Testimonium

Il Santo di oggi 24 Gennaio 2019 Beata Paola Gambara Costa, terziaria francescana

A Binaco vicino a Milano, beata Paola Gambara Costa, vedova, che, ascritta al Terz’Ordine di San Francesco, sopportò con tale pazienza il marito violento da indurlo a conversione ed esercitò sempre in modo egregio la carità verso i poveri.

Etimologia: Paola = piccola di statura, dal latino

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La vita

Figlia dei nobili Giampaolo Gambara e Caterina Bevilacqua, nacque a Brescia il 3 marzo 1463. Ammiratissima nell’adolescenza per la sua bellezza, ma soprattutto per le virtù cristiane da lei vissute, nonostante la sua inclinazione ad una vita di solitudine e preghiera. I genitori la diedero in sposa al conte Ludovico Costa di Bene Vagienna (Cuneo). Un matrimonio fastoso, un ingresso in Piemonte che più solenne non avrebbe potuto essere. Li ha accolti in Torino personalmente il capo dello Stato, il giovanissimo Carlo I duca di Savoia. Hanno combinato queste nozze i suoi nobili genitori, Giampaolo Gambara e Caterina Bevilacqua, secondo l’uso del tempo. E probabilmente forzando un po’ la sua volontà: Paola, infatti – come dicono i biografi –, conduceva una vita riservata e austera, tanto da far supporre un suo ingresso in monastero.

Invece, le nozze, la nuova casa, la vita brillante. Qualcosa di molto diverso dal modo di vivere della sua famiglia. E va a finire che il nuovo modo di vivere le piace, e lo adotta anche lei.

«Dovendo partecipare alla vita di società, ne assume per qualche tempo le usanze, non sempre lodevoli e conformi ai princìpi cristiani» (G.D. Gordini).

Dopo qualche tempo, tuttavia, c’è l’incontro che la orienta in una nuova direzione: abbandonate le “usanze” dei primi tempi da sposa, non si limita a riprendere il comportamento riservato e pio della sua adolescenza, ma fa molto di più. L’autore di questa trasformazione è un francescano piemontese, Angelo Carletti da Chivasso, figura eminente nel suo Ordine, predicatore ricercato in tutta Italia. Lei l’ha ascoltato predicare in Piemonte (dove ha fondato i monasteri di Saluzzo, Mondovì e Pinerolo) e si è poi affidata a lui per un orientamento.

I consigli del francescano la pilotano non già verso una “fuga dal mondo” in cerca di penitenze espiatorie; al contrario. Padre Angelo la aiuta a restare in quel mondo, tra la gente del suo ceto, per dimostrare che si può vivere anche lì in coerenza con la fede. Per dare un esempio. Ecco infatti l’unico gesto pubblico di Paola, l’unico segno del suo ravvedimento: è entrata in un sodalizio laicale, il Terz’Ordine francescano. Per il resto, è sempre la contessa Costa, con in più un figlio, e con la forza tranquilla di resistere, di continuare così anche di fronte all’infedeltà del marito.

Anzi, un giorno riceve da lui la peggiore delle offese: Ludovico non solo ha un’amante, ma un giorno gliela fa trovare in casa, installata lì. Lei non esplode e non si rassegna. Reagisce, ma non da nemica o da vittima: reagisce da moglie preoccupata di salvare suo marito da se stesso col proprio comportamento. E ci riesce: Ludovico abbandona a sua volta le “usanze non sempre lodevoli”, perché finalmente ha capito che donna e che moglie è Paola. Gli accade poi di ammalarsi gravemente: e lei, oltre a fargli da infermiera, si rivolge ancora a padre Angelo da Chivasso: ma con la preghiera, perché il francescano è morto nel convento del suo Ordine a Cuneo. Ludovico guarisce e subito va in pellegrinaggio alla sua tomba; sulla malattia e sulla guarigione scrive una testimonianza, che sarà poi inserita negli atti per la beatificazione di padre Angelo.

La morte e il culto

Paola, rimasta vedova col figlio, si dedica ad attività benefiche come spesso accade.
Il 14 gennaio 1515 fu assalita da una febbre improvvisa e violentissima accompagnata da fortissimi dolori al capo: spirò con serenità, dopo essersi confessata ed aver ricevuto l’Eucaristia, il 24 gennaio 1515. Il culto popolare che la circonda subito dopo morta è ispirato soprattutto al suo modo di vivere il matrimonio, con quel marito. Un culto spontaneo, senza processi canonici, che sarà poi ratificato da papa Gregorio XVI nel 1845. Il corpo è custodito nel convento francescano di Bene Vagienna.

Fonte www.assisiofm.it

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