Santa Rebecca Ar-Rayès è stata una monaca libanese appartenuta all’Ordine Antoniano Maronita. È stata proclamata santa da papa Giovanni Paolo II nel 2001.
(Fonte it.cathopedia.org) Boutrossieh Ar-Rayès (nome al secolo) nasce nel 1832 in un borgo rurale libanese da una famiglia di contadini cattolico-maroniti. Dopo la morte della madre venne inviata a Damasco, dove lavorò come domestica, e tornata in patria decise di entrare come religiosa nella congregazione delle Figlie di Maria (Mariamât). Emise i voti perpetui il 10 febbraio del 1856 nel convento di Nostra Signora della Liberazione di Bikfaya.
Dopo una crisi che aveva compromesso la vita spirituale nella sua famiglia religiosa, decise di passare tra le monache antoniane dell’Ordine Libanese Maronita ed il 25 agosto 1872 fece la sua professione solenne, assumendo il nome religioso di suor Rebecca (in arabo Rafqa), quello di sua mardre. Trascorse i primi anni nel monastero di Aïtou (1871-1897).
Nel 1885, la domenica del Rosario, mentre stava pregando sola, si rivolse a Dio con queste parole:
«Perché, o mio Dio, vi allontanate da me? E perché mi abbandonate? Non mi visitate più con la malattia! M’avete forse abbandonata?»
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Il Signore accettò questa offerta di vittima. Infatti, racconta:
«nel momento di addormentarmi sentii un dolore molto violento alla testa. Il dolore si propagò sui miei occhi fino a ridurmi nello stato in cui mi vedete, cieca e paralizzata.»
Questo stato divenne sempre più grave, tanto da rendere necessario cavarle un occhio. L’operazione fu male eseguita e le aumentò le sofferenze e le provocò la medesima malattia anche all’occhio sinistro, che poco a poco si spense; e così rimase del tutto cieca.
In questa cecità completa visse per i restanti 30 anni di vita. Il capo, la fronte, gli occhi, il naso erano come attraversati da uno spiedo infuocato. Ma, nonostante la sofferenza che le provocavano il male agli occhi e la cecità, ed i forti dolori alle ossa che cominciarono a colpirla, essa continuò a lavorare e ad insegnare alle giovani suore la lingua araba. Era infatti contenta del suo stato, avendo tutto quello che il suo cuore desiderava. Divenne pertanto un modello per tutte le religiose, nel 1897 si aprì il nuovo monastero di San Giuseppe Al-Dahr in Jrabta e Rebecca vi fu mandata con altre cinque religiose.
Lì condusse fino alla morte, una vita di preghiera, di lavoro e di martirio per le sue gravi malattie. Nel 1907 avvertì dolori acutissimi alle gambe, come se vi penetrassero punte di lance: si aprirono piaghe, il corpo piombò nell’immobilità assoluta, il mento le toccava le ginocchia. Le sue labbra, però, mormoravano le preghiere a Gesù sofferente, che voleva imitare:
«In comunione con la ferita della vostra spalla; con la corona di spine, con i dolori causati dalla lancia… dalle spine… dalla croce».
Tali erano i sentimenti dell’unione con il Signore sofferente, poiché essa, oltre che cieca, divenne negli ultimi sette anni paralitica e fu costretta quasi sempre a letto; ma appariva lieta e serena, contenta di soffrire in unione alla passione di Gesù Cristo. Si sottomise perfettamente alla superiora, cercando di essere utile con il consiglio, la preghiera, ed anche nel lavoro manuale.
Rafqa morì il 23 marzo 1914, all’età di 82 anni, nel convento di San Giuseppe Al-Dahr in Jrabta.
Fu sepolta tre giorni dopo nella tomba destinata alle suore con grande partecipazione del popolo, attratto dalla fama di santità che godeva presso tutti. Il 10 luglio 1927, le sue spoglie mortali vennero trasferite nella chiesa del Monastero di San Giuseppe, Jrabta, Batroun, Libano.
Fu beatificata con la lettera apostolica Gloriamur in tribulationibus da Papa Giovanni Paolo II il 17 novembre 1985 e il 10 giugno 2001 fu proclamata santa dallo stesso Pontefice.
O Signore fa che per l’intercessione di Santa Rebecca e dei tuoi santi, l’umanità ritorni alla pratica della fede cristiana per una nuova evangelizzazione di questo terzo millennio a lode e gloria del tuo nome ed il trionfo della Chiesa. Amen.
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