San Virgilio fu inizialmente un monaco irlandese e abate; lasciata l’Irlanda si recò in Francia e successivamente si recò a Salisburgo dove divenne vescovo.
Etimologia: Virgilio = verdeggiante, dal latino
Emblema: Bastone pastorale
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Onorato da vivo e da morto, ma poi dimenticato, questo santo è stato riscoperto nella sua diocesi quasi cinque secoli dopo la sua morte. Poi, per altri cinque secoli, rieccolo ancora “precario”, prima di essere infine registrato nel Martirologio romano.
Virgilio (Vergilius) è la trasposizione latina di Fergal, il suo nome d’origine nella lingua celtica dell’Irlanda, l’isola, che non è stata mai soggetta all’Impero romano e che è diventata cristiana con la predicazione di san Patrizio (morto nel 461).
Era nato da una famiglia di nobili irlandesi intorno al 700 d.C.. Poco sappiamo della sua infanza e gioventù. Fu monaco e poi abate di Aghaboe e stimato geometra. Verso il 743 lasciò l’Irlanda per la Francia; si ferma a studiare nel monastero di Quierzy-sur-Oise, presso Laon. E in quest’occasione viene presentato al nuovo padrone della Francia: Pipino, detto “il Breve” perché è piccoletto, il quale ha messo fine al potere dei sovrani merovingi.
Pipino aveva esteso la sua sovranità anche alla Baviera e a parte dell’Austria, e vuole fare di Virgilio il vescovo di Salisburgo. Lui accetta subito. Anzi, comincia a fare il vescovo ancora prima di essere consacrato. Ma lì sul posto viene subito combattuto come abusivo da chi non gradisce il suo dinamismo e il suo rigore. (Sembra che debba poi correre a Roma per la consacrazione).
Lavora a Salisburgo e nelle campagne come in Irlanda, su due priorità: istruzione religiosa e soccorso ai poveri. E usa le sue solite forze di prima linea: i monaci. Specialmente quelli di Innichen (San Candido, Alto Adige) e del Kremsmünster, in diocesi di Linz.
L’efficacia del suo lavoro è documentata dal fatto più convincente: lui, il forestiero accolto con diffidenza, ora è richiesto da tante parti; città e paesi vogliono i suoi missionari. A Salisburgo fa costruire la cattedrale, centro solenne e stabile di una comunità che va facendosi adulta. E quando muore, viene sepolto lì, con grandi onoranze. Onorato e poi dimenticato.
Quattrocento anni circa dopo la morte, un incendio distrugge la cattedrale: e, negli scavi per la ricostruzione, ecco emergere la sua bara.
È come se Virgilio fosse appena morto: si diffondono voci di miracoli, si raduna gente in preghiera.
La figura del vescovo d’Irlanda riemerge dal silenzio: se ne richiede la canonizzazione. Nel 1230 il processo canonico incomincia, si raccolgono le testimonianze da mandare a Roma e nel 1233, Gregorio IX proclama santo il vescovo Virgilio.
Solo nel 1740 il suo nome sarà accolto nel Martirologio romano.
Fonte santiebeati.it – Autore: Domenico Agasso
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