San Davide (Gerusalemme, 1040 a.C. ca.; † Gerusalemme, 970 a.C. ca.) è un personaggio dell’Antico Testamento, re e profeta ebreo.
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Le vicende di Davide sono raccontate nel primo e nel secondo libro di Samuele e nel Primo libro dei Re. Secondo re d’Israele, visse nella prima metà del X secolo a.C. La descrizione che ne fa la Bibbia è quella di un personaggio dal carattere complesso, capace di grandi crudeltà e generosità, dotato di spregiudicatezza politica e umana, ma al tempo stesso in grado di riconoscere i propri limiti ed errori. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica.
Davide era il figlio più giovane dei sette figli di Isai, discendente della tribù di Giuda. Da giovane fu pastore ma era anche un formidabile suonatore di arpa con la quale con enorme destrezza si accompagnava con il canto. Per questo motivo venne chiamato alla corte di re Saul per allietare le tristezze del sovarno, derivate forse dallo smodato abuso del potere regale.
L’episodio biblico più famoso riguardante Davide è quello dello scontro con Golia (il gigante filisteo che terrorizzava e insolentiva gli ebrei), sfidandolo a duello.
Mentre Davide si trovava alla corte infatti, scoppiò la guerra fra Israeliti e Filistei.
Un uomo filisteo, chiamato il gigante Golia, alto quasi tre metri, avanzava verso gli Israeliti dicendo: “Se c’è qualcuno tra voi che voglia venir a battersi con me avanzi”, aggiungendo: “Io oggi ho disprezzato le schiere del Dio d’Israele”, continuando a recitare così per 40 giorni.
Davide, un giorno lo udì, ed esclamò: “Chi è questo incirconciso che ardisce insultare il popolo del Signore? Io andrò a combattere contro di lui”. Golia rise di lui.
Ma il giovane pastore e cantore, si rivolse all’avversario dicendo: “Tu vieni a me con la spada, la lancia, lo scudo. Io invece vengo nel nome del Signore”.
Grazie all’aiuto di Dio riuscì ad avere la meglio sulla forza, tramortendo Golia con un sasso lanciato da una fionda e poi decapitandolo con la spada del gigante.
La vittoria lo rese popolare presso gli ebrei e gli valse l’amicizia di Gionata, figlio del re Saul. Successivamente Davide sposerà la figlia del re, Micol. La crescente fama di Davide ingelosì Saul che tentò di ucciderlo con una lancia. Davide fuggì, conducendo una vita da bandito e chiedendo anche ospitalità ad Achis re dei Filistei.
Davide venne poi eletto re di Giudea e, dopo la morte del successore di Saul, anche d’Israele. In questa veste conquistò Gerusalemme, diede impulso allo sviluppo della città, preparò la costruzione del tempio per l’arca dell’alleanza e condusse vittoriose e spietate guerre contro le popolazioni nemiche (Filistei, Ammoniti, Moabiti, ecc).
Nell’ultima parte della vita Davide, pur avendo un numeroso harem, si invaghì di Betsabea, moglie del suo ufficiale Uria l’Hittita. Per non avere intralci lo fece morire mandandolo a combattere in guerra (2Sam 11). Il pentimento di Davide per questa azione, dopo che il profeta Natan gli ebbe rimproverato la sua colpa (2Sam 12), sarebbe all’origine del Miserere, uno dei più famosi Salmi, il 51.
Tragica fu anche la fine del figliastro Assalonne che sarebbe stato ucciso dopo essersi rivoltato contro di lui.
Vicino alla morte ha chiamato il figlio Salomone e gli ha detto: “Mio caro, cammina nelle vie del Signore, osserva i suoi comandamenti ed egli ti concederà un felice successo nelle tue imprese”. Poco dopo finì in pace i suoi giorni.
Salomone, avuto da Betsabea, gli succederà al trono. Davide ricopre una grande importanza dato che dalla sua discendenza è nato Gesù Cristo, secondo la carne.
O Eterno, da’ ascolto a una giusta causa, presta attenzione al mio grido, porgi l’orecchio alla mia preghiera, che non viene da labbra di frode.
Venga la mia difesa dalla tua presenza; gli occhi tuoi vedano ciò che è retto.
Tu hai investigato il mio cuore, l’hai visitato di notte, mi hai provato e non hai trovato nulla; mi sono proposto di non peccare con la mia bocca.
Riguardo alle opere degli uomini, per la parola delle tue labbra, mi sono guardato dalle vie dei violenti.
I miei passi sono rimasti fermi nei tuoi sentieri e i miei piedi non hanno vacillato.
Io t’invoco, o Dio, perché tu mi esaudisci, tendi il tuo orecchio verso di me, ascolta le mie parole.
Mostrami la tua meravigliosa bontà, o tu, che con la tua destra salvi dai loro avversari quelli che si rifugiano in te.
Custodiscimi come la pupilla dell’occhio; nascondimi all’ombra delle tue ali,
dagli empi che mi opprimono e dai nemici mortali che mi circondano.
I loro cuori si sono induriti, con la loro bocca parlano con arroganza.
Ora ci hanno circondati, seguono i nostri passi; fissano i loro occhi per atterrarci.
Il mio nemico somiglia a un leone che si strugge dal desiderio di lacerare, e a un leoncello che sta in agguato nei nascondigli.
Levati, o Eterno, affrontalo, abbattilo; libera l’anima mia dall’empio con la tua spada.
O Eterno, con la tua mano liberami dagli uomini, dagli uomini del mondo la cui parte è in questa vita, e il cui ventre tu riempi coi tuoi tesori nascosti; i loro figli si satollano e lasciano il resto dei loro beni ai loro bambini.
Quanto a me, per la giustizia vedrò la tua faccia; mi sazierò della tua presenza quando mi risveglierò.
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