Testimonium

Il Santo di oggi 29 Novembre 2019 San Francesco Antonio Fasani, Sacerdote

San Francesco Antonio Fasani, al secolo Donato Antonio Giovanni Nicolò Fasani, è stato un presbitero e teologo italiano, appartenente all’Ordine dei Frati Minori Conventuali.

LEGGI: Lettura e commento al Vangelo di oggi

La vita

Nasce a Lucera, antica città della Daunia nelle Puglie, il 6 agosto 1681, da umili e modesti lavoratori, Giuseppe e Isabella Della Monaca. Battezzato con i nomi di Donato Antonio Giovanni, fu chiamato familiarmente Giovanniello.

Entra giovinetto nell’Ordine di San Francesco, tra i Minori Conventuali del convento di Lucera e qui si distingue per innocenza di vita, spirito di penitenza e povertà, ardore serafico e zelo apostolico.

Il noviziato lo ha compiuto a Monte Sant’Angelo sul Gargano. Emise la sua professione il 23 agosto 1696. È mandato, nel 1703, a completare la sua formazione nel sacro convento di Assisi dove ha avuto come direttore spirituale il servo di Dio Giuseppe A. Marcheselli. È stato ordinato sacerdote l’11 settembre 1705.

Successivamente lo troviamo a Roma nel collegio di San Bonaventura, dove è stato creato maestro in teologia, per cui, in seguito, sarà da tutti chiamato a Lucera “Padre Maestro”.

Ritornato ad Assisi, vi rimase dedicandosi alla predicazione nelle campagne fino al 1707, quando rientrerà definitivamente a Lucera.

Il suo apostolato


Dalla scuola, dal pulpito e dal confessionale, il suo è stato un intenso e fecondo apostolato, percorrendo tutti i paesi della Capitanata (è un distretto storico-culturale della Puglia) e località limitrofe. Sì meritò l’appellativo di “apostolo della sua terra”.

“Profondo in filosofia e dotto in teologia”, come attesta il venerabile Antonio Lucci, suo confratello e vescovo di Bovino. È dapprima lettore e reggente di studi nel collegio filosofico di Lucera, e poi guardiano del convento e maestro dei novizi. È stato modello per i confratelli di osservanza regolare, per cui è nominato nel 1721, con speciale Breve di Clemente XI, ministro provinciale della provincia religiosa conventuale di Sant’Angelo. In quel tempo si estendeva dalla Capitanata al Molise.

Ha scritto alcune operette predicabili, tra cui un Quaresimale, un Mariale, una esposizione al Pater e al Magnificat, e vari Sermoni, alcuni in lingua latina. Suo principale intendimento nel predicare era quello di “farsi capire da tutti”, come nella sua modestia era solito dire, e la sua catechesi, tipicamente francescana, era rivolta di preferenza all’umile popolo verso cui sentivasi particolarmente attratto.

Santo di grande carità

Inesauribile è stata la sua carità verso i poveri e sofferenti. Fra le varie iniziative, promosse c’è stata la simpatica usanza di raccogliere e distribuire pacchi-dono ai poveri in occasione del Santo Natale.

Ma il suo zelo e la sua carità sacerdotale rifulsero in modo singolarissimo nell’assistenza ai carcerati e ai condannati che accompagnava personalmente fino al luogo del supplizio per confortarne gli estremi momenti. Precorrendo in ciò l’ammirabile esempio di carità di San Giuseppe Cafasso. Fece restaurare decorosamente il bel tempio di San Francesco a Lucera, centro per quasi trentacinque anni continui della sua attività sacerdotale.

Aveva una profonda devozione per l’Immacolata Concezione.

La morte

Muore a Lucera il 29 novembre 1742, il primo giorno della novena dell’immacolata ed il suo corpo è venerato nella chiesa di San Francesco. È stato beatificato da Pio XII il 15 Aprile 1951. La sua canonizzazione è avvenuto per mano di Giovanni Paolo II il 13 aprile 1986.

Redazione Papaboys

Fonte santiebeati.it – Autore: Gaetano Stano

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