San Gregorio è il settimo Pontefice con questo nome. Nasce a Soana in provincia di Grosseto nel 1015. Fu educato nella pietà e nelle lettere in un monastero di Roma.
Andò in Francia nel monastero di Cluny, governato da Sant’Odilone. Sotto questo santo maestro fece tali progressi nelle virtù cristiane. Tornato a Roma fu ascritto al clero, quindi impiegato da vari Pontefici in difficilissimi affari della Chiesa.
Animato il santo da un ardente zelo per l’onor di Dio e della sua Chiesa, soddisfece alle sue incombenze con mirabile successo. Innalzato poi alla Cattedra di San Pietro . In questo periodo che maggiormente spiccò il suo zelo e la sua costanza per la difesa della causa di Dio. Riformò gli abusi che si erano introdotti specialmente nel clero, combatté il vizio, e difese e sostenne i diritti della Chiesa. Per questa sua condotta si tirò addosso l’odio dei cattivi, che erano moltissimi e potenti in quei tempi.
Papa Niccolò II (1059-61) ha già tolto ai sovrani e alla nobiltà romana l’ingerenza nelle elezioni papali. Ora Gregorio vieta su tutta la linea al potere laico di conferire i poteri spirituali (Sinodo del 1075). E poco dopo, con un documento detto Dictatus papae, codifica la sua visione di una Chiesa fortemente accentrata sul pontefice, come capo assoluto e diretto di ciascun vescovo, e col potere anche di destituire l’imperatore, esonerando i sudditi dall’obbedienza.
L’imperatore è il tedesco Enrico IV, 25 anni, re in Germania e in Italia, che si scontra col papa facendo eleggere a Milano un vescovo di sua fiducia. Alta protesta di Gregorio; ma Enrico replica, sostenuto da 30 vescovi tedeschi riuniti a Worms, dichiarando deposto il papa (“il falso monaco Ildebrando”, dice il documento). Gregorio VII scomunica Enrico, che ora rischia il trono. Vescovi e principi tedeschi gli impongono infatti di riconciliarsi col papa, in un incontro a Worms previsto nel febbraio 1077. Ma Enrico già in gennaio è a Canossa davanti al papa, in saio da penitente. E ottiene il perdono di Gregorio VII promettendogli di “sottostare al suo parere”. Salva così il regno senza prendere impegni precisi. Poi continua come prima a nominare vescovi e abati. Nuovamente scomunicato, nel 1080 fa eleggere a Bressanone un antipapa (Clemente III). E fa occupare dalle sue truppe Roma.
Chiuso in Castel Sant’Angelo, il papa è poi liberato dal normanno Roberto il Guiscardo che viene dal Sud. Ma viene con mercenari predatori e assassini, che si fanno odiare dai romani per le loro atrocità. E l’odio ricade anche su Gregorio VII, che gli stessi romani nel 1073 avevano acclamato papa, prima ancora dell’elezione. Finisce i suoi giorni a Salerno, in una desolazione ben espressa dalle famose parole che gli sono attribuite: “Ho amato la giustizia e detesto l’iniquità: perciò muoio in esilio”. Dice di lui lo storico Muratori: “Pontefice onorato da Dio in vita e dopo morto da vari miracoli, e perciò registrato nel catalogo de’ santi”. Papa Paolo V ne autorizzerà il culto nel 1606.
Redazione Papaboys
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