Papa Gregorio I, detto papa Gregorio Magno ovvero il Grande: è stato il 64º vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica, dal 3 settembre 590 fino alla sua morte.
Gregorio nasce a Roma intorno al 540 dalla famiglia senatoriale degli Anici; la sua famiglia si distingueva non solo per la nobiltà del sangue, ma anche per l’attaccamento alla fede cristiana e per i servizi resi alla Sede Apostolica. Alla morte del padre Gordiano, fu eletto, molto giovane, Prefetto di Roma.
Grande ammiratore di San Benedetto da Norcia, decise di trasformare i suoi possedimenti a Roma (sul Celio) e in Sicilia in altrettanti monasteri e di farsi monaco.
Quindi si dedicò con assiduità alla contemplazione dei misteri di Dio nella lettura della Bibbia. Non poté dimorare a lungo, nel suo convento del Celio poiché il Papa Pelagio II lo inviò come nunzio, presso la corte di Costantinopoli. Qui restò per sei anni, e si guadagnò la stima dell’imperatore Maurizio I, di cui tenne a battesimo il figlio Teodosio.
Al suo rientro a Roma, nel 586, tornò alla quiete del monastero sul Celio. Vi rimase però per pochissimo tempo, perché il 3 settembre 590 fu chiamato al soglio pontificio dall’entusiasmo del popolo e dalle insistenze del clero e del senato di Roma, dopo la morte di Pelagio II di cui era stato segretario. In quel tempo Roma era afflitta da una terribile pestilenza. Per implorare l’aiuto divino, Gregorio fece andare il popolo in processione per tre giorni consecutivi alla basilica di Santa Maria Maggiore.
Roma fu liberata dal morbo e più tardi si disse che, durante la processione, era apparso sulla mole Adriana l’arcangelo Michele che rimetteva la spada nel suo fodero come per annunziare che le preghiere dei fedeli erano state esaudite.
Da allora la tomba di Adriano mutò il nome in quello di Castel Sant’Angelo, e una statua dell’angelo vi fu posta sulla cima.
Come papa si dimostrò uomo di azione, pratico e intraprendente (chiamato “l’ultimo dei Romani”), nonostante fosse fisicamente abbastanza esile e la sua salute fosse sempre cagionevole. Fu amministratore avveduto ed energico, sia nelle questioni sociali e politiche per provvedere alle popolazioni bisognose di aiuto e di protezione. Ma anche nelle questioni interne della Chiesa universale.
Ebbe a trattare con molti paesi europei; con il re visigoto Recaredo di Spagna, convertitosi al Cattolicesimo.
Gregorio Magno fu in continui rapporti e fu in eccellente relazione con i re franchi. Con l’aiuto di questi e della regina Brunchilde il pontefice riuscì a tradurre in realtà quello ch’era stato il suo sogno più bello: la conversione della Britannia, che affidò a Sant’Agostino di Canterbury, priore del convento di Sant’Andrea.
A questo proposito si racconta che un giorno, scendendo dal suo convento sul Celio e vedendo sul mercato alcuni giovani schiavi britannici esposti per la vendita, bellissimi di aspetto ed ancora pagani, esclamasse rammaricato: “…Non Angli, ma Angeli dovrebbero esser chiamati…”.
In meno di due anni diecimila Angli, compreso il re del Kent, Edelberto, si convertirono. Era questo un grande successo di Gregorio Magno, il primo della sua politica che mirava ad eliminare i naturali avversari della Chiesa e ad accrescere l’autorità del Papato con la conversione dei barbari.
Si dedicò con sollecitudine anche ai problemi dell’Italia provata da alluvioni, carestie, pestilenze, amministrando la cosa pubblica con puntigliosa equità, supplendo all’incuria dei funzionari imperiali.
Organizzò la difesa di Roma minacciata da Agilulfo, re dei longobardi, coi quali poi riuscì a stabilire rapporti di buon vicinato e avviò la loro conversione. Ebbe cura degli acquedotti, favorì l’insediamento dei coloni eliminando ogni residuo di servitù della gleba.
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Riorganizzò a fondo la liturgia romana, ordinando le fonti liturgiche anteriori e componendo nuovi testi. Promosse quel canto tipicamente liturgico che dal suo nome si chiama gregoriano.
L’epistolario (ci sono pervenute 848 lettere) e le omelie al popolo ci documentano ampiamente sulla sua molteplice attività e dimostrano la sua grande familiarità con la Sacra Scrittura.
Oltre gli immensi ed innumerevoli sforzi nel diffondere la Regola di San Benedetto e la Cristianità in Europa, San Gregorio Magno fu anche l’autore del primo resoconto biografico della vita di San Benedetto scritto tra il 593 e il 594.
I Dialoghi di San Gregorio sono una serie di libri inerenti la vita di Santi italiani, abati, diaconi, suore, vescovi e sugli aspetti della vita dopo la morte (paradiso, inferno e purgatorio). Il secondo dei quattro libri è interamente dedicato a San Benedetto da Norcia.
Il suo desiderio veramente era di vivere da monaco in permanente colloquio con la Parola di Dio, ma per amore di Dio seppe farsi servitore di tutti in un tempo pieno di tribolazioni e di sofferenze. Seppe farsi “servo dei servi”. Proprio perché fu questo, egli è grande e mostra anche a noi la misura della vera grandezza.
Muore il 12 marzo 604. Con la sua vita e suo pontificato meritò dalla tradizione il titolo di “Magnus” (Grande); inoltre per le sue numerose opere scritte, la Chiesa, l’ha proclamato Dottore.
Viene invocato dai malati di peste e di gotta; è patrono dei musicisti, cantori, fabbricanti di bottoni, insegnanti, papi.
(Fonte it.cathopedia.org/Santiebeati.it)
San Gregorio, tu sei stato un insigne pastore della chiesa di Cristo, con la tua vita hai effuso nel mondo la pietà e la dottrina cristiana.
Tu hai cercato di mostrare a tutti, credenti e non, il volto di Gesù, come umile e Buon Pastore!
Insegna a noi oggi, a metterci al servizio dei fratelli con semplicità di cuore, non cercando di mostrarci migliori agli occhi degli uomini, ma come realmente siamo agli occhi di Dio.
Guidaci nel cammino della vita, per giungere un giorno a contemplare quel tanto sospirato mistero di Dio.
San Gregorio stimolaci nel ricercare Cristo nel corpo consumato di un malato, negli occhi vuoti di un trasandato, nel viso oscuro di un peccatore, nell’accoglienza di un carcerato, nella vicinanza di un escluso, nell’aiutare uno meno fortunato di noi, nel nostro prossimo.
San Gregorio Magno prega per noi!
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