San Giovanni Battista Piamarta è stato un presbitero ed educatore italiano. Fondatore della Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth. Proclamato santo da papa Benedetto XVI il 21 ottobre 2012.
Giovanni Battista Piamarta nasce a Brescia il 26 novembre 1841. I suoi genitori, Giuseppe Piamarta e Regina Ferrari, erano di umili condizioni sociali; il padre lavorava come barbiere.
La sua adolescenza fu alquanto difficile. Perse la madre a nove anni e, alla morte di una sorella maggiore e di un fratello, rimase da solo col fratello minore e col padre, che spesso si dava al bere. Riuscì comunque ad avere una solida formazione frequentando la parrocchia e l’oratorio di San Tommaso.
Tramite il nonno materno trovò, terminata la scuola, un impiego dal materassaio Girolamo Zanolini, che lo considerò come uno di famiglia. Fu proprio lui che, notando un deperimento fisico nel ragazzo, lo mandò in vacanza a Vallio, un paese vicino.
Lì Giovanni conobbe il parroco don Pancrazio Pezzana. Per lui fu come un secondo padre e gli concesse di entrare nel seminario diocesano. Pur avendo avuto difficoltà negli studi per problemi di salute, unicamente nell’ultimo anno, poté essere ordinato sacerdote il 23 dicembre 1865.
Iniziò il suo ministero sacerdotale a Carzago Riviera, dove incentivò particolarmente l’istruzione catechistica. Tre anni dopo, fu trasferito a Bedizzole, dove don Pancrazio Pezzana era stato trasferito. Nel 1870 lo seguì nuovamente, passando alla chiesa prepositurale di Sant’Alessandro nel centro di Brescia. Qui fondò un oratorio maschile . Don Giovanni vi trascorse così tredici anni di fecondo apostolato fra la gioventù bresciana, nei quali colse risultati ammirabili e si guadagnò il rispetto dei suoi ragazzi.
Mentre la città di Brescia andava incontro alla rivoluzione industriale e viveva un notevole dissidio tra la società civile e quella religiosa, don Giovanni si domandava come poter creare qualcosa di nuovo per la formazione dei giovani. Chiese quindi aiuto a un amico sacerdote, Pietro Capretti, che aveva fondato un seminario per chierici poveri nei pressi della chiesa di San Cristo.
Per la verità Brescia aveva già conosciuto, nel settore dell’educazione professionale e non solo, l’iniziativa del canonico Lodovico Pavoni, che aveva fondato l’oratorio di San Barnaba e, in seguito, la prima scuola grafica d’Italia. Per continuare la sua opera, aveva fondato i Figli di Maria, poi Figli di Maria Immacolata. Alla morte del fondatore, ora Santo, la nascente congregazione fu travolta da dolorosi avvenimenti, non ultima la soppressione degli ordini religiosi, e aveva dovuto lasciare la città.
Don Giovanni, tuttavia, aveva in mente qualcosa di più vicino alla situazione contemporanea. In attesa di capire in quale modo attuare la sua idea di educazione religiosa e una formazione professionale ai giovani, nel 1883 fu incaricato di reggere la parrocchia di Pavone Mella, nella Bassa bresciana, come arciprete. I fedeli erano da tempo trascurati e abituati a ogni sorta di abusi, ma lui riuscì a conquistarli tramite la sua predicazione, appassionata e radicata nella Parola di Dio.
Lascia la Parrocchia di Pavone del Mella per tornare nella sua Brescia per dedicarsi a realizzare un’opera da tempo pensata e sognata.
Per dare ai giovani una sicura preparazione professionale e cristiana e riflettendo sull’abbandono spirituale e la perdita della fede di tanti giovani che confluivano in città per motivi di lavoro, egli, poverissimo ma fiducioso nella provvidenza, avvia l’Istituto Artigianelli il 3 dicembre 1886 con l’aiuto del sacerdote monsignor Pietro Capretti, conosciuto durante l’esperienza nell’oratorio di sant’Alessandro.
Seppur con enormi difficoltà, dal 1888 la crescita degli “artigianelli” non si ferma più, si moltiplicano i fabbricati ed i laboratori e i giovani ricevono una buona preparazione tecnica.
Pochi anni dopo, rivolge la sua sollecitudine anche al mondo dell’agricoltura, dando origine con padre Giovanni Bonsignori alla Colonia Agricola di Remedello (Brescia), con lo scopo di ridare vitalità e dignità all’agricoltura. C’era l’avvento dei nuovi sistemi di coltivazione, più razionali e scientifici, in contrasto con i vecchi metodi, che facevano abbandonare i campi a molti giovani.
Anche questa volta incontrò un altro dinamico sacerdote, Giovanni Bonsignori, che patrocinò la fondazione di una Scuola Pratica di Agraria per l’applicazione dei metodi razionali e la rivalutazione economica del settore agricolo.
