San Bartolomeo è stato uno dei dodici apostoli che seguirono Gesù; nel vangelo secondo Giovanni è indicato con il nome di Natanaele.
San Bartolomeo è stato uno dei dodici apostoli di Gesù. Uno di coloro che hanno seguito la vita pubblica di Gesù fin dal principio, poco dopo il battesimo nel Giordano e l’inizio della predicazione.
Secondo la maggior parte degli studiosi il nome proprio di questo apostolo sarebbe Natanaele (in ebraico “dono di Dio”): così viene indicato nel Vangelo di Giovanni. Poche le notizie sulla sua vita. I testi canonici ci offrono poche, rade pennellate, sufficienti per tracciare un ritratto essenziale. Sappiamo che, come Simone e Andrea, era un pescatore e possiamo supporre che, prima di incontrare Gesù, abbia fatto parte della cerchia del Battista.
Era originario di Cana di Galilea. Questo dettaglio autorizza a ipotizzare che abbia assistito di persona al primo miracolo di Gesù, la trasformazione dell’acqua in vino avvenuta, com’è noto, a Cana, durante un banchetto nuziale.
A prima vista quella di Natanaele-Bartolomeo sembrerebbe una figura “secondaria”, quasi sempre eclissata da personalità più forti.Ma nel Vangelo di Giovanni troviamo un episodio che invece lo vede protagonista e che offre numerosi spunti di riflessione: è la chiamata dell’apostolo.
Natanaele si trova seduto all’ombra di un fico quando viene raggiunto dall’amico Filippo che con tono entusiastico gli dice «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth». Bartolomeo è però scettico, diffidente, tanto che risponde con sprezzante incredulità: «Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?».
È un uomo concreto e ragiona secondo i canoni dalla tradizione: conosce benissimo quell’insignificante agglomerato di casupole che si trova a pochi chilometri da casa sua e gli pare incredibile che un posto simile, mai menzionato nell’Antico Testamento, possa aver dato i natali al Messia, il liberatore di Israele che tutti attendono.
Natanaele ha lo sguardo pessimista e un po’ frettoloso di chi si ferma all’apparenza. Ma si ricrederà presto. Infatti, incontrandolo, Gesù dice di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità»: è una straordinaria attestazione di fiducia che non ha uguali in tutti i Vangeli. L’uomo, infatti, ne resta spiazzato: «Donde mi conosci?» domanda. E Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse ti vidi mentre eri sotto il fico».
Questa frase tocca nel profondo il cuore di Bartolomeo: coglie forse una domanda inespressa, un pensiero nascosto, testimoniando come Gesù sappia leggere nelle pieghe più segrete dell’interiorità.
Fatto sta che l’ex-scettico si trasforma nel volgere di un istante in un fervente seguace di Cristo: «Rabbi, tu sei il Figlio di Dio. Tu sei il re d’Israele!» afferma convinto. Ma ora è il maestro a smorzare i toni: «Perché ti ho detto che ti ho visto sotto il fico, tu credi? Vedrai cose ben più grandi di queste». Terminato questo dialogo Bartolomeo torna nell’ombra, per riemergere solo di tanto in tanto.Il resto su di lui ci è tramandato dalla tradizione. Alcune fonti parlano di una sua predicazione in India e poi in Armenia, dove avrebbe convertito anche il re, attirandosi però le ire dei sacerdoti pagani attivi nella zona. Per questo, sempre secondo la tradizione, avrebbe subito un atroce martirio, condannato a essere scuoiato vivo e poi decapitato.
Ecco perché molta dell’iconografia relativa a san Bartolomeo ce lo mostra con in mano la sua stessa pelle, della quale è stato “svestito” dagli aguzzini. Una delle raffigurazioni più celebri si trova a Roma, nella cappella Sistina.
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Una tradizione armena afferma che il corpo dell’apostolo fu sepolto ad Albanopolis, città in cui subì il martirio. Nel 507 l’imperatore Anastasio I lo fece trasferire a Daras, nella Mesopotamia, dove costruì in suo onore una splendida chiesa. Nel 580 una parte dei resti mortali fu probabilmente trasferita a Lipari, al nord della Sicilia.
Durante l’invasione dei saraceni le reliquie del santo nell’838 furono traslate a Benevento finché prima dell’anno Mille, per l’intervento dell’imperatore Ottone III, giunsero a Roma e furono collocate nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola, edificata sull’Isola Tiberina.
(Fonte santiebeati.it – Autore: Lorenzo Montanaro)
O grande Apostolo san Bartolomeo, per quella contentezza che ora godete nel Cielo in premio della vostra intrepidezza nel sostenere il martirio della scortificazione e poi della decapitazione, per quell’eccelso grado di gloria che raggiungeste in ricompensa dell’ossequio dimostrato quotidianamente verso l’infinità Maestà di Dio nel vostro lungo e travagliato peregrinare di quaggiù,
otteneteci, o gran santo, che noi sappiamo sopportare con costanza e pazienza i dolori, i travagli e le miserie di quaggiù, senza mai venir meno di fede alla Divina Provvidenza, affinché come voi, dopo un terreno e breve partire arriviamo all’eterno e celeste gaudio.
Pater, Ave, Gloria
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