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Il Santo di oggi 27 Novembre: San Virgilio, il vescovo dei miracoli

Oggi la Chiesa ricorda la figura di San Virgilio

San Virgilio di Salisburgo, o Vigilio, fu un monaco irlandese, divenuto successivamente abate; lasciata l’Irlanda si recò in Francia e quindi a Salisburgo ove divenne vescovo; fu anche astronomo. La Chiesa cattolica lo venera come santo.

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Onorato da vivo e da morto, ma poi dimenticato, questo santo è stato riscoperto nella sua diocesi quasi cinque secoli dopo la sua morte. Poi, per altri cinque secoli, rieccolo ancora “precario”, prima di essere infine registrato nel Martirologio romano.

La vita di San Virgilio

Virgilio (Vergilius) è la trasposizione latina di Fergal, il suo nome d’origine nella lingua celtica dell’Irlanda, l’isola, che non è stata mai soggetta all’Impero romano e che è diventata cristiana con la predicazione di san Patrizio (morto nel 461).

Era nato da una famiglia di nobili irlandesi intorno al 700 d.C.. Poco sappiamo della sua infanzia e gioventù. Fu monaco e poi abate di Aghaboe e stimato geometra. Verso il 743 lasciò l’Irlanda per la Francia; si fermò a studiare nel monastero di Quierzy-sur-Oise, presso Laon.

E in quest’occasione viene presentato al nuovo padrone della Francia: Pipino, detto “il Breve” perché è piccoletto, il quale ha messo fine al potere dei sovrani merovingi.

Pipino aveva esteso la sua sovranità anche alla Baviera e a parte dell’Austria, e vuole fare di Virgilio il vescovo di Salisburgo.

Lui accetta subito. Anzi, comincia a fare il vescovo ancora prima di essere consacrato. Ma lì sul posto viene subito combattuto come abusivo da chi non gradisce il suo dinamismo e il suo rigore (sembra che debba poi correre a Roma per la consacrazione).

San Virgilio, vescovo di Salisburgo
San Virgilio, vescovo di Salisburgo

Il suo grande lavoro

Lavora a Salisburgo e nelle campagne come in Irlanda, su due priorità: istruzione religiosa e soccorso ai poveri. E usa le sue solite forze di prima linea: i monaci, specialmente quelli di Innichen (San Candido, Alto Adige) e del Kremsmünster, in diocesi di Linz.

L’efficacia del suo lavoro è documentata dal fatto più convincente: lui, il forestiero accolto con diffidenza, ora è richiesto da tante parti; città e paesi vogliono i suoi missionari.

A Salisburgo fa costruire la cattedrale, centro solenne e stabile di una comunità che va facendosi adulta. E quando muore, viene sepolto lì, con grandi onoranze. Onorato e poi dimenticato.

La canonizzazione

Quattrocento anni circa dopo la morte, un incendio distrugge la cattedrale: e, negli scavi per la ricostruzione, ecco emergere la sua bara. È come se Virgilio fosse appena morto: si diffondono voci di miracoli, si raduna gente in preghiera.

La figura del vescovo d’Irlanda riemerge dal silenzio: se ne richiede la canonizzazione.

Nel 1230 il processo canonico incomincia, si raccolgono le testimonianze da mandare a Roma e nel 1233, Gregorio IX proclama santo il vescovo Virgilio.

Solo nel 1740 il suo nome sarà accolto nel Martirologio romano. (Fonte santiebeati.it – Autore: Domenico Agasso)

 

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