A Torino, beato Sebastiano Valfré, sacerdote della Congregazione dell’Oratorio, che si dedicò con impegno all’assistenza dei poveri, degli infermi e dei carcerati e con la sua amicizia e la sua operosa carità condusse molti a Cristo.
Patronato: Cappellani militari
Etimologia: Sebastiano = venerabile, dal greco
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Il beato Sebastiano Valfré è un’anticipatore di quella grande stagione di santità che coinvolse il Piemonte nei secoli XVIII e XIX. Ove fiorirono figure di santi anche di tipo sociale che onorarono la Chiesa con la loro vita e attività. Ad esempio: San Giuseppe Cafasso, San Giovanni Bosco, Santa Maria Mazzarello, ecc.
La vita
Nacque a Verduno nel comune di Alba, il 9 marzo 1629 da umile ma religiosa famiglia. A sedici anni si recò a Torino per gli studi filosofici, laureandosi in teologia nel 1650, ordinato sacerdote si trovò nel pieno della questione Valdese del 1686, orientandosi con rettitudine nella situazione che vedeva contrapposti Roma e i Valdesi, con relativi decreti di condanna da parte del Ducato governato da Vittorio Amedeo II e successivo reintegro del Movimento.
Fu un precursore dei tempi moderni riguardo la tolleranza e la comprensione del mondo spirituale ebraico, la tradizione biblica e del dramma di questi immigrati. Divenuto oratoriano della Congregazione Filippina di Torino, iniziò un’opera di mediazione e integrazione fra l’aristocrazia piemontese e la popolazione, sia cittadina sia rurale che viveva una grande povertà, mentre la ricchezza era accentrata nelle mani pochi nobili.
Si fece questuante per il popolo e i possidenti piemontesi e della Savoia accettarono quest’opera e collaborarono efficacemente con i loro beni, la sua opera d’aiuto ai bisognosi smosse anche i ricchi spagnoli e persino olandesi e francesi.
Divenne il padre dei bisognosi e i possidenti facevano a gara nell’affidargli cifre cospicue per i suoi scopi. Altro aspetto della sua carità fu quella della visita agli ammalati, svolta con la collaborazione di un gruppo di giovani oratoriani. Questo specialmente durante l’assedio di Torino del 1706 da parte dei francesi, fra i feriti aiutati vi fu anche l’eroico Pietro Micca di cui fu il confessore. Altri campi in cui si dedicò, furono le carceri, gli ospizi, l’assistenza economica a vedove e orfani, l’aiuto ai Valdesi colpiti dagli editti restrittivi.
Fu in ottimi rapporti con la Corte savoiarda che gli permise di attuare le sue iniziative sul campo sociale. Esplicando così, anche una discreta azione diplomatica, che gli procurò nei secoli successivi un ricordo annuale dai futuri diplomatici della Chiesa che frequentano la prestigiosa Accademia Ecclesiastica a Roma.
La morte e il culto
Per la sua attività di assistenza spirituale alle truppe savoiarde durante la guerra contro i francesi è stato nominato patrono dei cappellani militari.
Si spense il 30 gennaio 1710. Lasciando il rimpianto unanime per l’immensa opera caritatevole svolta e un discreto numero di scritti di ascetica e di sacra predicazione.
Fu beatificato il 15 luglio 1834 da papa Gregorio XVI.
Autore: Antonio Borrelli