Nella precedente edizione del ‘Martyrologium Romanum’ i santi Orenzio, Eros, Farnace, Firmino, Firmo, Ciriaco e Longino tutti fratelli, erano commemorati il 24 giugno, data nella quale li aveva posti nel ‘500 lo storico Cesare Baronio, estensore del primo ‘Martirologio Romano’.
Il Baronio li trovò scritti nei Sinassari bizantini dell’epoca al 24 giugno, in precedenza in Occidente essi erano completamente sconosciuti. La storia raccontata dai sinassari bizantini è leggendaria, essa riporta vari elementi che compaiono in altre ‘Passio’ di martiri dell’epoca, questo sembra il frutto di una politica messa in atto da Bisanzio sulla costa orientale del Mar Nero, divenuta l’ultimo avamposto dell’impero greco.
Per consolidarvi la propria posizione strategica, contro gli arabi che avanzavano, Bisanzio tentò qui come in altre regioni, di mantenere la popolazione locale nell’ambito della Chiesa imperiale; uno dei mezzi di propaganda della sua politica religiosa, era di coltivare o suscitare leggende poetiche e pietose tradizioni locali che si confondessero con le antiche glorie dell’impero romano.
Durante questa lunga e disagiata marcia forzata verso il Caucaso, muore per primo Eros giunto a Kené Parembolé, città della costa tra Trebisonda e Rhizos, due giorni dopo il 24 giugno, la carovana giunge a Rhizos e Orenzio viene gettato in mare con una pietra al collo ma l’arcangelo s. Raffaele gli viene in aiuto, deponendolo su uno scoglio, dove muore e sepolto sul luogo.
Farnace muore ad una trentina di km oltre Rhizos, mentre Firmo e Firmino giungono ad Apsaros vicino Petra e spirano insieme il 3 luglio. Ciriaco muore nella città di Ziganeos sempre sulla costa il 24 luglio, infine Longino che viene imbarcato su un battello, muore in mare il 28 luglio prima di arrivare al porto di Pityonte.
I sinassari bizantini, già citati, conservarono la data del 24 giugno, giorno della morte di Orenzio, come celebrazione di tutto il gruppo, mentre il sinassario armeno di Ter Israel, li celebra il 18 marzo. Anche se morti in varie località armene, essi furono conosciuti come ‘Martiri di Satala’, luogo da dove erano partiti prima di subire il martirio.
Autore: Antonio Borrelli
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