Riservata e timida, trascorse alcuni anni della sua infanzia al banco della bottega familiare, poiché non poté studiare, per la salute cagionevole. Già in questo tempo, la sua modestia le faceva vivere una spiritualità semplice e ordinaria, fatta dell’ascolto quotidiano della Messa.
Gli anni seguenti l’invasione napoleonica d’Italia segnarono profondamente la sua vita, sia per le difficoltà economiche, sia per la morte del padre, della sorella Francesca e infine, nel 1814, della stessa madre. Malgrado ciò Vincenza, con animo coraggioso, accettò questi avvenimenti come volontà di Dio e soffrì nel silenzio del suo cuore. Con la costanza della preghiera si impegnò in parrocchia e organizzò un oratorio femminile con incontri, ritiri e scuole pratiche di lavoro domestico.
Con Bartolomea Capitanio, una compagna conosciuta nel 1824, diede vita, non senza titubanza, a una fondazione religiosa regolare per soccorrere le persone nelle condizioni più misere e soprattutto per l’educazione delle ragazze; l’istituto, con sede a Casa de Gaia, assunse la regola delle Figlie della Carità di Antida Thouret.
Etimologia: Vincenza = vittoriosa, dal latino
Emblema: Giglio
Martirologio Romano: A Lovere in Lombardia, santa Vincenza Gerosa, vergine, che fondò insieme a santa Bartolomea Capitanio l’Istituto delle Suore della Carità.
Non aveva davvero mai pensato di diventare una “fondatrice”. Il suo orizzonte era Lovere, terra bergamasca soggetta alla Repubblica di Venezia. Era l’impresa commerciale che faceva dei Gerosa una casata benestante. Battezzata col nome di Caterina, ha poi incominciato a studiare dalle Benedettine di Gandino, in Val Seriana. Ma la poca salute le ha impedito di continuare, e così è tornata a Lovere.
La sua vita è costellata di “ma”, di progetti che poi le circostanze continuamente stravolgono. Era contenta di starsene nel negozio di famiglia, ma l’azienda va in crisi sotto il ciclone napoleonico, mentre Lovere passa dal dominio veneziano a quello francese, nella Repubblica Cisalpina. Caduto Napoleone, e passato il Bergamasco sotto l’Impero degli Asburgo, Caterina si dedica all’insegnamento gratuito per le ragazze povere, ad attività di assistenza e di formazione religiosa, incoraggiata da due successivi parroci.
La sua festa liturgica è il 28 giugno, mentre la Congregazione delle Suore di Maria Bambina e le diocesi di Brescia, Bergamo e Milano la ricordano il 18 maggio.
Autore: Domenico Agasso
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