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Il Santo di oggi – 27 Giugno – Sant’Arialdo di Milano (Martire)

Nacque probabilmente a Cucciago, poco dopo l’anno 1000 da una famiglia di valvassori, originaria del vicino villaggio di Alzate Brianza o forse di Carimate. Fu ordinato diacono dall’arcivescovo di Milano Guido di Velate nel 1050, facendosi ben presto apprezzare per la sua capacità oratoria e la preparazione.

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Dopo la metà del XI secolo fondò insieme ad alcuni compagni tra cui Anselmo di Baggio e Landolfo Cotta un movimento contro la simonìa e per la riforma dei costumi del clero, detto dai suoi avversari pataria, termine tratto dal dialettale patée per identificare gli straccioni. Divenuto Pontefice Anselmo di Baggio con il nome di Alessandro II, si fece più aspro il conflitto con l’arcivescovo Guido che ribellandosi alla scomunica papale ricevuta, fece scacciare Arialdo e i suoi seguaci dalla città. Il 27 giugno 1066 Arialdo venne ucciso da alcuni avversari nel castello di Angera sul Lago Maggiore. (Avvenire)

Emblema: Palma, Stola diaconale
Martirologio Romano: A Milano, sant’Arialdo, diacono e martire, che combatté con forza gli insani costumi del clero simoniaco e depravato e per la premura verso la casa di Dio fu ucciso da due chierici tra atroci sofferenze.

I suoi erano possidenti agricoli e lui ha studiato a Milano e in Francia. Ordinato diacono, visitò alcuni Paesi europei e divenne poi insegnante nelle scuole diocesane di Milano. Nei viaggi egli aveva incontrato persone e gruppi che chiedevano un forte rinnovamento religioso, a partire dai comportamenti di una parte del clero, inaccettabili eppure tollerati. La sua predicazione, iniziata nella zona di Varese e allargata a Milano nel 1057, era affiancata da quella del suo compagno di studi Landolfo, e da un fratello di questi, Erlembaldo, al quale un prete indegno aveva insidiato la moglie.
La campagna di denuncia condotta da alcuni ecclesiastici si andava affiancando al movimento detto della Pataria, di origine popolare, i cui adepti giuravano di non ricevere mai i sacramenti da sacerdoti concubinari; e spesso allontanavano dall’altare i corrotti, invadevano le loro case e ne scacciavano le concubine.
Il papa Nicolò II mandò a Milano come suoi legati il futuro santo Pier Damiani e Anselmo da Baggio, futuro papa Alessandro II. La loro opera rese il conflitto un po’ meno aspro. Ma soprattutto, quando Anselmo diventò papa, il partito di Arialdo conobbe una sorta di trionfo, e lui potè aprire una casa di sacerdoti di vita comune, per la formazione del clero. Infine Erlembaldo, fratello di Landolfo, tornò da Roma portando il documento di scomunica per l’arcivescovo milanese Guido da Velate, ostilissimo ad Arialdo e ai movimenti di protesta.

Ma portava pure un altro documento pontificio, diretto al clero della diocesi milanese, al quale il Pontefice ricordava il dovere dell’obbedienza alla Chiesa romana. E quel documento, interpretato come un editto di sottomissione della Chiesa ambrosiana a Roma, provocò la crisi del movimento patarino, facendo dell’arcivescovo Guido il difensore dell’autonomia della Chiesa milanese.

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Pentecoste 1066. Un tumulto popolare costringe Arialdo a fuggire, nascondendosi nelle campagne. Ma qualcuno lo denuncia, e il 27 giugno egli viene assassinato su un’isola del Lago Maggiore. Il corpo, gettato in acqua, sarà ripescato nel maggio 1067 e deposto in Milano nella chiesa del monastero di San Celso. Nel 1099 viene trasferito nella chiesa di San Dionigi, e nel 1528 collocato definitivamente in Duomo a Milano.
Nel 1904, infine, quei resti vennero ricomposti lì in Duomo dal futuro cardinale Ildefonso Schuster.
Non c’è stata una canonizzazione di Arialdo nei modi consueti. Ma si è diffuso, immediato e continuativo, un culto popolare per lui, che nel novembre dello stesso anno 1904 è stato poi approvato definitivamente dalla Congregazione romana dei Riti.




Autore: Domenico Agasso Jr

Fonte: Vatican Insider

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