San Colombano, di origini irlandesi, è stato uno dei più grandi fondatori della Chiesa; è patrono dei motociclisti e di numerosi comuni.
Colombano nasce nel regno di Leinster, nell’Irlanda centro-orientale, nel VI secolo.
A vent’anni ha l’incontro con “una donna consacrata a Dio” che segna il suo cammino; così lo ammonisce la religiosa:
“Io sono fuggita e sono partita per la guerra facendo tutto quanto mi era possibile. Ho lasciato la mia casa quindici anni fa e sono giunta in questo luogo di peregrinazione; mai, grazie all’aiuto di Cristo, dopo aver messo mano all’aratro, mi sono voltata indietro (…) Ma tu, nel pieno ardore giovanile, ti attardi nella terra nativa, lasciandoti trascinare, che tu lo voglia o no, dalla tua fragilità (…) Fuggi, fuggi, ragazzo! Evita il precipizio in cui sai che sono caduti in molti”.
Poco dopo Colombano partì, vincendo le resistenze materne, e si recò presso un certo Sinell, un uomo pio, che lo introdusse allo studio della Scrittura. In seguito, attratto dalla vita monastica, si recò a Bangor, nel monastero presieduto dal monaco Comgall (poi canonizzato).
Qui, rinunciando a se stesso e prendendo la propria croce, comincia a seguire Cristo.
Sempre a Bangor ricevette l’ordinazione sacerdotale e dopo molti anni di vita monastica, sentì la chiamata ad abbandonare patria, lingua, costumi, sulle orme di Abramo.
Partì con dodici compagni e, dopo un breve soggiorno in Britannia, si diresse verso la Gallia, dove, al termine di alcuni anni di peregrinazioni, si stabilì ad Annegray, nel cuore dei Vosgi. Di poco successive sono le fondazioni di due comunità: una in un luogo dirupato nei pressi di un’antica città termale ormai abbandonata, Luxeuil, e un’altra nella vicina località di Fontaine.
È in questi anni che redige una prima stesura delle sue due Regole, la Regola dei monaci e la Regola cenobitica, e il Penitenziale, testi sconcertanti, a dire il vero, che hanno indotto a definirlo come un uomo duro, implacabile, intransigente, disumano nella sua severità verso se stesso e verso i suoi fratelli e a descrivere il suo monastero come un carcere, nel quale ogni minima infrazione era severamente punita, frequentemente con battiture.
– la regula monachorum, in 10 capitoli (obbedienza, silenzio, digiuno, disprezzo dei beni terreni, ripudio della vanità, castità, preghiera, discrezione, mortificazione di superbia e orgoglio, buon esempio);
– la regula cenobialis, con numerosi capitoli relativi alle penitenze per le colpe dei monaci.
Colombano scrisse inoltre, come detto, il paenitentiale, che seguendo l’evangelico discorso della Montagna esalta la debolezza e l’umiltà contro il vigore fisico intellettuale e la potenza politica.
La legislazione di Colombano andrà ad offuscarsi di fronte alla Regola di San Benedetto a motivo del suo eccessivo rigore. Ma quest’uomo focoso, rude, era anche capace di profonda tenerezza.
Colombano fonda numerose comunità cenobitiche, ma resta amante della solitudine.
Una decina di volte la sua biografia lo mostra nel deserto, con uno o due compagni e racconta che prima delle feste liturgiche si ritirava in totale solitudine per dedicarsi alla preghiera, lontano da ogni preoccupazione. Resta vivo in lui, tuttavia, il desiderio di servire la Chiesa, di evangelizzare i popoli pagani. In una lettera a un suo fratello scrive: “Tu ben sai che io amo la salvezza di molti e per me stesso il nascondimento: la prima cosa a vantaggio del Signore, cioè della sua Chiesa, l’altra per il desiderio che ho di Lui”.
Fin dalla sua partenza dall’Irlanda, desidera annunciare il Vangelo in Gallia; più tardi, in Svizzera, sogna di seminare la Parola di Dio tra i pagani ma ne è distolto dall’apparizione di un angelo che lo invia in Italia, dove non si tratterà più di evangelizzare i pagani, ma bensì di lottare contro l’eresia ariana.
Compirà anche miracoli; il santo non solo si china sugli uomini per guarire le loro malattie, ma si mostra amico e fratello anche degli animali, manifestando di aver ritrovato la pace di Adamo con la creazione nel giardino dell’Eden.
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Ma Colombano è costretto a riprendere la sua peregrinazione. Nonostante avesse abbandonato la terra d’origine, egli resta integralmente irlandese, propenso a imporre la propria tradizione religiosa piuttosto che adattarsi al nuovo ambiente. Per lui “pellegrinare significava portare l’Irlanda con sé”.
La sua volontà di imporre usi popolari e liturgici irlandesi – la consuetudine di pregare sul salterio di Girolamo invece che sull’antico salterio romano, la forma della tonsura “druidica”, il calcolo della data di Pasqua secondo la tradizione irlandese – provocò tensioni e inimicizie.
Qualche anno più tardi i suoi vigorosi rimproveri all’incontinenza del giovane re Teodorico e la sua opposizione all’accesso al trono dei suoi figli illegittimi gli procurarono l’ostilità del sovrano.
Esiliato a Besançon, fugge ma viene di nuovo preso e condannato a ritornare in Irlanda. Condotto a Nantes, riuscì a fuggire e raggiunse dapprima Tuggen, sul Lago di Zurigo, e poi Bregenz nell’autunno del 611.
L’anno seguente riprese la sua peregrinazione, questa volta verso l’Italia. Ed è in Italia che ebbe luogo la sua ultima fondazione, a Bobbio, nella valle del Trebbia dove vi si recò nell’autunno del 614.
Muore il 23 novembre del 615, il 23 novembre 2002 è stato ufficialmente nominato patrono dei motociclisti, in ricordo della sua vita perennemente in viaggio lungo l’Europa, alla ricerca di persone, esperienze e della trasmissione del messaggio cristiano.
(Tratto da m.famigliacristiana.it – Di Enzo Bianchi)
O glorioso nostro Patrono San Colombano, luce di santità ed esempio di fortezza, che per divina provvidenza venisti a noi dall’Irlanda per essere nostro modello di perfezione e rendere con la fondazione del Monastero la nostra terra culla di santi e centro di irradiazione della grande opera di riforma cristiana;
accogli le nostre confidenti preghiere ed ottienici da Dio che, a tuo esempio, santificando la nostra vita col lavoro, con la preghiera e con la penitenza, possiamo meritare la divina misericordia, progredire ogni giorno nell’amore di Dio e del prossimo ed essere un giorno partecipi con te dell’eterna felicità. Amen.
(Padre Nostro, Ave Maria, Gloria)
Glorioso San Colombano oggi ti eleggo
a mio speciale patrono:
sostieni in me la Speranza,
confermami nella Fede,
rendimi forte nella Virtù.
Aiutami nella lotta spirituale,
ottienimi da Dio tutte le Grazie
che mi sono più necessarie
ed i meriti per conseguire con te
la Gloria Eterna. Amen.
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