Sant’Ildefonso di Toledo è stato l’arcivescovo di Toledo dal 657 sino alla morte ed è uno dei padri della Chiesa, considerato santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa.
Idelfonso nasce nel 607 a Toledo, in Spagna; la sua famiglia, già potente sotto i Romani, lo rimane anche sotto i Visigoti, e gli prepara una carriera adeguata.
Ma Ildefonso scappa di casa, rifugiandosi nel monastero dei santi Cosma e Damiano, vicino a Toledo. Non ha in mente la carriera. Si fa monaco, arriva al diaconato e qui si ferma. Gli va bene così. Ma i confratelli lo eleggono ugualmente abate nella loro comunità, perché ha tutto: pietà, cultura, energia, un parlare attraente. Ed è anche uno scrittore di grande efficacia.
Ma sui cinquant’anni deve lasciare il monastero: è morto Eugenio II, il vescovo di Toledo, e al suo posto si vuole lui, Ildefonso. Per convincerlo si muove il re visigoto in persona, Recesvinto.
Così, nel 657, eccolo vescovo; ora non ha più molto tempo da dedicare ai libri, impegnato com’è a scrivere tante lettere, e non proprio allegre. Abbiamo di lui pagine angosciate sugli scandali ad opera di certi cristiani influenti e falsi, sui conflitti duri con il re, che pure lo stima; e su tanti ecclesiastici che troppo s’immischiano negli affari di Stato.
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Ildefonso ci ha lasciato opere di dottrina e di morale, trattati sulla Madre di Gesù, inni liturgici. E anche l’opera divugativa De viris illustribus (“Degli uomini illustri”) che è una continuazione dell’opera omonima di Isidoro di Siviglia (ca. 570-636).
Ildefonso non può vivere senza insegnare, convinto anche lui (come san Braulio, vescovo di Saragozza) che il sapere “è un dono comune, non privato”, e che perciò deve essere distribuito a tutti.
Colpisce i fedeli la sua profonda devozione mariana; nella sua vita vita fu protagonista di fatti prodigiosi come quando, al momento di una celebrazione solenne, apparve in chiesa la Madonna, porgendo a Ildefonso l’abito liturgico (la pianeta) per il rito.
Dopo la morte, avvenuta nel 667, il suo corpo fu sepolto a Toledo. Con l’invasione araba, venne trasferito a Zamora, in Castiglia.
I fedeli lo hanno “gridato santo” da subito, collegando sempre il suo nome a quello della Beata Vergine Maria.
È patrono della città di Toledo e di Herreruela de Oropesa, nella stessa provincia, dove le sue feste si celebrano ogni anno con particolare fervore.
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O Signora mia, infondi nel mio animo il tuo ardentissimo amore, affinche’ con tanta passione Ti lodi, Ti glorifichi, parli e predichi di Te.
Risuoni, o gloriosa Signora, la tua voce nelle mie orecchie, senta il tuo sussurro; mostrami il tuo volto e allora salva l’anima mia.
Essendo colmo il mio animo della tua pietà e della tua misericordia, ed essendo Tu, dopo Dio, il nostro rifugio, Ti prego di ascoltare piamente il nostro pianto. Venga dal cielo una nuova pace, le opere dell’amore rivivano quaggiù; le virtù fioriscano nei chiostri, i tuoi meriti siano onorati nel mondo. Amen.
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