Quindi, nel febbraio 1895, padre Piamarta acquistò a Remedello Sopra in provincia di Brescia un podere di circa 140 ettari con edifici, mentre don Bonsignori iniziò il suo lavoro nel mese di novembre dello stesso anno.
L’anno successivo uscì anche il primo numero de «La Famiglia Agricola», un giornale illustrativo dell’opera. Gli anni passarono e la vitalità dell’istituzione fu conosciuta ed apprezzata dal gran pubblico, specie nel 1896, nel decennale della fondazione.
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Nel 1900 padre Piamarta cominciò a preoccuparsi della continuità futura della sua Opera. Tralasciò il progetto di ridare vita, a Brescia, ai Figli di Maria di san Lodovico Pavoni e quello di unirsi ai Salesiani, invitato dal Beato don Michele Rua, il primo successore di san Giovanni Bosco.
Col tempo, andò delineando un proprio progetto: istituire una famiglia religiosa, composta da sacerdoti e da laici, che guidassero l’educazione e l’istruzione professionale dei giovani, e di donne ausiliatrici che provvedessero ai compiti più confacenti al loro stato.
Non volle che fosse una Congregazione, ma una “Pia Società” di persone viventi in comunità con tutta la sostanza della vita religiosa, ma senza voti, almeno ufficialmente, per evitare uno scioglimento da parte dell’autorità civile.
Ne scrisse le Costituzioni, approvate dall’autorità diocesana il 25 maggio 1902. Lo stesso giorno, con il primo gruppo di sacerdoti, chierici e fratelli, emise nelle mani del vescovo diocesano la formula di consacrazione: nasceva quindi la Pia Società della Sacra Famiglia.
Quanto alle donne ausiliatrici, erano presenti già a partire dal 1900; si occupavano essenzialmente della cucina e del guardaroba dell’Istituto. Tuttavia, ebbero uno sviluppo diverso. Un paio d’anni prima, infatti, una giovane vedova di Gavardo, Elisa Baldo, aveva aperto nel suo paese, Gavardo, una casa per inferme e fanciulle povere, indirizzata in tal senso da padre Piamarta, che era il suo direttore spirituale.
Più di una volta lui le propose una fusione tra il suo gruppo e quello di Brescia, che si verificò l’11 marzo 1911. Quattro giorni dopo, il 15 marzo, consegnò a lei e ad altre otto sorelle il Crocifisso nella chiesa dell’Istituto Artigianelli di Brescia; era un atto di oblazione, non una consacrazione vera e propria. Le suore prendevano come Superiore Generale quello della Pia Società e assumevano il nome di “Povere Serve del Signore della Pia Società della Sacra Famiglia di Nazareth”.
Il 2 settembre 1910 padre Giovanni Piamarta, per dare una sistemazione amministrativa alla sua Opera, attribuì tutte le proprietà ad una «Società Anonima Agricola Industriale Bresciana». A tale scopo costituìta e che tuttora, sia pure modificata, assolve il suo compito. In precedenza, nel 1884, aveva dato vita alla Tipografia Queriniana, intitolata al cardinal Angelo Maria Querini, arcivescovo di Brescia. Oggi è una casa editrice specializzata, come già in origine, negli studi biblici e teologici.
Padre Giovanni aveva 69 anni quando, l’11 gennaio 1910, subì un primo attacco, che lo lasciò paralizzato per tre giorni. Si riprese, ma cominciò ad avvertire l’ansia di sistemare tutte le situazioni. Preparandosi progressivamente a distaccarsi dalle cose del mondo. Un secondo attacco lo colpì l’8 aprile 1913, mentre si trovava nella colonia agricola di Remedello per esaminare un progetto per l’ampliamento: morì il 25 aprile 1910.
Nel 1926 la sua salma è traslata nella chiesa dell’Istituto Artigianelli da lui costruita.
Il 21 ottobre 2012 padre Piamarta è stato proclamato santo da papa Benedetto XVI.
(Fonte santiebeati.it – Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini)
O Dio misericordioso,
che hai suscitato in San Giovanni Battista Piamarta,
sacerdote illuminato e fervente,
la sollecitudine per l’educazione dei giovani alla vita cristiana
nel lavoro, nella famiglia e nella società,
concedi che, per sua intercessione,
possiamo vivere e operare
nel tuo amore provvidente di Padre,
e sentire la forza del tuo aiuto
per conseguire la beatitudine eterna,
e concedici anche, per sua intercessione,
la grazia che fiduciosi ti chiediamo.
Per Cristo Nostro Signore. Amen.
(Padre Nostro, Ave Maria, Gloria)
[a cura della redazione del Gabbiano BBS, settembre 1997]
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