La Chiesa ricorda oggi, 23 marzo 2022, la Beata Annunciata Cocchetti (vergine)
Nel villaggio di Cemmo in Lombardia, beata Annunciata Cocchetti, vergine, che resse con saggezza, fortezza e umiltà l’Istituto delle Suore di Santa Dorotea da poco fondato.
La vita
Nasce a Rovato (Brescia) il 9 maggio 1800. Era la terza dei sei figli di Marc’Antonio Cocchetti e Giulia Albarelli, di classe sociale borghese. Col Battesimo, ricevuto tre giorni dopo la nascita, nella Collegiata di Santa Maria Assunta, ricevette i nomi di Annunciata Asteria.
A sette anni rimase orfana dei genitori: perse prima la madre per una probabile broncopolmonite, poi il padre, soldato nell’esercito di Napoleone. I tre fratelli che la seguirono, invece, morirono in tenera età, prima della madre.
Lo zio Carlo, che risiedeva a Milano ed era impegnato negli affari e in politica fu nominato tutore degli orfani; prese con sé la nipote maggiore, Giuseppina, e inviò Vincenzo nel Collegio degli Orfani di Guerra. Annunciata, invece, rimase dalla nonna, che non le fece mancare affetto e cure.
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La sua prima istruzione fu presso le Dimesse Orsoline di Rovato, dove fu anche preparata alla Prima Comunione e alla Cresima: ricevette quest’ultimo Sacramento il 28 febbraio 1810 dalle mani di monsignor Gabrio Maria Nava, vescovo di Brescia.
Giovane educatrice in ricerca vocazionale
A 17 anni aprì, nella sua casa, una scuola per le fanciulle povere del paese. A 19 anni partecipa alle Missioni Popolari e in seguito a questa esperienza scrive la sua “Regola di vita” alla quale si atterrà sempre.
A 22 anni, in seguito ad una riforma scolastica dell’Impero austriaco, Annunciata deve chiudere la sua scuola domestica. Per continuare l’opera di insegnante consegue l’abilitazione e viene assunta come prima maestra della scuola femminile comunale di Rovato. Conosce due sacerdoti bergamaschi don Luca e don Marco Passi, ideatori della Pia Opera di Santa Dorotea, un metodo educativo al quale Annunciata si ispirerà nella sua azione educativa.
L’incontro con don Passi e le missioni tenute in Rovato rendono sempre più chiara la chiamata del Signore alla consacrazione.
In quel periodo ebbe anche l’occasione di incontrare santa Maddalena di Canossa, intenta a realizzare l’idea di apertura di una casa della sua Congregazione, le Figlie della Carità, nella zona bresciana. Annunciata avrebbe desiderato entrare fra le madri Canossiane, ma la fondatrice intuì in lei altra chiamata e le suggerì di continuare la sua ricerca.
A Milano
La morte della nonna la porta a vivere a Milano, nella casa dello zio Carlo, che non condivide i suoi ideali e la vorrebbe sposata.
In seguito ad alcuni scambi con don Luca Passi, Annunciata seppe di una piccola scuola per le ragazze, aperta in Valcamonica. Una sera del 1831, la giovane concretizzò la propria decisione: anziché partecipare a una serata di gala al Teatro alla Scala, lasciò una lettera sullo scrittoio dello zio e partì per Cemmo (Brescia).
A Cemmo: l’impegno nella scuola
La scuola che l’attendeva era stata fondata dalla nobildonna Erminia Panzerini e gestita da una sua nipote con lo stesso nome. Annunciata si mise quindi al fianco della Panzerini come maestra, incrementando le iniziative scolastiche e di assistenza a bambine e ragazze. Fu fedele collaboratrice per dieci anni, attiva e intelligente, amando e stimando la direttrice, nonostante la profonda diversità di temperamento e mentalità; divenne maestra e madre per tutte le ragazze della valle, desiderose di istruzione e di educazione.
La Beata Annunciata nelle Suore Maestre di Santa Dorotea
Nel frattempo don Luca Passi aveva fondato a Venezia la Congregazione delle suore Maestre di Santa Dorotea, in appoggio alla Pia Opera di Santa Dorotea. Annunciata e Erminia Panzerini chiesero di farne parte, ma prima che il loro desiderio si realizzasse, Erminia morì il 2 maggio 1842.
Tuttavia, sul finire dell’anno scolastico, Annunciata partì per Venezia. Dopo un brevissimo tempo di formazione, il 3 ottobre 1842 vestì l’abito religioso e tornò a Cemmo dove fondò la prima comunità religiosa con altre due suore. Emise i voti religiosi nel 1843.
Dotata di spiritualità robusta e di un notevole senso pratico, suor Annunciata iniziò la sua vita di consacrata con profondo spirito di preghiera, con grande amore per Gesù Eucaristico e zelo ardente per la salvezza della gioventù. Ogni domenica, raggiungeva a piedi qualche parrocchia dei paesi vicini, dove l’attendevano le animatrici dell’Opera di Santa Dorotea. Tutte insieme collaboravano fattivamente all’apostolato.
La nascita delle Suore Dorotee di Cemmo
Nel 1853 fu inaugurato il noviziato a Cemmo, sotto la protezione delle sante Dorotea e Angela Merici (divenuta poi santa). Negli anni successivi Suor Annunciata si dedicò alla sua comunità, alla scuola e particolarmente alle sezioni della Pia Opera sparse nei vari paesi. Aprì il collegio per ospitare le ragazze che venivano da lontano e curò progressivamente l’ampliamento del convento e delle strutture necessarie alla crescente attività educativa.
