San Filippo apostolo, menzionato nei Vangeli come uno dei dodici apostoli di Gesù Cristo, evangelizzò la Samaria secondo la narrazione riportata negli Atti degli Apostoli.
Filippo, pescatore di Betsaida, in Galilea, è fra i primi ad essere chiamato da Gesù vicino a sé. Conosciamo la sua immediata risposta alla chiamata di Gesù dall’entusiasmo con il quale comunica subito l’incontro a Natanaele: “Vieni e vedi”, così lo invita, rispondendo alla sua incredula reazione (Gv 1, 43 ss.).
Filippo, sin dai primi secoli, gode di una particolare attenzione sia per quanto dice o si intuisce di lui nei Vangeli canonici. Anche per le molteplici fonti apocrife che lo menzionano e le leggende che man mano lo hanno avvolto.
Le altre notizie che si hanno di Filippo sono avvolte dalla leggenda ma sono degne di considerazione per il grande interesse che da subito si ebbe verso di lui.
È comunque probabile che, dopo la Pentecoste, Filippo abbia attraversato l’Asia Minore spingendosi fino alla Scizia (dalle parti dell’attuale Ucraina) e poi nella Frigia (nell’attuale Turchia asiatica), nella cui capitale, Gerapoli, sarebbe stato martirizzato su una croce decussata, cioè a forma di X e con la testa all’ingiù, ma qui le fonte divergono alquanto.
Secondo alcune fonti apocrife, poi riprese nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, Filippo ha probabilmente evangelizzato per vent’anni la Scizia. A a fianco delle sue due figlie vergini che portava sempre con sé. Un giorno l’apostolo venne catturato da alcuni pagani, i quali lo trascinarono nel tempio di Marte e lo costrinsero a sacrificare alla statua del dio. In quello stesso istante il piedistallo della statua si sgretolò e dalla cavità uscì un drago che si avventò sul figlio del sacerdote che stava preparando il fuoco per il sacrificio e lo uccise con il suo alito venefico, e insieme a lui anche due tribuni, avvelenando molti degli astanti con il suo alito pestilenziale. Allora Filippo scacciò il drago e resuscitò coloro che erano stati uccisi dal demonio, guarendo infine gli ammalati a causa delle sue esalazioni pestifere.
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Filippo giunse a Hierapolis, città sacra ad Apollo e sede di un oracolo molto importante nell’antichità, nella regione della Frigia. Qui convertì molti al cristianesimo, perfino la moglie del proconsole. Il quale, adirato, lo fece inchiodare a un albero a testa in giù, come rappresentato nell’iconografia tradizionale. Dopo la sua morte fu lì seppellito.
Molti viaggiatori e religiosi dei secoli successivi, tra i quali Eusebio di Cesarea, citano nei loro scritti la tomba dell’apostolo guaritore. Policrate di Efeso, vescovo di Efeso nella seconda metà del II secolo, scrisse, in una lettera indirizzata a papa Vittore I, il seguente passo: «Filippo, uno dei dodici apostoli, riposa a Hierapolis con due sue figlie che si serbarono vergini tutta la vita, mentre la terza, vissuta nello Spirito Santo, è sepolta a Efeso».
La dimora eterna dell’apostolo divenne meta di venerazione. A un certo punto le spoglie di Filippo furono traslate a Costantinopoli e poi a Roma; benché la città di Hierapolis, sconvolta da più terremoti, finisse per esser abbandonata, il pellegrinaggio si mantenne per tutto il Medioevo.
Nel 1190 Federico Barbarossa fece sfilare l’armata dei crociati all’interno della città in rovina per celebrare la memoria dell’apostolo.
San Filippo viene ricordato il 3 maggio insieme a Giacomo il minore in quanto le loro reliquie furono deposte insieme nella Chiesa dei Dodici apostoli a Roma.
(Fonte santiebeati.it – Autore: Don Luca Roveda)
Glorioso san Filippo, che al primo invito di Gesù lo seguiste volenteroso, e riconosciutolo come il Messia promesso da Mosè e dai Profeti, ripieno di santo entusiasmo, lo annunziaste agli amici, perchè accorressero fidenti ad ascoltare la sua parola;
voi che foste l’intercessore dei gentili presso il divin Maestro e che foste da lui in particolar modo istruito sul grande mistero della Trinità; voi che infine anelaste al martirio come alla corona dell’apostolato:
Pregate per noi, affinché la nostra mente venga rischiarata dalle sublimi verità della fede e il nostro cuore si attacchi fortemente agli insegnamenti divini.
Pregate per noi, onde non manchi la forza di sopportare la mistica croce del dolore con la quale potremo seguire il Redentore nella via del Calvario e nella via della gloria.
Pregate per noi, per le nostre famiglie, per i nostri fratelli lontani, per la nostra patria,
affinché trionfi in tutti i cuori la legge del Vangelo, che è la legge dell’amore.
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