LEGGI: Recita la preghiera del mattino e invoca l’Amore di Gesù
Nasce nel castello di Russi (nel ravennate) da Francesco e Giovanna Molli, una ricca famiglia benestante. All’età di tre mesi per una grave malattia rimase cieca.
Appena le fu consentito, in base alla sua età, cominciò una vita di penitenza e di contemplazione, così inusuale in una bambina, che già verso i cinque anni prese a camminare a piedi nudi ogni giorno, con qualsiasi clima.
Nell’adolescenza e nella gioventù, persevera nella penitenza: lasciato ogni bene terreno ai poveri, visse di elemosina, infliggendosi digiuni ed asprezze, come il dormire sulla nuda terra. Fece voto di castità, ma a causa della cecità non poté entrare in convento come suo desiderio; pertanto intraprese una modalità di vita, che oggi diremmo di monaca di casa.
Ebbe anche il dono della profezia; predisse la battaglia di Ravenna del 1512, il Concilio di Trento e la vittoria di Lepanto del 1571. Nella Pieve di San Pancrazio, poco distante dal paese, raccoglieva delle giovani per istruirle ed educarle alla fede.
Nel 1485 lasciò Russi per recarsi a Ravenna, dove abitò in casa di Lorenzo Orioli, un suo devoto. Proseguì la sua vita con numerose attività in opere di carità. Visitava le chiese, ricevendo e guidando tante persone, ammirate ed attirate dal suo eroico esercizio delle virtù cristiane.
Conservò una grande serenità di spirito e rassegnazione, nonostante anche le calunnie di chi non le credeva. Ebbe a cuore, in unione col Papa la difesa della cristianità contro i musulmani, nel contempo faceva pregare per l’unione di tutti i cristiani.
Per i numerosi fedeli che a lei accorrevano, creò la “Confraternita del Buon Gesù”, che poi dopo la sua morte diventò, per opera del discepolo Girolamo Maluselli coadiuvato dall’altra discepola beata Gentile Giusti, la Congregazione dei Preti del Buon Gesù: l’opera fu molto attiva a Ravenna e in Romagna.
La Congregazione fu approvata nel 1538 da papa Paolo III e soppressa nel 1651 da Innocenzo X.
Margherita Molli morì a Ravenna il 23 gennaio 1505. Fu seppellita in Sant’Apollinare Nuovo e la tomba divenne meta di tanti devoti.
Un giorno fu profanata durante l’invasione dei francesi, per cui Lorenzo Orioli, il devoto parente che l’aveva ospitata, con il consenso dei sacerdoti, trafugò il corpo e caricatolo su un asino, lo lasciò libero di andare dove volesse. In piena notte l’asino si fermò vicino alla chiesa di San Pancrazio di Russi, sotto un grande albero, e lì fu inumata.
Nel 1659 le sue reliquie furono unite a quelle della beata Gentile Giusti (quest’ultima ritratta alla destra della beata nelle icone postate nell’articolo, ndr), nella Chiesa del Buon Gesù di Ravenna; dopo altre traslazioni, le reliquie delle due beate riposano ora nella chiesa arcipretale di Sant’Apollinare in Russi.
Fonte it.cathopedia.org
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