Il culto per San Biagio di Sebaste, vescovo e martire, è molto sentito in Italia: viene invocato contro i mali alla gola.
Poche le notizie che abbiamo sulla vita di San Biagio. Notizie biografiche sul santo si possono riscontrare nell’agiografia di Camillo Tutini, che raccolse numerose testimonianze tramandate oralmente. Si sa che fu medico e vescovo di Sebaste (oggi in Turchia).
Sappiamo che il suo martirio avvenne durante le persecuzioni dei cristiani, intorno al 316.
Catturato dai Romani fu picchiato e scorticato vivo con dei pettini di ferro, quelli che venivano usati per cardare la lana. Infine decapitato per aver rifiutato di abiurare la propria fede in Cristo. Si tratta di un Santo conosciuto e venerato tanto in Occidente, quanto in Oriente. Il suo culto è molto diffuso sia nella Chiesa Cattolica che in quella Ortodossa. (continua dopo il video)
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Nella sua città natale, Sebaste, dove svolse il suo ministero vescovile, si narra che operò numerosi miracoli, tra gli altri si ricorda quello per cui è conosciuto, ossia, la guarigione, avvenuta durante il periodo della sua prigionia, di un ragazzo da una lisca di pesce conficcata nella trachea.
Tutt’oggi, infatti, il Santo lo si invoca per i “mali alla gola”.
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Inoltre San Biagio fa parte dei quattordici cosiddetti santi ausiliatori, ossia, quei santi invocati per la guarigione di mali particolari. Venerato in moltissime città e località italiane, delle quali, di molte, è anche il santo patrono. Festeggiato il 3 febbraio in quasi tutta la penisola italica.
Viene considerato il patrono di: pastori, agricoltori, cardatori, fiatisti, materassai, laringoiatri, Bronte; invocato contro le malattie della gola e per protezione contro gli uragani.
È tradizione introdurre, nel mezzo della celebrazione liturgica, una speciale benedizione alle “gole” dei fedeli, impartita dal parroco incrociando due candele (anticamente si usava olio benedetto). Moltissimi i paesi che lo festeggiano anche con tradizioni particolari.
Le reliquie di San Biagio sono custodite nella Basilica di Maratea (Basilicata), città di cui è santo protettore. Vi arrivarono nel 723 all’interno di un’urna marmorea con un carico che da Sebaste doveva giungere a Roma. Viaggio poi interrotto a Maratea, unica città della Basilicata che si affaccia sul Mar Tirreno, a causa di una bufera.
Si racconta che le pareti della Basilica, e più avanti anche la statua a lui eretta nel 1963 in cima alla Basilica, stillarono una specie di liquido giallastro che i fedeli raccolsero e usarono per curare i malati. Papa Pio IV nel 1563, allora vescovo, riconobbe tale liquido come “manna celeste”.
Non a caso a Maratea, il Santo, assume una valenza particolare e viene festeggiato per ben 2 volte l’anno. Il 3 febbraio, come di consueto, e il giorno dell’anniversario della traslazione delle reliquie. Dove i festeggiamenti durano 8 giorni, dal primo sabato di maggio fino alla seconda domenica del mese. (Fonte santiebeati.it/ Pietro Barbini – ZENIT)
Martire glorioso, San Biagio, con sincera gioia ti ringraziamo delle tante consolazioni che ci hai donato.
Con l’esempio della tua vita cristiana hai testimoniato l’amore fedele e totale per Gesù, salvatore del mondo.
Ti chiediamo di essere misericordioso, ottenendoci da Dio la grazia della fedeltà al nostro battesimo.
Il mondo di oggi ci corrompe con le attrattive pagane del denaro, del potere, dell’egoismo: aiutaci a divenire i testimoni delle beatitudini evangeliche, per il raggiungimento della felicità e della salvezza eterna.
Proteggici dalle malattie della gola, per le quali è ammirabile la tua intercessione: rendi coraggiose le nostre parole e le nostre opere, quali profeti e testimoni della Parola del Vangelo. Ottienici da Dio la grazia di godere con te la beatitudine eterna nel cielo. Amen.
O Glorioso San Biagio, che, con una breve preghiera, restituisce la perfetta sanità ad un bambino che per una spina di pesce attraversata nella gola stava per mandare l’ultimo anelito, ottenete a noi tutti la grazia di sperimentare l’efficacia del vostro patrocinio in tutti i mal di gola, ma più di tutto, di mortificare colla fede pratica dei precetti di Santa Chiesa, questo senso tanto pericoloso, e di impiegare sempre la nostra lingua a difendere le verità della fede tanto combattute e denigrate ai giorni nostri. Amen.
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