Alla morte di don Luca Passi, avvenuta nel 1866 (beatificato nel 2013), il vescovo di Brescia, monsignor Girolamo Verzeri, chiese che la comunità della Suore di Santa Dorotea residente a Cemmo fosse alle sue dirette dipendenze: intendeva difenderla dagli influssi negativi di una teoria perniciosa che stava diffondendosi.
Anni nascosti e fecondi della Beata Annunciata
Suor Annunciata obbedì alle disposizioni del vescovo. Continuò con la sua passione educativa, rimanendo semplice e nascosta, nell’accoglienza sempre più profonda dell’Amore con cui Dio l’aveva amata per primo, nella contemplazione del Crocifisso e testimoniando il Vangelo. Dalle sue lettere traspare la cura che aveva per le maestre, le ragazze e le suore. Indagini seguite all’apertura del suo processo di beatificazione hanno fatto emergere la sua tenacia nel difendere l’istituto dalle leggi eversive del Regno d’Italia nel 1866, ma anche la sua generosità nei confronti degli operai che lavoravano all’ampliamento e al servizio del convento.
Trascorse gli ultimi nove anni di vita priva della vista, senza lasciarne trasparire i disagi. Assistita da suor Illuminata Alberti per le questioni tecniche di governo, manifestava sempre delicatamente la sua carità, fino a lasciare tutti i giorni, sul muretto di cinta del convento, un pane perché qualche povero potesse nutrirsene senza l’umiliazione di doverlo chiedere.
La morte
La mattina del 18 marzo 1882, madre Annunciata scese in cappella come al solito per la Messa, ma dopo la Comunione si sentì male. Uscì solo quando tutte le preghiere comunitarie erano concluse, sperando che il malore passasse. Invece sopraggiunse la febbre e il medico le diagnosticò una malattia mortale. Annunciata chiese che le fossero amministrate l’unzione degli infermi e la benedizione apostolica “in articulomortis”.
Mentre le suore la circondavano in lacrime, lasciò loro il suo testamento spirituale: «Io muoio; sia fatta la volontà di Dio. Voi restate ancora; amatevi da buone sorelle, compatitevi reciprocamente, vivete tranquille e concordi nell’osservanza della Regola, fatevi sante operando molto bene nelle giovani a voi affidate. Ricevete di buon grado la superiora che dopo la mia morte vi verrà data e obbeditele volentieri».
Il 23 marzo 1882, dopo cinque giorni e una breve agonia, madre Annunciata si spense all’età di 82 anni.
Giovanni Paolo II autorizzò, il 13 maggio 1989, la promulgazione del decreto che dichiarava Venerabile madre Annunciata.
Il miracolo e la beatificazione
Per la beatificazione fu preso in esame il caso veramente insolito di Bortolina Milesi, che aveva un tumore maligno all’intestino. Invocò madre Annunciata insieme alle suore e alla famiglia e, improvvisamente, si ritrovò guarita; all’epoca del fatto aveva tredici anni.
La questione venne indagata negli anni 1952-’53 nel processo ordinario diocesano sul miracolo; fu convalidato il 17 ottobre 1987. Due anni dopo, il 18 ottobre 1989, i membri della Giunta Medica si espressero positivamente circa l’inspiegabilità scientifica della guarigione; il loro parere fu confermato il 19 gennaio 1990 dai consultori teologi e, il 24 aprile 1990, dai cardinali e vescovi membri della Congregazione per le Cause dei Santi.
Il 10 luglio 1990 san Giovanni Paolo II autorizzò la promulgazione del decreto che riconosceva la guarigione di Bortolina Milesi come miracolosa e avvenuta per intercessione di madre Annunciata Cocchetti.
La Beatificazione si svolse in piazza San Pietro a Roma il 21 aprile 1991; nella stessa celebrazione, furono elevate agli altari suor Chiara Bosatra e madre Maria Teresa del Sacro Cuore di Gesù (al secolo Marie-Thérèse Haze).
La memoria liturgica della Beata Annunciata Cocchetti, per le Suore Dorotee di Cemmo e la diocesi di Brescia, è stata fissata all’11 maggio.
I suoi resti mortali, dopo la beatificazione, sono stati composti in un’urna collocata sotto l’altare della cappella di Casa madre.
(Fonte santiebeati.it – Autore: Emilia Flocchini e suor Giulia Entrade, ISDC)
Preghiera alla Beata Annunciata Cocchetti
Padre, Figlio e Spirito Santo,
Dio che “per primo ci hai amati”,
ti ringraziamo per aver posto
sul tuo cammino
Madre Annunciata:
attingendo dal Tuo Cuore
il fuoco dell’Amore,
fu capace di formare donne autentiche
e di porsi davanti ai giovani,
alle famiglie e ai poveri
con passione educativa.
Ti chiediamo, attraverso di lei,
di ascoltare la nostra preghiera:
aiutaci ad amare la vita,
a vivere l’amicizia evangelica,
a far crescere in famiglia,
nelle comunità e nel lavoro
il seme umile e forte
del Tuo Vangelo.
Con fiducia ci rivolgiamo a Te,
perchè ci doni la grazia
di cui abbiamo bisogno.
Per Gesù, Signore nostro. Amen.