Come oggi, oltre 70 anni fasi stava spegnendo una suora polacca. Prima le autorità civili avevano guardato con diffidenza, poi avevano ostacolato nella sua missione e che alla fine avevano dovuto premiare per l’attività svolta. Il fatto è che Maria Karlowska aveva un debole per le “donne di strada”. Si era votata interamente per il riscatto morale e materiale delle prostitute. Ovvio che ciò potesse suscitare scandalo nei benpensanti e diffidenza anche nelle anime più devote.
Nata nel 1865 in una famiglia religiosissima e numerosa (lei era l’undicesima figlia!). Orfana di entrambi i genitori a 17 anni , va a Berlino a fare una corso da sarta e lavora poi nella sartoria della sorella. A diciassette anni forse non pensa ancora di farsi suora. Ma intanto fa voto di castità e inizia a girare di casa in casa, per servire i malati e soccorrere i poveri. Insieme alle tante malattie da curare si imbatte anche nel degrado morale e nelle ingarbugliate vicende familiare dei suoi assistiti.
Dieci anni dopo, nel novembre 1892, incontra per la prima volta una prostituta ed è un incontro decisivo e provvidenziale. Da quel momento tutte le sue energie saranno indirizzate ad aiutare quelle povere ragazze ad uscire dal “giro” e a tagliare i ponti con la criminalità, che con la prostituzione da sempre trova di che foraggiarsi. Le autorità polacche dell’epoca tollerano la prostituzione e si limitano a “censire” queste donne negli uffici della buoncostume. Imponendo soltanto periodici controlli sanitari per prevenire il diffondersi delle tanto temute malattie veneree.
Maria sa di dover fare di più e, tanto per cominciare, ceca di avvicinarle ad una ad una : nei cortili, negli androni e, d’estate, nel cimitero, perché non può farlo in luogo pubblico dato che tutti le sono contro. Per loro apre una casa d’accoglienza e si fa aiutare da un gruppo di ragazze, generose e anticonformiste come lei.
E per dare continuità alla sua opera le organizza in congregazione: nascono così le Suore Pastorelle, votate come lei al recupero delle prostitute.
Madre Maria insegna alle sue suore a “fare le cose ordinarie in modo straordinario, con cura e dedizione”; chiede loro di perseguire “una santità nascosta, presente soltanto a Dio”.
Le educa ad essere “anime silenziose” e ad avere una “castità immacolata”, indispensabile per avvicinare persone abbruttite dal peccato e dal vizio. I risultati arrivano: si calcola che siano oltre cinquemila le donne che lei riesce a sottrarre alla strada, accogliere nella sua “Casa del Buon Pastore”, rieducare alla vita e all’amicizia con Dio.
Dopo aver insegnato loro un mestiere, le aiuta a formarsi una famiglia: molte diventano mamme esemplari, alcune, invece, restano con Madre Maria, per aiutarla a proseguire la sua opera. Perché lo Stato le conferisce la Croce d’Oro al Merito, ma non le elargisce nessun aiuto, e bisogna lavorare sodo per mantenere le tante “figlie” che lei si è acquistata sulla strada.
Madre Maria Karlowska muore nel 1935, ma la sua opera non muore con lei, perché se la prostituzione è il mestiere più vecchio del mondo, non deve mai mancare nella storia della Chiesa chi è capace a camminare con chi è ultimo, con chi sbaglia, con chi fatica a vivere, come ha fatto la suora polacca che Papa Giovanni Paolo II ha beatificato il 6 giugno 1997.
Autore: Gianpiero Pettiti
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