Papa Pio V, al secolo Antonio Ghislieri, è stato il 225º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, sovrano dello Stato Pontificio, oltre agli altri titoli propri del romano pontefice, dal 7 gennaio 1566 alla sua morte.
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Si tratta del Papa della Controriforma, della battaglia di Lepanto, del catechismo romano, del breviario romano riformato e del messale romano.
Antonio Ghislieri nasce a Bosco (oggi Bosco Marengo, in provincia di Alessandria) il 17 gennaio 1504. Dopo i primi studi nel paese natale, Antonio entrò a quattordici anni nel convento domenicano di Voghera, assumendo il nome di Michele.
Negli anni di preparazione al sacerdozio, insieme a una solida formazione teologica, facilitata da una fervida intelligenza, manifestò quella austerità di vita che sempre lo caratterizzò. Nel 1528 ricevette l’ordinazione sacerdotale a Genova e già a quel tempo si distinse per la forza del suo credo. A Parma sostenne trenta proposte a supporto del seggio pontificio contro le eresie che si scagliavano contro di esso. Come rettore di vari conventi domenicani
si distinse per la rigida e santificante disciplina imposta. Ricevette la nomina di inquisitore della città di Como.Giunto a Roma nel 1550 divenne Commissario generale dell’Inquisizione romana. Paolo IV (1476-1559) lo nominò vescovo di Sutri e Nepi nel 1556. Fu in seguito creato cardinale con il titolo di Santa Maria sopra Minerva (1557). Nel 1558 divenne Grande Inquisitore e due anni dopo vescovo di Mondovì.
Il 7 gennaio 1566, fu inaspettatamente eletto Papa grazie ad un accordo stabilito fra i cardinali Carlo Borromeo (1538-1584) e Alessandro Farnese (1520-1589). La sua elezione fece tremare la Curia romana e non solo quella. Serietà e inflessibilità iniziarono immediatamente: niente festeggiamenti e sontuosi banchetti per solennizzare l’elezione pontificia.
Cercò, con ogni mezzo, di migliorare i costumi della gente emettendo bolle, punendo l’accattonaggio, vietando le dissolutezze del carnevale, cacciando da Roma le prostitute, condannando i fornicatori e i profanatori dei giorni festivi. Per i bestemmiatori furono previste sanzioni economiche e corporali.
Difese strenuamente il vincolo matrimoniale, infliggendo punizioni agli adulteri. Ridusse il costo della corte papale. Impose l’obbligo di residenza dei vescovi e affermò l’importanza del cerimoniale.
Le sue decisioni furono di enorme importanza: rafforzò gli strumenti della Controriforma per combattere l’eresia ed il Protestantesimo e diede nuovo impulso all’Inquisizione romana.
Risoluto e onesto, piemontese tutto d’un pezzo, fu rigido oppositore del nepotismo. Ai numerosi parenti accorsi a Roma con la speranza di ottenere da lui qualche privilegio e beneficio economico, Pio V disse che un parente del Papa può considerarsi sufficientemente ricco se non conosce la miseria.
Fu lui, l’11 aprile 1567, a dare il titolo di dottore della Chiesa a san Tommaso d’Aquino (1225-1274). Nel 1568 lo stesso titolo fu concesso anche a quattro Padri della Chiesa d’Oriente: sant’Atanasio (295 ca.- 373), san Basilio Magno (329-379), san Giovanni Crisostomo (344/354-407) e san Gregorio Nazianzeno (329 – 390 ca.).
Da questi suoi atti si evince la sua ferma volontà di custodire in sommo grado l’integrità della Fede e di difendere la Chiesa dagli avversari e dalle eresie, ben sapendo che il consenso nei suoi confronti avrebbe ricevuto duri colpi. La sua intransigenza e il suo zelo gli valsero molti nemici in tutta Europa e oltre.
Non ebbe paura della violenza musulmana e preoccupato delle mire geopolitiche dei turchi, promosse la «Lega Santa» dei principi cristiani contro la mezzaluna, unendosi in alleanza con Genova, Venezia e Spagna. Le forze navali della Lega si scontrarono, il 7 ottobre 1571, con la flotta ottomana nelle acque al largo di Lepanto, riportando una memorabile vittoria, che si verificò grazie, soprattutto, alla crociata di Rosari che erano stati recitati per ottenere l’aiuto divino.
La vittoria venne comunicata “in tempo reale”. Pio V ebbe, infatti, una visione, dove vide cori di Angeli intorno al trono della Beata Vergine che teneva in braccio il Bambino Gesù e in mano la Corona del Rosario. Dopo l’evento prodigioso – era mezzogiorno – il Papa diede ordine che tutte le campane di Roma suonassero a festa e da quel giorno viene recitato l’Angelus a quell’ora. Due giorni dopo un messaggero portò la notizia dell’avvenuto trionfo delle forze cristiane.
Il 7 ottobre del 1571 venne celebrato il primo anniversario della vittoria di Lepanto con l’istituzione della «Festa di Santa Maria della Vittoria», successivamente trasformata nella «Festa del Santissimo Rosario».
San Pio V nella sua vita non cercò mai altri interessi che quelli del Regno di Dio e prima di spirare dichiarò ai cardinali, radunati intorno al suo letto:
«Vi raccomando la santa Chiesa che ho tanto amato! Cercate di eleggermi un successore zelante, che cerchi soltanto la gloria del Signore, che non abbia altri interessi quaggiù che l’onore della Sede Apostolica e il bene della cristianità».
Mori il 1 maggio 1572. La sua salma riposa ancora oggi nella patriarcale basilica di Santa Maria Maggiore in Roma. Papa Clemente X beatificò il suo predecessore cent’anni dopo, il 27 aprile 1672, e solo Clemente XI lo canonizzò poi il 22 maggio 1712. Pio V è l’unico pontefice proclamato santo in un periodo di ben sei secoli, cioè tra Celestino V (1313) e Pio X (1954).
Fonte santiebeati.it – Autore: Cristina Siccardi
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