Tommaso Bellacci, noto anche come Tommaso da Firenze, è stato un religioso italiano dell’Ordine dei Frati Minori. Il suo culto come beato è stato confermato da papa Clemente XIV nel 1771.
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Tommaso Bellacci nasce attorno al 1370 a Firenze, nel quartiere presso il Ponte delle Grazie, da famiglia originaria di Linari (FI).
In gioventù condusse una vita talmente sregolata e dissipata che quando, persuaso da un amico a cambiare i propri costumi, cercò di entrare in qualche ordine religioso, trovò forti resistenze a essere accolto. Inizialmente fu ammesso in una confraternita laica chiamata “Compagnia del Ceppo”. Attorno al 1390 divenne fratello laico nel convento dei frati osservanti di Fiesole, sotto la guida spirituale di Giovanni da Stronconio.
Qui condusse una vita tanto edificante quanto famigerata era stata quella precedente. Pur rimanendo un fratello laico, divenne maestro dei novizi.
Insistette molto con coloro che gli venivano affidati perché seguissero la Regola francescana nel modo più fedele e letterale possibile, dandone per primo l’esempio con la sua vita.
Nel 1414 un certo frate Giovanni, dovendosi recare a Napoli per diffondere la riforma osservante nei conventi francescani del posto, prese con sé Tommaso come assistente. Egli trascorse in quella città sei anni, operando con la predicazione e l’esempio per portare a compimento la riforma e sostenuto nei propri sforzi da molti miracoli.
Nel 1419 tornò a Firenze presso papa Martino V. Su richiesta del pontefice collaborò con fra Beato Antonio di Stroncone nella predicazione contro i “fraticelli nella Marenuna senese”, branca dell’Ordine francescano condannata come eretica per le sue radicali opinioni sulla povertà.
L’azione di fra Tommaso si estese all’isola d’Elba, dove per concessione del senese Bartolomeo Ghini, vescovo di Massa Marittima e Populonia, eresse il convento di san Cerbone; ed in Corsica, dove dimorò un anno e dove fondò i monasteri di Calvi, Bonifacio e Nonza.
Durante questo primo periodo della sua vita, fra Tommaso ebbe anche numerosi discepoli, fra i quali il principe Ladislao di Ungheria, Clemente Capponi dell’illustre famiglia fiorentina, Gerolamo Della Stufa, anch’egli nobile fiorentino, Polidoro Romano, già podestà di Siena, ed altri ancora.
Nel 1423, il futuro santo Bernardino da Siena lo manda a Scarlino, nel Grossetano, a guidare altre comunità fondate da lui.
Nel 1438 Giovanni da Capestrano lo volle suo compagno nella missione, affidatagli dal maestro generale dei minori, di visitare la provincia d’Oriente, e in particolare Gerusalemme e gli stabilimenti genovesi nel Mar Nero.
Il concilio ecumenico di Firenze del 1439 portò, per un breve periodo, a una riunificazione tra le Chiese di Oriente e di Occidente.
Padre Alberto di Sarzana fu inviato come legato papale presso i siro-giacobiti e di nuovo fra Tommaso fu scelto come assistente.
Fra Tommaso partì su di una nave per raggiungere Costantinopoli nel 1440, ma la nave fu catturata dai Turchi; egli fu messo con i suoi compagni a remare sulle galere. Giunta la notizia a Costantinopoli, alcuni mercanti fiorentini nel Levante lo riscattarono insieme a tre confratelli. Dopo lo scampato pericolo la delegazione volle riprendere il viaggio per raggiungere la Persia attraverso la tradizionale “via settentrionale” per la colonia genovese di Caffa, il mar d’Azof la Georgia ed infine Tabriz.
Ma fu di nuovo preso dai Turchi, sembra nella Tracia, e tenuto prigioniero sin che gli stessi mercanti fiorentini nuovamente lo riscattarono. Anche dopo questo nuovo rilascio non si diedero per vinti e proseguirono il viaggio verso l’India e per la terza volta caddero prigionieri degli infedeli.
Giunta in Italia la notizia di questa nuova cattura, Alberto da Sarteano scrisse, il 24 ottobre 1443, a papa Eugenio IV chiedendogli di riscattarlo con i suoi compagni. Con i fondi concessi dal papa e con quelli raccolti dall’Ordine fu inviato in Levante Giovanni da Marostica che trattò ed ottenne il rilascio dei prigionieri.
Tornato così a Firenze nel 1444, fu accolto nel convento di santa Croce. In seguito fu ricevuto dal papa Eugenio IV in Roma e trasferito all’Aquila presso il suo antico superiore Giovanni da Capestrano, allora vicario della Provincia cismontana dei minori osservanti. Giovanni gli assegnò il convento di Monte Piano, nell’Abruzzo, non lontano da Ortona, dove fra Tommaso visse un periodo di vita edificante, suscitando la devota ammirazione dei suoi confratelli e della popolazioni.
Poi, nonostante i peso degli anni, decise di recarsi a Roma a chiedere l’autorizzazione del nuovo papa Niccolò V a tornare in Oriente, ma in viaggio si ammalò e fu trasportato a Rieti nel convento di san Francesco, dove morì il 31 ottobre 1447.
La sua tomba nella chiesa di San Francesco a Rieti divenne presto meta di pellegrinaggi e in breve crebbe la fama di miracoli avvenuti presso la sua sepoltura.
Papa Clemente XIV ne approverò il culto come beato nel 1771.
Nel 2006 i resti mortali furono traslati nel santuario francescano di Fonte Colombo. (Fonte it.cathopedia.org)
Dio, Padre onnipotente ed eterno,
che accogli mirabilmente
nel seno della tua misericordia
quanti hai strappati al vizio e al peccato,
concedi che,
per le preghiere e i meriti del beato Tommaso da Firenze,
liberati dalla schiavitù di ogni colpa,
meritiamo di essere accolti
nella santa libertà dei tuoi figli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.
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