rendita personale e l’attività alla corte della nobile famiglia potrebbe condurre un alto tenore di vita, ma il corso della sua esistenza è messo alla prova nel 1715 da due eventi: la morte della madre e la controversia che si accende sulla parrocchia che gli viene assegnata in Santhià.
Nel maggio del 1716 Don Lorenzo è al Monte dei Cappuccini, a colloquio con il Padre Provinciale per cercare la propria via. Il 10 giugno 1616, rinuncia ufficialmente alla parrocchia assegnatagli e, il 24 dello stesso mese, entra in convento a Chieri, preceduto dalla fama conquistata con l’abito talare. Scegliendo la strada di Francesco comincia il suo percorso religioso da zero, prendendo il nome di Ignazio dal tanto ammirato Ignazio di Lojola. La professione solenne dei voti avviene il 24 maggio 1717.
A Torino
Da questo momento la sua vita registra un pellegrinaggio ininterrotto nei conventi di Torino e provincia, dove ricopre diversi ruoli, da Chieri a Biella, Pinerolo, Avigliana, Chivasso e Carrù. Ma è il compito di maestro di novizi a Mondovì che, in questo fase, segna un passaggio fondamentale. Dal 1750 alla morte è stabile al Monte di Torino ed è in questi 20 anni che la sua fama, cresce, sul passa parola di malati e bisognosi. Per loro Ignazio diventa presto una figura di riferimento, che ogni giorno scende in città a portare conforto.
Dialoga con i poveri e con i potenti e la sua figura si circonda di un alone di venerazione che lui sfugge con modestia. Quando, superati gli 80 anni, il fisico gli impedisce di percorrere lo scosceso sentiero verso il centro città, è la sua gente a cercarlo. Muore il 21 settembre 1770 allo scoccare della mezzanotte e la voce “È morto il Santino del Monte” percorre Torino.
Il culto e la canonizzazione
Una dei più autorevoli seguaci è il Cottolengo, che ne dispensa le immaginette e invita i malati della Piccola casa della Divina Provvidenza a pregare il “Santo” per ottenere la guarigione. La causa di beatificazione è immediata. Subito si apre il processo e i cappuccini solleciti raccolgono testimonianze e relazioni sulla sua vita, sulle virtù e sui fatti straordinari a lui attribuiti. La documentazione è consegnata a Torino l’11 settembre 1777 e a Roma il 2 settembre 1780. È Papa Leone XII il 19 marzo 1827, dopo un lungo periodo di silenzio, a emanare il decreto sulla “Eroicità delle virtù del venerabile Ignazio da Santhià”. Ma una nuova attesa avvolge la causa. Le ragioni dei sostenitori del Santo si arricchiscono di 2 guarigioni miracolose, entrambe in provincia di Cuneo: la prima registrata nel 1946 a Busca e la seconda nel 1955 a Revello.
Paolo VI ne decreta la beatificazione nel 1966. Il 19 maggio 2002 Papa Giovanni Paolo II lo fa Santo.